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Avventure di una mamma blogger


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Fichi secchi mandorlati gourmet

fette di salame di fichi secchi mandorlati

I fichi secchi mandorlati hanno un contenuto energetico di 277 kcal per 100 g di peso, con un modesto apporto proteico pari a circa 5 g di proteine, calcolate sempre su 100 g.

Da qui l’idea di realizzare uno snack sano ed insolito da sgranocchiare a piccole dosi prima o subito dopo un allenamento, una corsa, e fate voi.

Contengono anche qualche grasso (4 g su 100), perciò non esagerate, ma dovete assolutamente provare questa ricetta.

Si tratta di un salame di fichi, appunto, infarinato con della farina di cocco.

Non si aggiunge altro e si prepara velocemente.

Mi avanzavano i fichi mandorlati della scorsa estate, e, siccome stanno per arrivare quelli freschi, ho colto l’occasione per fare spazio nella dispensa.

  • 200 g di fichi secchi mandorlati
  • 50 g di farina di cocco
  • acqua bollente per l’ammollo
  • carta da forno 20×30
  • spago da cucina
  1. Tagliate in quattro parti i fichi e metteteli in ammollo per mezz’ora in acqua bollente.
  2. Toglieteli dall’acqua, asciugateli e frullateli.
  3. Su un piano spolverato con della farina di cocco, lavorate il vostro impasto, dando la forma di un salame del diametro di almeno 5 cm.
  4. avvolgete in un foglio di carta da forno che potrete fissare con dello spago da cucina.
  5. Fate riposare in frigo almeno 12 ore e consumate a piccole dosi, affettando allo spessore di circa mezzo centimetro.

La ricetta è ispirata dalla raccolta Open Sandwich di T. Hanheman.

Curiosità

Lo sapevate che Francesco Guccini ha dedicato, nel 1996, ai fichi una sua canzone?

 


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Ciambelline vintage di Quaresima

Alcune ricette suscitano interesse a prima vista, proprio come alcune persone. E non importa dove sia avvenuto l’incontro perché certamente sarà successo al momento giusto, un po’ come è stato per queste ciambelline all’anice, incontrate sfogliando -un po’ per noia, un po’ per curiosità- una vecchia edizione (datata 1931) de Il taslismano della Felicità di Ada Boni.

Vi lascio la mia versione senza glutine-ispirata a quella succitata- e a dosi ridotte e vi avviso: creano dipendenza.

ciambelline

Per circa 9 ciambelline:

 

125 g di mix senza glutine Amo Essere per pane e pizza

9 g di olio d’oliva

1 cucchiaio di zucchero a velo

1 cucchiaino di semi di anice

un pizzico di sale

1/2 tazzina di vino bianco (io ho usato un Riesling)

5 g di lievito di birra granulare sciolto in un po’ di acqua tiepida (tre cucchiai)

 

Lavorare un impasto senza glutine per la prima volta potrà sembrarvi difficile, perché risulterà appiccicoso; per questo motivo vi sconsiglio la spianatoia,suggerendovi di lavorare il tutto velocemente dentro una ciotola e con l’aiuto di una spatola di silicone. Iniziate unendo alla farina gli altri ingredienti secchi e poi i liquidi. La ricetta originale richiede un tempo di lievitazione di un’ora che potrete ridurre al minimo, diciamo dieci minuti. La consistenza sarà morbida quanto basta da poter essere trasferita su un piano di lavoro infarinato.

Stendete l’impasto in lunghi maccheroni spessi un dito, suddividetelo in circa nove (o anche otto) parti uguali e richiudetele a O, schiacciando bene sul punto di congiunzione..

Mettete a bollire un pentolino d’acqua. Prima del bollore, allontanate dal fuoco e tuffate le ciambelline due per volta. Inizialmente affondano, successivamente saliranno in superficie. Prelevatele con un cucchiaio bucato e adagiatele su uno strofinaccio. Eseguite la stessa operazione per tutte le ciambelline.

Foderate una placca da forno con della carta da forno, preriscaldate il forno a 180°C e infornate le ciambelline. Dovranno diventare leggere senza biscottare, basteranno circa 15 minuti, non più di 20, comunque, dipende dal forno.

