Il mondo visto dai blogs appare come un grande mosaico in cui, a volte, i tasselli non si incastrano perfettamente…
Sono giorni e giorni e giorni che mi pongo la domanda: perchè pubblicare un post che mi ha dato tanto di quel filo da torcere, se poi non incontrerà il gusto del lettore “malcapitato” che dovrà sorbirselo?
Perciò tenete bene il mouse puntato sulla X pronti a chiudere la finestra di questa realtà, che così virtuale non è.
A voi, buona lettura.
Se volete solo la ricetta, non dovrete che scorrere fino in fondo, guardando immagini di cui non apprezzerete il significato. Sarete in pochi.
A voi, buon appetito.
La prima notizia (non buona) è che l’edizione di O’SCIA’ 2013 non si farà. Mancano i fondi.
Neppure l’incontro a Lampedusa tra il Papa e Claudio Baglioni, ideatore della manifestazione, è servito a sottolineare l’importanza di un evento che si basa sulla consapevolezza che niente più dell’arte è in grado di avvicinare l’uomo all’uomo e aiutarlo a cogliere il senso, le ragioni, le istanze e il valore dell’esperienza e della presenza dell’altro.
La seconda notizia, invece, è raccapricciante: ancora migranti morti nella traversata del Mediterraneo a Lampedusa…e questo genere di episodi è destinato a ripetersi…nell’indifferenza dei più.
Per questa umanità disperata a poco varrà i saluto degli isolani o’scià, che vuol dire letteralmente “mio respiro” come a poco è valso finora il buon fine di un progetto (musicale) che nasce per promuovere l’integrazione tra etnie, culture e fedi, attraverso l’incontro, lo scambio e il dono reciproco di un inestimabile patrimonio di pensieri, parole, suoni, forme…
Quest’anno Lampedusa non ospiterà l’evento, ma continuerà ad essere terra di sbarchi. Probabilmente con la sospensione di O’SCIA’ si spegnerà un altro riflettore e ciò alimenterà altra indifferenza.
Questo post vuol essere una piccolissima fiaccola che rimarrà accesa sull’argomento, nell’attesa che si realizzi un senso di fratellanza e convivialità tra tutti gli uomini
Scriveva M.L. King:
<<Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli
e il mare come i pesci, ma dobbiamo imparare di nuovo
il semplice gesto di camminare sulla terra come fratelli>>
Ora vorrei proporvi l’immagine di un dipinto che mi ha affascinata a tal punto che ho voluto contattare l’artista, una pittrice ebrea, che lo ha realizzato, per chiederle una personale interpretazione, dopo che a me è parso opportuno associarlo a questo post.
Il titolo del dipinto è Il viaggio, ma la mostra che lo contiene si chiama Eretz, cioè Terra (dall’ebraico èrets).
A me, appassionata di Ebraismo, trasmette l’adempimento di una promessa…
ogni viaggio –inteso anche come percorso interiore- dovrebbe portarci a destinazione.
Vi lascio gustare e interpretare l’immagine in santa pace e mi avvio verso la conclusione gastronomico-nutrizionale.
Una sottolineatura è d’obbligo: niente più del cibo parla meglio del viaggiare…un viaggio attraverso i secoli e i luoghi. Ci avete mai pensato? Non mi riferisco ai trasporti import/export ma alla reale storia del cibo, tramandata attraverso gli scambi culturali e gli incontri di etnie diverse…pensate alle spezie.
Oggi vi dirò come preparare le Falafel, antipasto arabo di tradizione ebraica a base di ceci e spezie, appunto. Questo piatto ha viaggiato per il mondo, al seguito del popolo ebraico. Potrete gustarlo anche a Milano o Torino, Londra e New York. Oppure prepararlo da voi.
FALAFEL
Questa ricetta è il “souvenir” che una mia cara amica mi ha regalato di ritorno dal Medio Oriente…
Ingredienti:
– 400 grammi di ceci secchi
– 1 cipolla bianca
– 2 spicchi d’aglio
– 1 cucchiaino di cumino in polvere
– 1 cucchiaino di coriandolo in polvere
– 1 mazzo di prezzemolo
– 2 cucchiai di farina
– olio di semi per friggere
Procedimento:
Lasciate i ceci in ammollo per una notte, quindi sbucciateli e metteteli in un mixer. Aggiungete cipolla, aglio e prezzemolo finemente tritati, il cumino e il coriandolo. Frullate fino a quando otterrete un composto morbido ed omogeneo.
A questo punto aggiungete anche la farina.
Mentre l’olio arriva a temperatura, formate delle piccole polpettine, che friggerete fino alla doratura oppure in forno. Potreste anche schiacciarle, come queste nella foto.
Sgocciolate su carta gialla e servite subito calde.
Buon Appetito.
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Rileggo questo post scritto appena due mesi fa, oggi è il 6 ottobre 2013 e son due giorni che di nuovo non si parla d’altro…ma questa volta i morti a Lampedusa sono tanti, troppi.
Ho appena firmato questa petizione su invito di David Sassoli che l’ha tweettata. Vi invito a fare lo stesso. E incrociamo le dita.
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Quindici Ottobre 2013 …ancora sbarchi….
Baci