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Avventure di una mamma blogger


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Raspberry Sorbet per il Club del 27

C’è nella poesia un particolare tipo di componimento, breve, ispirato alla natura e con una metrica tutta sua, che si chiama haiku, nasce in Giappone molti secoli fa, ma come tutta la poesia, è immortale. Tre versi di cinque, sette e cinque sillabe ciascuno, che per la lingua giapponese diventano onji (per questo motivo in lingua giapponese ogni componimento di haiku contiene 17 onji).

Matsuo Basho (1644-1694) fu il “sommo poeta giapponese” di questo genere letterario.

Il suo pseudonimo è riferito ad un albero di banano –basho– che aveva piantato nel suo giardino.

Prima di lasciarvi la ricetta di oggi, vi trascrivo uno haiku di Matsuo Basho,

kono atari/me ni miyuru mono wa/mina suzushi

qui/raggiungono il mio occhio/solo cose fresche.

Sorbetto di lamponi da NO-bake desserts di Addie Gundry

  • 450 g circa di lamponi
  • 60 ml circa di latte condensato

Unite latte e lamponi all’interno di un frullatore e frullate fino ad ottenere un composto omogeneo.

Trasferite in un contenitore a chiusura ermetica e congelate quattro ore

Togliete dal freezer e suddividete in quattro porzioni (usate le ciotoline più colorate che avete)

Ho scelto questa ricetta per voi e partecipo al Club del 27 di Maggio la mia tessera n.100 .


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Fig and granadine cocktail

La stagione dei fichi sta per finire e per le melegrane è ancora presto, però questo cocktail riuscite a prepararlo con facilità, basta volerlo. Come per tutte le cose, volere è potere.

Prima di lasciarvi la ricetta, vorrei raccontarvi un sacco di cose, ma mi rendo conto che rischierei di annoiarvi e nessuno vuol annoiare i propri lettori, anzi. Il web pullula di corsi su come diventare lo storyteller migliore di sempre o l’influencer della porta accanto, per dire.

Ecco, io per voi ho rubato i fichi. Da un albero. Eran gli ultimi. L’ho fatto perché questo cocktail, senza i fichi, è come un quadro senza cornice.

Come mi ha detto qualcuno, bisogna valorizzare ciò che è bello (e buono, in questo caso). E’ lo stesso principio per cui, da oggi, non uscirò da casa senza un filo di rossetto.

Fig and granadine cocktail

Ingredienti

20 ml di gin

succo di un limone

30 g di albume

25 ml di sciroppo di melagrana

ghiaccio qb

1/2 fico

Con l’aiuto di uno shaker, agitate insieme tutti gli ingredienti con vigore e servite con un fico tagliato a metà sul bicchiere.

Prosit!


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Cocco e banane for ever

Adesso mi bacchetterete.

Sembrerà che io stia tradendo le mie convinzioni ecologiste ultimamente con tutti questi frutti esotici che sarebbe meglio restassero dove sono nati. Oggi cocco (sebbene sia uno yogurt) e banane (sebbene sulla via della decomposizione).

Forse ho solo incontrato il mio lato tollerante, e non è niente male.

E per nulla al mondo terrei la scoperta solo per me, perciò vado subito al dunque e vi lascio questa ricettina semplice e gustosa, ispirata a Nigella col suo Caribbean Cream, ma meno sofisticata e più digeribile.

Banane con crema al cocco

Ingredienti per 2 ciotole

100 ml di yogurt al cocco

100 ml di panna vegetale da montare

1 banana matura

zucchero muscovado ql

Montate la panna con lo yogurt; affettate la banana a rotelle e disponetene alcune in un paio di ciotole. Versate sopra la vostra crema e terminate con qualche cucchiaino di zucchero muscovado. Lasciate in frigo per qualche ora prima di servire. Ottimo servito a fine pasto, saltando la frutta.


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“Questanottedame” remix al mascarpone

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“Questanottedame” è la ricetta di Anna Maria Pellegrino che mi ha fatto decidere di rimanere su questi schermi, e approfondire come nasca una ricetta.