 

 


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Oum Ali-Egyptian bread pudding per il Redone

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Da Baklava to Tarte Tatin di B. Laurence proviene questo Dolcino veloce veloce che ho realizzato con dei croissant senza glutine confezionati, alla ricerca di una ricetta che parlasse di Medio Oriente, e, come ultimamente mi succede, l’ho trovata nel repertorio dello Starbooks, precisamente qui. L’ho realizzata per il Redone di Ottobre.

Nel nome, un piccolo mistero. Anzi due. La mamma di Ali (oum Ali) chi è?…

Sul pudding “egiziano” possiamo anche parlare, o almeno supporre. Ignoro la posizione dell’autore sull’argomento, però è assolutamente plausibile l’accostamento della parola pudding con l’aggettivo egiziano. O almeno così pare…nel senso che il britannico pudding pare sia stato importato dagli antichi Romani ai tempi delle grandi conquiste, tanto che il famoso butellum di cui parla Apicio altro non è che un pudding in versione salata.

Da Giulio Cesare a Cleopatra è un attimo, vero? Insomma, questa è una mia supposizione, ma ad ogni modo questa ricetta ha il suo perché😉!

Per 6-8 persone:

4 croissants vuoti, vecchi di 2 giorni (per me senza glutine)
50 g di pistacchi
50 g di uva sultanina
50 g di mandorle a lamelle + altre per guarnire
50 g di gherigli di noci
50 g di noce di cocco grattugiata
150 g di zucchero semolato
1/2 cucchiaino di cannella
50 g di latte in polvere
750 ml di latte
250 ml di panna
1 cucchiaio di acqua di rose (oppure di estratto di vaniglia)Sciroppo di rose

6-8 stampi da ramequin

Preriscaldare il forno a 200 °C in modalità statica.
Rompere i croissants con le mani in grossi pezzi e distribuirli tra gli stampi da ramequin.
In una ciotola mettere tutta la frutta secca e mescolarla con le mani; distribuirla uniformemente tra glii stampi da ramequin e mescolare ognuno di essi, perché si distribuisca uniformemente.

Mettere zucchero, cannella e latte in polvere in una pentola e scaldarli su fiamma media. Aggiungere il latte, la panna e l’acqua di rose (o l’estratto di vaniglia) mescolando. Portare a bollore mescolando continuamente, poi versare negli stampi da ramequin.
Far riposare 10 minuti per permettere ai croissant di assorbire bene il composto, poi infornare per 15-20 minuti, finché la superficie non abbia assunto un bel colore dorato.
Servire tiepidi.

NOTE

Non ho il libro di Laurence perciò ho seguito il lavoro come ha fatto Mapi. I lievitati senza glutine, però, hanno bisogno di più liquidi, ma a sorpresa il risultato è stato eccellente. Ho usato lo sciroppo di rose, perché non avevo l’acqua di rose e credo che sia stato quello a legare meglio, essendo anche più denso.

La farina di cocco in alcuni stampi è rimasta tale, non è stata “assorbita”.

E’ un dolce veloce e sorprendente, allo stesso tempo.

Avevo degli stampi da pudding in alluminio molto piccoli e ne ho provato uno, oltre ai ramequin in ceramica. Sono riuscita a sformarlo comodamente per un impiattamento più elegante (foto sotto).

Ho servito con dei ciuffi di panna montata.

Piaciuto tantissimo a tutti.

PROMOSSO

nota 2

Per l’origine del “pudding” leggete l’articolo di Alessandra Gennaro pubblicato su “A Tavola” n. 8 Agosto 2016. E’ illuminante.

 

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Falafel per lo Starbooks Redone

Così fece in modo che alla moglie e a lui le cose apparissero del tutto naturali, come se i vent’anni trascorsi fossero finiti fra due presse gigantesche, polverizzandosi fino a trasformarsi in un foglio trasparente, quasi invisibile.

Da “Ritorno a Haifa” di G. Kanafani

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È già Ottobre, un mese generoso, come qualcuno ha detto. Io non vedo l’ora di parlarvi dei falafel, queste frittelline speziate ai ceci tutt’altro che facili da preparare (almeno per me è stata una personale Odissea).

