L’Autunno avanza dove vuole o dove capita, ma qui tarda ad arrivare, confondendo ritmi circadiani e guardaroba improbabili. Lo capisci osservando i piedi, che non mentono mai. Taluni coperti e costretti dentro prematuri stivaletti, altri ancora gaudenti della manciata di ossigeno ed esposti in sandali colorati di ricordi estivi. E le mezze stagioni non esistono più. Per i disturbi del sonno, invece, Passiflora ed Escolzia, insieme a Melissa e Biancospino, saranno un buon rimedio. Il Miglio gioverà alla chioma, magari mixato al Capelvenere. Tutto buono quel che nasce dalla terra, per non parlare dei doni dell’Oceano-mare.
Oggi sono entrata in cucina con questi pensieri, ma c’è un motivo. C’è una puntualità in tutto questo disordine. E’ l’MTC, il numero 60! E c’è lei, la vincitrice della scorsa edizione, Mai. Già, non vi ho ancora detto la ricetta della sfida … perché non è solo una ricetta, ma ben tre, e devono quantomeno avere un tema di fondo. E’ stato questo il (mio) problema. Il tema. Tra i tanti possibili, non me ne piaceva nessuno. Le tre ricette dovevano esser rappresentate nei tre “modi” diversi in cui si preparano le tapas, tapa da mangiare con le posate, pincho da servire con lo stuzzicadenti e montadito da servire su del pane o succedanei. Facile? Per niente. Ma quando il gioco si fa duro, si sa… ci si butta.
Ad ogni modo, pian pianino, si è fatta avanti l’idea di fondo, Noi. Noi tre, la nostra famiglia. Ho scelto un piatto per ognuno, che avesse in sé qualcosa di noi (Taranto per mio marito, delle lumachine “fuori stagione” per il mio “fastidioso” autunno, e la frisellina senza glutine per il nostro ometto, scorza dura e cuore tenero).
F O R – H I M:”Tapas” Cozze tarantine gratin senza glutine
500 g di cozze tarantine
aglio q.b.
prezzemolo q.b.
acqua di cottura filtrata
50 g di Parmigiano grattugiato
100 g di pan grattato senza glutine
Lavare e pulire bene le cozze con l’aiuto di una retina in acciaio. Farle aprire su fuoco lento, mettere da parte l’acqua fuoriuscita e staccare il guscio in più. Fare un battuto d’aglio e prezzemolo e aggiungere l’acqua precedentemente messa da parte e filtrata. Aggiungere il formaggio e il pangrattato. Riempire le cozze ad una ad una e stendere su una teglia rivestita con carta da forno. Infornare a 165 °C per almeno 10 minuti. Servire calde.
F O R-H E R : “Pincho” Lumache all’alloro
500 g di lumache
1 cipolla
tre foglie di alloro secco
olio evo
pepe nero q.b. / origano
75 ml vino bianco o rosato
Lavare molto bene le lumache, privandole della loro “panna” e risciacquarle. Sbollentarle in acqua tiepida e trasferirle in una pentola dove avete fatto andare l’olio con la cipolla e l’alloro. Fatta imbiondire la cipolla, aggiungere le lumache, regolare di sale e aggiungere il pepe e/o l’origano (per me entrambi). Dopo averle fatte asciugare della schiumetta, versate il vino. Dopo almeno mezzora di cottura, fate asciugare a fiamma viva e servite. Mangiare con l’aiuto dello stuzzicadenti, anche se per bon-ton bisognerebbe avere l’apposito strumento (mai pervenuto a casa mia).
F O R-CHILDREN: “Montadito” Frisella senza glutine al pomodoro
200 g di mix senza glutine per circa 20 friselline
acqua q.b. (almeno 140 g)
pomodoro Piccadilly
olio evo
[Le friselle sono un nostro tipico pane secco, ma diffuso un po’ in tutta Italia. Abbiamo dovuto inventare una versione senza glutine, complice la nonna, quando è arrivata la diagnosi di celiachia a nostro figlio, ecco perché l’ho scelta per rappresentare lui nella nostra famiglia. Non so se esista un vero disciplinare, ma è una procedura che conosciamo bene].