La mia versione, più easy e green, nasce dalla creatività di questi ultimi giorni e vuol essere solo un simpatico segno di riconoscenza ad una donna che continua ad ispirarmi.

Uno zabaione salato al mascarpone, che potrete gustare su foglie di lattuga, alla maniera dei futuristi, senza le stoviglie e senza ungervi neppure troppo le mani.

È solo uno snack proteico, un abbraccio salino, non vi ammazzerà il giro-vita!

Ve lo suggerisco come spuntino notturno, se c’è una luce che vi tenga ancora svegli (potrebbe esser la luce interna del frigorifero o quella interiore di qualcuno dall’altra parte dell’universo che si gioca il momento più rilassante della giornata, passando a salutarvi).

Se rientro nelle scadenze, vorrei partecipare anche al Contest #tiramisùworldcup su IG @tiramisuworldcup che ringrazio per la bella occasione.

Forse una ricetta nasce così, dalle occasioni che acchiappiamo al volo.

Fosse lo stesso pure per gli amori …

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Per due persone

  • 3 tuorli d’uovo
  • 50 g di mascarpone
  • 10 ml di succo d’arancia
  • 30 ml di vino bianco fermo
  • foglie di lattuga (i cuori)
  • capperi in salamoia
  • 1 goccia di salsa di soia
  • paprika dolce per spolverare (facoltativo)
  • sale qb

 

  1. In una pentola scaldate un po’ di acqua, appoggiate una bastardella o una ciotola e montate i tuorli con la frusta e con un pizzico di sale, a fuoco molto basso e facendo attenzione che l’acqua non arrivi al bollore.
  2. Unire il mascarpone, continuando a montare i tuorli e una volta assorbito unire i liquidi a filo, con le gocce di salsa di soia, continuando a montare energicamente fino a quando la crema comincerà ad addensarsi. Potreste velocizzare con un cucchiaino di amido di mais).
  3. Servite con foglie di lattuga, capperi e paprika dolce in polvere.


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Pensavo fosse una moussaka invece era un cut up

Le ricette sono spesso codificate e depositate negli uffici appositi, poi è anche vero che ogni famiglia ha le sue. La moussaka, nella sua versione originale è fatta di strati sovrapposti e alternati di melanzane e patate, farciti di ragù e sormontati da uno spesso strato di besciamella. È un piatto della tradizione greca, da cui il nome. Se cercavate la vera ricetta della moussaka, non abita qui. Però, se avrete la pazienza di seguirmi, capirete che questa nuova ricetta le somiglia molto, a parte il fatto di essere stata concepita come un esperimento di scrittura creativa, applicato in cucina.

Brevemente vi presento lo chef virtuale che mi ha condotta nella stesura.

William Burroughs (5 febbraio 1914-2 agosto 1997), l’incarnazione della cultura beat.

La tecnica messa a punto da questo scrittore traeva origine dal Dadaismo. Si chiama “cut up” e consiste nel frammentare opere di altri scrittori, giustapponendo i ritagli in modo casuale. Dopo aver applicato a miei testi questa tecnica, a conclusione di un corso di scrittura creativa autobiografica, ho deciso di sperimentarla, idealmente, su alcune ricette, per dar vita ad un piatto nuovo.

In questo caso il “cut up” ha fatto accorciare tempi e combinare ingredienti diversi, partendo da una moussaka, in cui le zucchine hanno preso il posto delle melanzane, il ragù (di Bressanini) è stato compresso negli ingredienti e cotto in 50 minuti anzichè 5 ore e la besciamella  è stata realizzata con farina di riso e olio d’oliva. Può sembrare strano, ma il risultato è stato eccezionale. Forse è così che nascono le ricette, ascoltando un vecchio professore di letteratura, galeotto e tossicomane, ma geniale. Chi può dirlo?