Ottobre è anche il periodo dell’anno in cui in molte città Italiane si celebra la cultura araba. A Napoli si inizierà il 14, per esempio. Il mio amico Omar, che mi ha insegnato come fare i falafel, viene dalla Palestina e vive a Napoli da circa 40 anni, dove ha un ristorante arabo. Si dedica da tempo, attraverso la cucina e il Teatro, alla diffusione della cultura delle sue origini e lo fa con amore e generosità, e in modo del tutto pacifico e gentile.

La ricetta che ho scelto, è stata selezionata per noi dalla Redazione dello Starbooks ed è infallibile, a prova di Omar, insomma, e a prova della Van Pelt, soprattutto (!).

Tratta da Mon Grain de Sel di Bernard Laurance

500 g di ceci crudi( tenuti in ammollo una notte)

6 spicchi d’aglio
mezzo mazzo di prezzemolo
mezzo mazzo di coriandolo (in totale 60 g)
mezza cipolla
1 cucchiaino da caffè di bicarbonato
1 cucchiaio di sesamo (per me tahini)
2 cucchiaini di coriandolo in polvere
2 cucchiaini di cumino in polvere
mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere
sale e pepe
– mettete a bagno i ceci o le fave per 24 ore in acqua fredda. Laurence raccomanda due cose
  1. di non usare in nessun modo ceci in scatola(ovviamente la prima volta che ho fatto i falafel ho commesso questo grosso errore e non vi dico lo scempio)
  2. di scolare molto bene e di asciugare perfettamente i legumi, dopo che sono stati a bagno, visto che è l’eccesso di umidità che può far rompere PRi falafel in cottura
– passateli al mixer per circa un minuto. E’ importante ottenere una purea non perfettamente liscia, ma un po’ grossolana, sufficiente ad essere compattata in polpette con poca fatica. Una purea troppo liscia causerebbe di nuovo la disgregazione dei falafel in cottura.
– trasferite la purea in una terrina e aggiungete le spezie e il bicarbonato
– tritare finemente il prezzemolo, il coriandolo, la cipolla e l’aglio. L’autore consiglia di asciugare perfettamente le erbe, SE si lavano prima dell’uso .E’ anche possibile tritare le erbe assieme ai legumi: in questo caso, si avrà un composto tutto verde. Quest’ultimo metodo è quello usato da me.
– per avere una texture più consistente, si può aggiungere il sesamo all’interno. Io ho usato la tahini.
– dopodichè, si dà loro la forma di polpette piatte (lui ha usato l’attrezzo apposito) e le si friggono in olio profondo, fino a quando sono perfettamente dorate da tutti i lati. Scolatele su carta assorbente e serviteli con hummus o anche da soli.
Note mie:
Ho tribolato per anni prima di approdare ad una ricetta decente per falafel e questa è affidabilissima. Se non avete molta manualità con le polpette, potreste acquistare su Amazon il dosatore per falafel a prezzi modici. Ho visto usarlo quando li abbiamo fatti con Omar e ho fatto una fugace ripresa che non riesco a condividere ma vi assicuro che questa ricetta è
PROMOSSA


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Grissini senza glutine ai semi di sesamo e tahini per un’estate stuzzicante.

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La tahini è magica.

O comunque ha a che fare con i legami, nel bene e nel male.

Tempo fa, cioè lo scorso inverno, ne ho preparata un po’ in casa con dei buoni semi di sesamo. Oggi torna di nuovo sulla mia tavola estiva, per festeggiare i legami di famiglia, quelli che le distanze non separeranno mai. Non solo. Evidentemente la tahini è anche contagiosa, perché mentre realizzavo questi grissini senza glutine, ieri sera in terrazzo, avevo un pezzo della famiglia con gli occhi puntati addosso, incuriositi e piacevolmente coinvolti, tanto che hanno avuto la pazienza di aspettare le due infornate, non solo per poterli gustare, ma anche gioire con me del bel risultato e fotografarli in maniera eccellente!

Ringrazio Giusy – la mia cugina “sorella”- per l’entusiasmo come sempre coinvolgente e per la sua presenza immancabile ogni estate in mezzo a noi.