L’impasto di acqua e farina ( g f per noi) deve avere di una certa consistenza per poter essere arrotolato su se stesso, non troppo molle! Le prepariamo in forno, ma a mezza cottura vanno “strozzate” con uno spago e rimesse a cuocere. Dosi e tempi sono davvero variabili, dipende da molteplici fattori. Il condimento è quello più adatto ad un bambino, il pomodoro fresco, l’olio evo e un pizzico di sale.
[Testo e food stylist S. Conte – Ph A. Longo]
Con questo tris
partecipo al MTC 60
ottobre 16, 2016 alle 11:20 PM
Sonia Pure tu ti sei “presa” un tarantino!!??? Ma perché? cosa ci è successo? Dove avevamo la testa!!
Ovviamente capisco perfettamente la tapa “for him” e sono extra convinta che anche a lui la scelta ha piaciuto come a me, mi ricordano le cozze che preparano giù la famiglia di mio marito.
E quella frisellina senza glutine, e l’ umido dal pomodoro sa tanto da tenero e da bimbo ma anche un ricordo della puglia 😉 e anche le lumache (folto molto espressiva) sono anche molto ricercate a Taranto, sopratutto quelle piccine mi ha raccontato il cozzaro.
Devo dirti però, che le lumache non entrerebbero come pincho ma si come tappa, pensa che da noi è una di quelle più famose!
Il pincho come lo intendevamo noi doveva essere un qualcosa di già infilzato, tipo una brachette con delle polpettine, frittelle, gamberetti o mille altre cose. Purtroppo lo stuzzicadenti , o la semplicemente azione di “pinchar” e portarsi in bocca, non è compresso in questa categoria pinchos.
Mi spiace d’avvero perché il file rouge era proprio doppio, almeno visto da me! (pensa che ci ho trovato sia voi tre che la puglia)
Grazie Sonia, un bes o muy grande!
ottobre 18, 2016 alle 1:28 PM
Grazie Mai!!! Non sapevo avessi un marito from Taranto!!! Non preoccuparti del “pincho”. Avevo qualche dubbio anche io stessa, purtroppo le energie sono state impiegate per i piatti a “tema” e le lumache ormai erano destinate a star lì…anzi qui. Le ricette “fuori” concorso hanno una marcia in più,vero? Besos
ottobre 19, 2016 alle 11:23 AM
hai tutta la mia stima sia per il fatto che hai cucinato le lumache che per il fatto del marito!!!
e anche tu hai una marcia in più, e lo spirito che conta!!
ottobre 20, 2016 alle 10:19 AM
Bellissima l’idea delle tapas per la famiglia!
Complimenti
ottobre 20, 2016 alle 11:42 AM
Grazie cara 😀
ottobre 20, 2016 alle 1:13 PM
Decisamente, la famiglia è un tema che non tradisce mai. 🙂
Bella la tua declinazione familiare del tapeo spagnolo!
Mi hai ricordato le scorpacciate di lumache che facevo da bambina, in Sicilia. Noi bambini andavamo per i campi a raccogliere “li babbaluci”, la nonna le metteva in un grande paiolo coperto da un coperchio pesante di pietra e le lasciava spurgare per 3 giorni, dopodiché le cucinava: metà arrostite sulla brace con l’aglio (le mie preferite) e metà bollite.
Ricordo ancora le allegre tavolate, con fratelli e cuginetti: tutti con una spilla da balia in mano a estrarre le lumachine dal guscio!
Ho smesso di mangiarle a 11 anni e non ricomincerei mai, ma ti faccio tanto di cappello per averlo fatto e avermi riportato alla memoria il felice tempo che fu!
ottobre 20, 2016 alle 1:42 PM
Grazie cara. Sono contenta e onorata. Un grosso in bocca al lupo alle tue succulente quaglie;-)
ottobre 24, 2016 alle 11:55 AM
Bella la tua declinazione e posso dire che me lo aspettavo? c’e’ sempre tanta atmosfera di casa, nei tuoi post, e non solo per la celiachia del tuo piccino. Le ricette sono pertinenti e golose, pure con la marcia in piu’ del fuori concorso… e pensa che le poche volte che ho mangiato le lumache (di mare), le ho succhiate direttamente dal guscio, da tanto ne andavo matta! Brava!
ottobre 25, 2016 alle 8:43 AM
Grazie Alessandra, certo che puoi. E mi fa piacere. La prossima volta..mi impegno ancora.