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Ingredienti per 2 persone

  • 200 g di zucchina fritta
  • 250 g di salsiccia
  • 1 carota
  • 1/2 cipolla bianca
  • olio d’oliva per il soffritto
  • aceto di mele
  • 1 cucchiaio di ketchup
  • 1 patata a fette molto sottili
  • olio di semi per friggere
  • 1 cucchiaio di farina di riso
  • 25 g d’olio d’oliva per la besciamella
  • 250 ml di latte ad alta digeribilità
  • pepe macinato al momento
  • noce moscata qb
  • sale qb
  1. Se avete già a disposizione le zucchine fritte, iniziate a preparare il ragù. Sgranate la salsiccia dal budello e sbriciolatela dentro un tegame con dell’olio d’oliva. Lasciate cuocere così per un quarto d’ora, sfumando con dell’aceto di mele.
  2. In un altro tegame soffriggete la cipolla con la carota, dopo averle trinciate. Dopo circa un quarto d’ora, aggiungete il soffritto alla salsiccia e finite la cottura, con un cucchiaio di ketchup. Il ragù deve cuocere entro 50 minuti (è il suo cut up).
  3. Affettate la patata e friggete in abbondante olio di semi. Mettete da parte su della carta assorbente.
  4. In un pentolino, preparate la besciamella. Unite l’olio d’oliva alla farina di riso e mescolate con un cucchiaio di legno. Dopo qualche minuto, versate il latte tiepido, continuando a mescolare. Regolate di sale e pepe, cospargete di noce moscata. Il tempo di preparazione deve essere di 15 minuti.
  5. Prendete uno stampo per loaf di 1 litro ed assemblate la vostra moussaka cut up. Iniziate con lo strato di patate, poi le zucchine ed il ragù. Con queste quantità farete solo due strati, l’ultimo step è versare la besciamella. Infornate a 200 °C per circa 35 minuti.

La coscienza è un cut up; la vita è un cut up. Ogni volta che andate giù per la strada o guardate fuori dalla finestra, il fluire della vostra coscienza è tagliato da fattori a casaccio.

 

 


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Cavatelli senza glutine con baccelli di fave e code di porro, gli scarti in cucina per l’MTChallenge.

Grazie ad Alessandra e Greta abbiamo l’occasione di rivivere tutta la gioia di cucinare per l’MTC in un’edizione straordinaria e senza pubblicazione sul sito, insomma tutta per noi e per chi ci vuole bene.

Il tema della “sfida” è la cucina degli scarti, o meglio un condimento per pasta secca ottenuto con ciò che normalmente finirebbe a fermentare nel compost, che sia di origine animale o vegetale.  Nel mio caso ho colto l’occasione di aver ricevuto in regalo delle fave fresche, di stagione e coltivate senza trattamenti chimici in proprio, per cui ho voluto provare per la prima volta a realizzare un condimento a base di baccelli, dopo la sgranatura. Avendo anche degli scarti di coda di porro, li ho utilizzati insieme ai baccelli, ottenendo qualcosa di davvero gustoso. Che sorpresa è stata! Ho considerato scarto anche qualche cucchiaiata di acqua di cottura dei ceci che stavo preparando, l’acquafaba che ho utilizzato in mantecatura.

I cavatelli sono di riso e mais, prodotti da Farabella, un’azienda che ormai spesso abita i nostri piatti, avendo un piccolo buongustaio celiaco a tavola con noi.

I baccelli di fava sono molto più ricchi di proteine e fibre rispetto alle fave stesse, il nome faba sembra derivare dall’arabo habba o da un’antica voce indo-europea bhabha, che significa “qualcosa che si gonfia”.¹

Aneddoto. Nel 1500 era consuetudine del Capitolo metropolitano nominare gli “ufficiali” e i nuovi componenti, adoperando per la votazione dei bussolotti, uno di fave nere e l’altro di fave bianche. Da qui nel barese il modo di dire, ancora utilizzato, <<Com-a le fave du Capìddue>> per indicare l’esattezza del conteggio.