Grissini senza glutine home made

INGREDIENTI

  • 250 g di farina senza glutine
  • 125 ml di acqua tiepida
  • 1/2 cucchiaino di lievito di birra disidratato
  • 2 cucchiai di tahina**
  • 2 cucchiai di miele
  • 1 cucchiaio di olio di semi
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • semi di sesamo ErbaVita qb

*il procedimento è quello usato da Alice

Setacciate la farina, il lievito per torte salate e il sale in una ciotola.
Mettete l’acqua appena tiepida in una ciotola capiente, unite il lievito di birra, mescolate appena con una forchetta e fate riposare 10-15 minuti.
Unite la tahina, il miele e l’olio nella ciotola con l’acqua e amalgamate. Unite la farina a poco a poco, incorporandola con una forchetta e impastate per pochi minuti.
Mettete l’impasto in una ciotola pulita, unta d’olio, copritelo con pellicola a contatto e fate lievitare nel forno spento, appena tiepido, per circa 2 ore o fino al raddoppio del volume.
Trascorso questo tempo, stendete l’impasto su un piano leggermente infarinato, aiutandovi con un matterello, fino a formare un rettangolo di circa 20 x 20 cm.
Spennellate con acqua e cospargete con i semi di sesamo.
Tagliate i grissini (circa 1 cm di larghezza, quindi ne verranno una ventina) e disponeteli su una teglia foderata di carta da forno. Fate lievitare altri 15 minuti.
Cuocete a 170°C per circa 20-25 minuti.

**Come fare la tahini in casa qui.

Per altre ricette col sesamo vi propongo questo articolo.


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Quasi un tiramisù di riso nero e pistacchi per MTC S-Cool.

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La proposta di oggi è la seconda di tre importanti appuntamenti con cui provo ad essere ammessa ad una scuola un po’ particolare, l’MTC S-Cool senza H.

E’ questo il motivo per cui ho voluto creare una continuità, almeno di pensiero, con la ricetta dello scorso MTC. Come? Affondando l’acceleratore sul pedale della creatività.

Ignara di come potrebbero accogliere queste sperimentazioni dalle parti di Singapore, capitale del cibo e delle tendenze legate ad esso,eccovi di seguito il risultato di quanto,a queste latitudini, mi hanno suggerito i quattro ingredienti scelti tra quelli a disposizione: limone, riso nerone, pistacchi e caffè.

Quattro, come noi quattro figli a casa di mamma e papà: io -il limone!- e i miei tre bellissimi fratelli!Un ingrediente per ognuno. Approfitto, infatti, dell’occasione -e chissà se ne avrò più- per omaggiare noi quattro, visto che finora non lo avevo fatto mai.

Per 6 biscotti rotondi al riso e pistacchi

65 g di riso nerone

25 g di pistacchi

1 uovo (dispensa)

40 g di zucchero di canna (dispensa)

1 cucchiaio di farina deglutinata (dispensa intolleranti)

6 cocotte da forno singole

carta da forno

Per il mascarpone home made – ricetta della Franci trovata qui

500 ml di panna fresca (dispensa)

succo di un limone 

un canovaccio

un colino

Per la bagna di caffè al cardamomo

caffè in polvere qb- miscela arabica Quarta

acqua sufficiente per una moka da sei tazze

1 cucchiaino di cardamomo in polvere (dispensa)

zucchero (facoltativo)

buccia di limone (in alternativa un liquore al cacao)

acqua per diluire la bagna (facoltativo)

Per il caviale di caffè 

30 ml di caffè preparato per la bagna

250 ml di acqua

2 g di agar agar

olio di semi

un colino

un contagocce o siringa senza ago

Procedimento

Bisogna anticipare il lavoro e organizzarsi per preparare il mascarpone. Successivamente procedete realizzando i biscotti. Ecco come ho fatto io:ho frullato riso e pistacchi. L’ideale sarebbe ottenere quasi delle polveri, ma per esigenze varie ho frullato grossolanamente. A parte, ho lavorato tuorlo e albume, il primo con lo zucchero e il secondo a neve. Prima di unirli, ho versato le granelle nella crema di tuorlo e zucchero, continuando a mescolare e poi ho incorporato l’albume.

Ho rivestito le cocotte di carta forno e suddiviso l’impasto un po’ in ciascuna, livellando con una spatola di silicone.