¹Presi in Ortaggio di M.Renna e P. Santamaria

 

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Cavatelli ai baccelli di fava

Per due persone:

160 g di cavatelli Farabella senza glutine

3 baccelli di fava già sgranati

coda di porri qb

1,5 litri d’acqua da aromatizzare con alloro

15 g di olio d’oliva

2 cucchiaiate di acquafaba di ceci (se non ne avete utilizzate l’acqua di cottura della pasta)

caciottina mista qb  e crostini per servire

semi di papavero (facoltativi)

Portare a bollore l’acqua insieme ad una foglia di alloro e poco sale. Raggiunto il primo bollore, aggiungere i baccelli di fava, già sgranati, ben lavati e fatti a piccoli pezzi. Sbollentare per 5 minuti.

Togliere i baccelli dall’acqua aromatizzata (che sarà diventata verde) e riutilizzarla per la cottura dei cavatelli.

Intanto, far andare in una padella antiaderente unta di olio d’oliva – almeno 10-15 grammi- i baccelli cotti insieme alle code di porro.

Mentre i cavatelli sono in cottura, al massimo 9 minuti, frullare il condimento e riportarlo nella padella antiaderente per la mantecatura.

Dopo aver scolato la pasta, mantecate lontano dal fuoco accompagnando con due cucchiaiate di acqua di cottura dei ceci, che io avevo già disponibile, ma si può sostituire con acqua di cottura della pasta, che è ben aromatizzata.

Completare il piatto con scaglie di caciottina mista grattugiata al momento. Si può servire con dei crostini sbriciolati e spolverare con dei semi. Io ho utilizzato quelli di papavero.

 


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Buon compleanno al mio Blog!

compleanno blog

Happy birthday to YOU, blog!

Lo so, non è una torta di compleanno, è un lassi ovvero una bevanda molto dissetante di uso frequente in India, e che potrete preparare facilmente con dello yogurt bianco, acqua di rose, zucchero e latte (se siete tradizionalisti) acqua ghiacciata, se volete rompere con la tradizione, e poi tanto ghiaccio…. A presto con tante ricette gustose e storie di vita vissuta, la mia 😉


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Quasi un tiramisù di riso nero e pistacchi per MTC S-Cool.

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La proposta di oggi è la seconda di tre importanti appuntamenti con cui provo ad essere ammessa ad una scuola un po’ particolare, l’MTC S-Cool senza H.

E’ questo il motivo per cui ho voluto creare una continuità, almeno di pensiero, con la ricetta dello scorso MTC. Come? Affondando l’acceleratore sul pedale della creatività.

Ignara di come potrebbero accogliere queste sperimentazioni dalle parti di Singapore, capitale del cibo e delle tendenze legate ad esso,eccovi di seguito il risultato di quanto,a queste latitudini, mi hanno suggerito i quattro ingredienti scelti tra quelli a disposizione: limone, riso nerone, pistacchi e caffè.

Quattro, come noi quattro figli a casa di mamma e papà: io -il limone!- e i miei tre bellissimi fratelli!Un ingrediente per ognuno. Approfitto, infatti, dell’occasione -e chissà se ne avrò più- per omaggiare noi quattro, visto che finora non lo avevo fatto mai.

Per 6 biscotti rotondi al riso e pistacchi

65 g di riso nerone

25 g di pistacchi

1 uovo (dispensa)

40 g di zucchero di canna (dispensa)

1 cucchiaio di farina deglutinata (dispensa intolleranti)

6 cocotte da forno singole

carta da forno

Per il mascarpone home made – ricetta della Franci trovata qui

500 ml di panna fresca (dispensa)

succo di un limone 

un canovaccio

un colino

Per la bagna di caffè al cardamomo

caffè in polvere qb- miscela arabica Quarta

acqua sufficiente per una moka da sei tazze

1 cucchiaino di cardamomo in polvere (dispensa)

zucchero (facoltativo)

buccia di limone (in alternativa un liquore al cacao)

acqua per diluire la bagna (facoltativo)

Per il caviale di caffè 

30 ml di caffè preparato per la bagna

250 ml di acqua

2 g di agar agar

olio di semi

un colino

un contagocce o siringa senza ago

Procedimento

Bisogna anticipare il lavoro e organizzarsi per preparare il mascarpone. Successivamente procedete realizzando i biscotti. Ecco come ho fatto io:ho frullato riso e pistacchi. L’ideale sarebbe ottenere quasi delle polveri, ma per esigenze varie ho frullato grossolanamente. A parte, ho lavorato tuorlo e albume, il primo con lo zucchero e il secondo a neve. Prima di unirli, ho versato le granelle nella crema di tuorlo e zucchero, continuando a mescolare e poi ho incorporato l’albume.

Ho rivestito le cocotte di carta forno e suddiviso l’impasto un po’ in ciascuna, livellando con una spatola di silicone.

Ho infornato a 170 °C per circa 20 minuti. Poi ho fatto raffreddare completamente.

Per la farcitura, ho portato a bollore del latte con qualche goccia di vaniglia.

A parte, ho lavorato due altri tuorli con lo zucchero ed un cucchiaio di farina deglutinata. Ho unito il latte caldo, ho trasferito tutto su fiamma fino a 80°C per addensare.

Ho lasciato intiepidire e ho incorporato il mascarpone che nel  frattempo era rimasto in frigo. Ho messo la farcitura a riposare in frigo.

Nel frattempo ho preparato il caffè al cardamomo (mettendo la spezia in polvere direttamente nel filtro del caffè).

Ho aggiunto al caffè, una volta pronto, della buccia di limone per aromatizzare e “legare” alla farcitura (il succo del limone è stato utilizzato nella preparazione del mascarpone).Ho tolto la buccia quando si è intiepidito.

Parte del caffè servirà per la sferificazione.

Montaggio

Bagnare i biscotti solo da un lato, quello che sarà all’interno dopo aver farcito e aggiunto lo stecco. Farcire e montare a coppia. Riporre in freezer.

**Ho avuto qualche problema con la sferificazione del caffè, ma vi riporto il procedimento utilizzato perché è quello che ho trovato più frequentemente da più fonti:

Aggiungere il caffè (una tazzina) in 250 ml di acqua e far bollire. Aggiungere agar agar e frullare con un frullino a immersione. Prelevare con un contagocce (o forse meglio con una siringa senza ago!) piccole quantità di liquido che farete cadere nell’olio di semi (portato a 4°C). La sferificazione dovrebbe essere pressoché istantanea…togliere con un passino e sciacquare subito. Il problema è farli durare per le foto. Non durarono, perciò niente foto del caviale di caffè. Ho sprecato quasi un litro di olio di semi e tuttol’agar agar disponibile.

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Partecipo così a questa ulteriore selezione per MTC S-Cool!

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#quelgrangeniodellaMai

La fantasia è la pazza di casa. T. d’Avila

 

 


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Quasi una crême brûlée di caprino, con macedonia di verdure e agrumi, patate fritte e albumi alla menta. L’altro modo di gustare una tortilla de patatas.

Nada te turbe nada te espante

Quien a Dios tiene nada le falta…

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Oggi un leggero guizzo artistico per completare un discorso piuttosto impegnativo ma con leggerezza, appunto. La nostra geniale Mai Esteve, avendo vinto la sfida sull’Afternoon tea, ha voluto metterci in padella  alla prova con le padelle, prova doppia, che, per quanto mi riguarda, era iniziata con una saporita tortilla al caprino.

Spremi e spremi, dovendo un po’ stravolgere e ricostruire la prima proposta, mi sono appellata alla santa patrona delle patate fritte, nonché mia santa preferita, che, lo sento, mi tiene sotto la sua ala protettrice, Teresa la Grande (cioè Teresa d’Avila). Si. Spagnola pure lei. Anche perché di una “quota rosa” c’era bisogno, vista la piega maschile che la gara stava assumendo, con San Giorgio che scorrazza dappertutto al galoppo del suo cavallo, salvando donzelle di qua e di là.