Ho infornato a 170 °C per circa 20 minuti. Poi ho fatto raffreddare completamente.

Per la farcitura, ho portato a bollore del latte con qualche goccia di vaniglia.

A parte, ho lavorato due altri tuorli con lo zucchero ed un cucchiaio di farina deglutinata. Ho unito il latte caldo, ho trasferito tutto su fiamma fino a 80°C per addensare.

Ho lasciato intiepidire e ho incorporato il mascarpone che nel  frattempo era rimasto in frigo. Ho messo la farcitura a riposare in frigo.

Nel frattempo ho preparato il caffè al cardamomo (mettendo la spezia in polvere direttamente nel filtro del caffè).

Ho aggiunto al caffè, una volta pronto, della buccia di limone per aromatizzare e “legare” alla farcitura (il succo del limone è stato utilizzato nella preparazione del mascarpone).Ho tolto la buccia quando si è intiepidito.

Parte del caffè servirà per la sferificazione.

Montaggio

Bagnare i biscotti solo da un lato, quello che sarà all’interno dopo aver farcito e aggiunto lo stecco. Farcire e montare a coppia. Riporre in freezer.

**Ho avuto qualche problema con la sferificazione del caffè, ma vi riporto il procedimento utilizzato perché è quello che ho trovato più frequentemente da più fonti:

Aggiungere il caffè (una tazzina) in 250 ml di acqua e far bollire. Aggiungere agar agar e frullare con un frullino a immersione. Prelevare con un contagocce (o forse meglio con una siringa senza ago!) piccole quantità di liquido che farete cadere nell’olio di semi (portato a 4°C). La sferificazione dovrebbe essere pressoché istantanea…togliere con un passino e sciacquare subito. Il problema è farli durare per le foto. Non durarono, perciò niente foto del caviale di caffè. Ho sprecato quasi un litro di olio di semi e tuttol’agar agar disponibile.

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Partecipo così a questa ulteriore selezione per MTC S-Cool!

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#quelgrangeniodellaMai

La fantasia è la pazza di casa. T. d’Avila

 

 


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“Platters & Boards” su Mag ABOUT Food per il tema del mese. Il mio Veg OUT vi aspetta lì.

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Per il Tema del Mese su Mag ABOUT Food si parla di un “vecchio” modo tornato prepotentemente di moda per portare in tavola non solo ricette ma piatti e abbinamenti succulenti e rigorosamente “legati” tra loro. Tratti da Platters and Boards questi vassoi e tavole imbandite catalizzeranno la vostra attenzione dando spunti alla vostra fantasia. Complice l’estate alle porte, è il caso di dire:-Pronti, platters e via…che sia in spiaggia o in terrazzo, l’obiettivo è colpire gli ospiti con effetti speciali. Il mio sarà un contributo tra i tanti, Veg OUT! A base di cannellini in salsa, feta sottolio, burro aromatizzato e ortaggi di stagione. Spero di avervi incuriosito e vi do appuntamento sul sito di MTChallenge!

Alla prossima.


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L’affumicatura home-made per l’Mtc 70. Tonno fritto affumicato su un paté affumicato di cardi.

Ci siamo! Ci sono! Doppiamente emozionata, e per la super sfida di Febbraio dell’MTC arrivato alla 70ma edizione e per la sfida sull’affumicatura casalinga proposta da  Greta.

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E per le mie 40 candeline, l’ho detto. Non so cosa mi prenda, sono sempre stata restia in fatto di festeggiamenti, al punto da lasciar passare inosservata pure questa tappa così importante degli Anta. Alla fin fine mi sono lasciata travolgere dal vortice dei festeggiamenti come quando ai matrimoni vieni tirato dentro il trenino, proprio tu che faresti da tappezzeria al divanetto, ma vabbé. Così oggi pubblico in concomitanza con questa ricorrenza, roba che non si ripeterà mai più,promesso.

Pubblico oggi, anche perché, se saltasse oggi, proprio non saprei quando.

Febbraio è così breve, ma così intenso.

Tant’è.

Un po’ come il piatto che vi presento oggi, non di breve preparazione, ma intenso nel gusto, nel profumo e tutto quello che vi viene in mente. Ah, si.

E’ un auto-regalo,ve l’ho detto? Mi son regalata questo menu. Mi son regalata pure mezzo Amazon…

Si, un piatto tutto per me!perché i cardi sono la sola a mangiarli in casa, e di solito non preparo mai ciò che piace solo a me. Vado sempre incontro ai gusti dei commensali, nonché co-inquilini, e congiunti, nella fattispecie marito e pargolo.

Al tonno, invece, avrei preferito le triglie, e per etica ambientale, e per sapore più delicato, e perciò sicuramente più affumicabile. I trucioli di limone sono arrivati troppo tardi,Amazon 0 Sonia 1. Ma, Santa Greta De Meo, che abbiamo spremuto fino all’osso, ci ha garantito che per l’affumicatura casalinga i trucioli non sono indispensabili, così ho usato il riso (ma anche i pop corn:). Il resto è storia.

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Il tonno

  • Dry rub all’origano (12 ore)

150 g trancio di tonno

1 cucchiaio di sale fino (rosa)

1 cucchiaio di zucchero grezzo

1 cucchiaio di origano locale

carta pellicola

un pesetto

Massaggiare il filetto di tonno con il mix dry rub e avvolgere nella carta pellicola, lasciato i lati aperti per la fuoriuscita del liquido. Mettere in un contenitore basso con un pesetto e tenere in frigo per un tempo opportuno. In questo caso dodici ore, controllando e svuotando il pacchetto dopo sei ore.

  • Lavaggio
  • Affumicatura a freddo 15 minuti 

1 cucchiaio di riso

1 cucchiaio di zucchero semolato

buccia di mezzo limone bio privata della parte bianca

un pugno di timo serpillo essiccato in taglio tisana

qualche fiore di fiordaliso essiccato

carta di alluminio

cestello

Frittura

Olio di semi

pane grattugiato (per noi gluten free)

1 albume

Allestire un affumicatore utilizzando una pentola-al cui fondo riporre un cartoccio di carta di alluminio sagomato ad hoc e riempito del mix per l’affumicatura- con cestello. In mancanza dei trucioli, si può procedere con il riso. Avviare la fiamma ponendo la pentola su un fornello e quando comparirà la colonnina di fumo, togliere dal fuco ed inserire il tonno nel cestello, a distanza dal fondo della pentola, coprire velocemente con il coperchio e lasciare affumicare per il tempo desiderato. In questo caso, avendo già sottoposto il tonno a marinatura, non ho protratto troppo a lungo l’affumicatura, dovendo peraltro friggerlo. Trascorso il tempo di affumicatura, procedere con la impanatura, dopo averlo tagliato a strisce e passato nell’albume. Friggere in olio di semi portato a temperatura e mettere da parte su carta assorbente.

IL PATE’

I CARDI

1,2 kg di cardi

acqua abbondante

2 limoni

1 cucchiaino di bicarbonato.

Dopo aver messo il tonno a marinare, bisogna pulire i cardi, usando rigorosamente dei guanti, per evitare l’annerimento delle mani. Pulire bene i cardi dallo scarto, tagliarli a tocchetti e metterli subito in ammollo con due limoni affettati e abbondante acqua con bicarbonato. Dopo sei ore, cambiare acqua e rimettere dei limoni, senza più aggiungere il bicarbonato.

Il giorno dopo, prima di friggere il tonno, cuocere i cardi con il burro affumicato(vedi sotto) e dei cipollotti tritati, e poi frullarli.

Continuare la cottura per qualche minuto avendo aggiunto la ricotta affumicata. (vedi sotto).

Per preparare il paté di cardi ho scelto di affumicare a freddo solo la ricotta ed il burro, utilizzando lo stesso sistema illustrato sopra, ma sostituendo alcune spezie, come elencato di seguito.

La ricotta

  • Affumicatura a freddo per 20 minuti

100 g di ricotta light sgocciolata

1 cucchiaio di riso

1 cucchiaio di zucchero

1 cucchiaio di tè verde tostato Hojika

1 cucchiaio di timo serpillo taglio tisana

carta di alluminio

Il burro

125 g di burro a T ambiente

sale q.b. per lavorare il burro

Affumicatura a freddo 30 minuti

1 biccherello di pop corn non salati

1 cucchiaio di zucchero

1 cucchiaio di tè verde tostato Hojika

1 cucchiaio di fiori essiccati di fiordaliso

carta di alluminio

 

Comporre il piatto, cominciando dal paté, su cui adagiare il tonno. Decorare con petali di fiordaliso e servire caldo.