In realtà, mi piacerebbe approfondirlo un discorso sulla mistica del piatto, solo che ancora un modo non l’ho trovato, perciò gustatevi questa ricetta e quel che sarà, sarà…

Quasi una crême brûlée di caprino

Occorrente:

un colino cinese

una padella

cocotte

ciotola con acqua per bagnomaria

Ingredienti per la crême

3 tuorli

30 g di caprino

200 ml di latte

sale qb

pepe nero ql

Altri ingredienti per completare il piatto

patate

albumi avanzati

3g di inulina

1 cucchiaino di tapioca

sale qb

foglioline di mentuccia a julienne

olio per friggere

1 cetriolo

buccia grattugiata di arancia e qualche spicchio

olio e aceto

erba cipollina

Iniziate con le uova, separando i tuorli dagli albumi e mettendo questi ultimi da parte. Salate gli i tuorli, versateci sopra il latte bollente. Di seguito, aggiungete il caprino grattugiato e mescolate bene per farlo sciogliere. A questo punto, filtrate tutto con un colino cinese, versate in due cocotte (io ne ho utilizzata una più grande)  e disponete in un’altra terrina da forno piena d’acqua. Infornate a 180 °C  e cuocete a bagnomaria per almeno 20 minuti, o fino a quando, muovendo la cocotte, non noterete che la crema si è addensata.

A parte, montate gli albumi con il sale, l’inulina e le foglioline di mentuccia tagliate a julienne. Aggiungete la farina di tapioca, continuando a montare. Scaldate una padella piccola antiaderente e fate friggere la frittata di albumi su entrambi i lati pochi minuti. Succesivamente effettuate dei ritagli trinagolari e tenete da parte.

Tagliate a concassè il cetriolo pugliese, grattugiate la buccia d’arancia e ritagliate qualche spicchio. Condite la macedonia con olio, aceto e sale.

In un’altra padella, portate a temperatura dell’olio di semi vari.  Nel frattempo pelate e affettate le patate, lasciandole in ammollo. Successivamente, togliete l’acqua, fate asciugare su carta da cucina e friggetele, ottenendo un colore ben dorato (se vi piace, date la forma delle patate della busta, come ho fatto io).

Per comporre il piatto, usate la fantasia, la cosa importante, nel mio casa è stata la presenza di tutti gli elementi utilizzati nella tortilla classica, in maniera tale che mangiando la crême utilizzando le patate fritte al posto delle stoviglie, si apprezzasse ad ogni boccone la tortilla al caprino.

La macedonia è solo d’accompagnamento (e anche un escamotage per tappare un buco provocato da assaggio non autorizzato!!)

Mai spero sarai contenta 😉

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Banner di Mai Esteve

 


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Come rivisitare un Bloody Mary. L’affumicatura a caldo del pomodoro.

Nell’ultimo post avevo iniziato con l’affumicare a freddo del burro, poi è stata la volta della ricotta e del tonno ed è venuto fuori un piatto gustoso. In realtà è venuto fuori anche un bel gioco per bambini, o almeno per mio figlio, che metto nell’introduzione di questo post, anche se a seguire, vi illustrerò qualcosa del tutto differente, ma non nello spirito.

Il fatto è che questo mese, l’Mtc, con la proposta di Greta sull’affumicatura casalinga, si è trasformata in una scuola di magia ed intrattenimento per grandi e piccini. E’ così che è nato il gioco dei Pianeti affumicati, ottenuti con un po’ di burro che avevo affumicato per il paté di cardi e messo dentro i gusci di plastica gialla degli ovetti kinder, avvolti nel domopak e sagomati ad hoc. Guardate cosa è venuto fuori…

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L’idea è presa dal blog di Shamira Gatta, la realizzazione è opera mia, del mio neurone affumicato per il divertimento mio e di mio figlio, affumicatore in progress. Per gli anelli “planetari” avevamo preparato delle gelatine al tè che si sono spatasciate durante le foto, perciò abbiamo optato dapprima per delle fette d’arancia, per poi ripiegare su delle più sicure tegole valdaostane (mi è costato un bel gruzzolo l’Mtc questo mese, ma cosa non si fa per i figli:)

Insomma io e mio figlio ci siamo divertiti tantissimo con questa scuola di magia, e non è finita così, perché ora inizia la seconda parte del post, con la ricetta in gara (o almeno spero che Greta non abbia già deciso di non procedere oltre nella lettura).