PS= anche freddi i cardi sono sempre oltremodo buoni!!

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Con questa ricetta partecipo al MTC 7o

l’Affumicatura casalinga.

Per approfondire, vi segnalo questo articolo di Maria Pia, che ringrazio!

 

 

 

 


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“AmatriMare” senza glutine (e senza paguri) per l’MTC n. 67

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Abbiamo trascorso l’ultimo weekend tornando nei “nostri” lidi estivi, per salutare l’estate e fare l’ultima “caccia-liberazione” dei paguri, che, per mio figlio e i suoi amichetti/e è stato, quest’anno, un vero tormentone.

Una volta, ricordo di averli letteralmente terrorizzati questi piccoli cacciatori di paguri (dico cacciatori, perché raccogliere paguri marini mi sembra più una caccia che una pesca), avendo ipotizzato che quei pagurini sarebbero stati buonissimi se cotti nel sugo. Il dubbio rimarrà tale nonostante la sfida n. 67 dell’MTC, ovvero “la pasta col pesce” proposta dalla mitica Cristina Galliti, la signora che sussurra alle acciughe.

Se siete gli unici a non sapere di cosa sto parlando, vi rimando qui.

Invece, a seguire, troverete la mia proposta per la gara, ovvero un’amatriciana di mare, realizzata con rana pescatrice e guanciale di maiale. L’idea mi frullava in mente da un po’ di tempo e, grazie a Cristina, ho potuto metterla in pratica.

La difficoltà per me è sempre la stessa: l’utilizzo di materie senza glutine che possano rendere come se non lo fossero. In questo caso ho temuto soprattutto la mantecatura, di lì la scelta di questi spaghetti di mais e riso con una buona tenuta di cottura. Per sopperire all’assenza del glutine, ho optato per una fonte di grasso, dato dal guanciale, che però non doveva predominare rispetto al pesce, che ho utilizzato in gran quantità, usandone i resti anche per realizzare un brodo.

[A completamento del piatto, al fine di sgrassare e pulire il palato, vi suggerirò anche un condimento facoltativo e fuori gara, un pil pil al lime, tanto che ho evitato di metterlo dentro il piatto per la presenza di baccalà, che non essendo un pesce fresco, è stato bandito dal concorso.]

Sono molto soddisfatta del risultato e molto grata a Cristina, non per leccatio   ma per davvero.

2017-09-191

Ingredienti per il brodo

2 l acqua

350 g testa e ritagli di rana pescatrice, escluse le frattaglie

2 gambi di sedano

3 foglie di alloro

5 pomodorini

1 cipolla

Mettere in una pentola tutto ciò che avanza del pesce dopo la pulitura, ad eccezione delle frattaglie e aggiungere ortaggi e aromi già lavati e in pezzi. Coprire con acqua e far bollire almeno venti minuti, Schiumare, scolare e filtrare. Tenere da parte.

 

Ingredienti per il sughetto

250 g di “polpa” di rana pescatrice

50 g di guanciale di maiale

50 g olio evo

vino bianco qb

10 pomodori ciliegino

100 g di conserva di pomodoro home made

80 g a persona di spaghetti gluten free dimais e riso Massimo Zero

3 l di acqua per cuocere gli spaghetti senza glutine

sale qb

Pulire la rana pescatrice, iniziando dalla parte ventrale, tenendo la testa sulla sinistra e facendo con le forbici movimenti in uscita (allontanandovi dalla vostra pancia!). La pelle si asporterà con facilità, poi togliere le varie pinne le frattaglie. Queste ultime non occorrono. Sfilettare la polpa e metterla da parte. Il resto occorrerà per il brodo. In una pentola soffriggere cipolla e guanciale nell’olio, aggiungere il brodo già filtrato e ridurre, non prima però di aver fatto sfumare col vino. A metà cottura, aggiungere i pomodorini e la salsa, infine la polpa del pesce tagliata a tocchetti. A questo punto, mancherà poco per ottenere un condimento della giusta consistenza. Mettere a bollire l’acqua per la cottura degli spaghetti senza glutine, salare bene. La pasta senza glutine ha tempi di cottura più lunghi, perciò è consigliato l’utilizzo di un formato che conoscete bene, in quanto spesso il tempo indicato in etichetta può non bastare. Ad ogni modo, in questo caso bisogna tirar fuori la pasta  al dente e procedere alla mantecatura per almeno tre quattro minuti. Assaggiare prima di ultimare il piatto se non volete avere sorprese. Servite caldo!

Un possibile condimento decorativo-fuori gara- è la salsa qui sotto.

Ingredienti per il pil pil di lime e baccalà

1 spicchio d’aglio

100 g di baccalà, bagnato

50 g di succo di lime

80 g di olio evo

Unire in una terrina baccalà, olio e aglio. Cuocere al forno pochi minuti. Strizzare il baccalà dal liquido formato, utilizzando un colino rivestito di un panno di cotone. Frullate col succo di lime e la sua scorza. Si formerà una crema densa, quasi una maionese. Usatene pochissime gocce per decorare.

2017-09-192

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Con questa ricetta

partecipo al MTC n. 67

“La pasta col pesce”

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Ed è subito crêpe… anzi banh xeo!

“Signora, per caso si tratta di un libro di moda?” (…)“E’ un libro di cucina!” – rispondo inorridita al commesso fighetto di una libreria che offre panini e piatti tipici, accompagnati da vini e fiumi di birra…

Ad ogni modo, ce l’ho fatta! A pochissimi giorni dal lancio del libro, una preziosissima copia era già nelle mie grinfie mani di provetta cuoca. Sfogliato più e più volte, ogni volta sembrava essere la prima. I particolari non finiscono mai, ogni volta questo libro si chiude lasciandomi sempre qualcosa di nuovo, una ricetta o un suggerimento che fanno la differenza. I testi introduttivi con richiami alla storia di un piatto, piuttosto che il richiamo ad un luogo geografico, o ritrovare le ricette dei foodbloggers che segui di più, come anche scoprirne di nuovi e riconoscerti in una Community, sono tutte cose che non hanno prezzo. Immaginare i retroscena leggendo la pagina dei ringraziamenti, sognare di esserci stata anche tu: potere della scrittura, o forse potere della Van Pelt, la mente di tutto ciò.

 

CRÊPE IS THE NEW BLACK è questo, ma anche molto di più. E’ un prodotto editoriale che ha molte cose da dire, come ad esempio “IL Razzismo è una brutta storia”  e tante cose da fare per i ragazzi della Piazza dei Mestieri  a cui è destinato il ricavo delle vendite. Il giro del mondo in 45 crêpes ci aspetta tutti, io son già partita per il Vietnam, in barba alle vacanze last minute del marito… e vi propongo i Banh Xeo “eredità francese dal gusto autoctono” cit.

 

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La ricetta è di Lidia Mattiazzi  del blog thespicynote.it  che, spero, perdonerà la mia inesperienza, e che troverete a pag 91 del libro! Può essere realizzata a mo’ di crêpe oppure, come ho fatto io, a omelette e servita con tanto verde attorno (erba cipollina, germogli, lattuga, menta e basilico tailandese, coriandolo)… Non è stato facile scegliere una ricetta, mi sono lasciata convincere dal fatto che fosse già impostata senza glutine e poi onestamente non ho saputo resistere all’abbinamento dei funghi coi gamberetti, lo confesso.

By the way… queste ricette sono tutte da provare , ora scatenate le ricerche e correte ad approvvigionarvi del prezioso testo, su su che è buono e bello 😉

INGREDIENTI

Per la pastella

200 g farina di riso

200 ml di latte di cocco

200-250 ml di acqua

1-2 cucchiaini di curcuma

1 cucchiaino di sale

 

Per il ripieno

1 cipolla piccola

75 g funghi shitake (o champignon)

250 g di gamberi

erba cipollina fresca

germogli di soia, foglie di coriandolo fresco, di menta, di basilico tailandese e di lattuga per guarnire

sale

olio di semi per friggere

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