Dopo l’affumicatura a freddo, ho voluto provare quella a caldo di un ortaggio che peraltro è di uso quotidiano ed è italianizzato da secoli: il pomodoro con la sua acqua di vegetazione.

L’Affumicatoio home made

Prima, però, è stato necessario allestire un piccolo affumicatoio, che fosse di dimensioni abbastanza piccole e pratico da manovrare su un fornello. A questo scopo è servita la grattugia del formaggio, quella tradizionale, col cestello rotondo e il disco removibile che sicuramente avete in casa anche voi. In più spero abbiate anche un coperchio in pyrex esattamente dello stesso diametro, in modo da godervi lo spettacolo del fumo intrappolato. Altrimenti, utilizzatene uno in acciaio un po’ bombato a campana, ma esattamente di quel diametro per evitare che il fumo fuoriesca e l’affumicatura non sia efficace.

  • A parte, preparate un guscio di carta di alluminio in cui mettere il vostro mix di legnetti (precedentemente ammollati in acqua per mezz’ora) e altre erbette necessarie all’affumicatura.
  • Leggendo attentamente il post di Greta, avrete ottimi consigli e più approfonditi.

Fatto questo, vi racconto come ho pensato di rivisitare un Bloody Mary.

Ingredienti

10 pomodori

acqua

sale

Sbollentare i pomodori in abbondante acqua salata per il tempo sufficiente ad essere spellati con facilità. Scolarli e spellarli ancora tiepidi.

Per Affumicare alla Worcester

Nota. Nel Bloody Mary codificato si usa la salsa Worcester, che ho provato a riprodurre nel mix di affumicatura, scegliendo legno di limone, chiodi di garofano, coda di cipollotto locale e zucchero grezzo, che sono alcuni degli elementi caratterizzanti questa salsa, oltre ad aglio, peperoncino e tamarindo che io ho omesso.

Nota n.2. Per rafforzare la nota del limone, presente nel cocktail, ho aggiunto alcune gocce di olio essenziale di Verbena odorosa, che però credo che abbia avuto solo la funzione di accelerare la combustione…

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Occorrente

40g di Lemon Wood Chips N°2  già bagnati in acqua

1 cucchiaio chiodi di garofano interi

1 cucchiaio di zucchero grezzo

2 code di cipollotto tagliuzzate

3-5 gocce di olio essenziale di verbena odorosa o limone (più economico !)

carta di alluminio

Avviare il fumo in una padella sul fornello e trasferire tutto nell’apposito affumicatoio, realizzato come descritto sopra (per non rovinare la grattugia si può inserire in un’altra padella) continuando la cottura dei pomodori sbollentati e spellati, ma ancora interi e contenenti la loro acqua di vegetazione durante l’affumicatura. Affumicare per almeno trenta minuti. Spegnere la fiamma e,armati di guanti da cucina, smontare l’affumicatore, prelevare i pomodori e con l’aiuto di un colino a maglie strette, aprirli a metà, svuotarli dell’acqua di vegetazione affumicata e tenerla da parte, raccolta in una ciotola mentre  tutti semini si possono eliminare.

Frullare con un robot la polpa affumicata dei pomodori, riempire dei bicchierelli e aggiungervi anche l’acqua di vegetazione con l’aiuto di una pipetta Pasteur usa e getta.

A piacere allungare con vodka e servire con del sedano.

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Noi abbiamo optato per un Bloody Mary analcolico da spalmare su dei crostini insieme al burro dei pianeti.

Questo succo di pomodoro affumicato ha molti sentori amari che spengono l’acidità del pomodoro. Le note di limone sono coperte da quelle dei chiodi di garofano.  Insomma gustatelo come più vi pare, a patto che non vada sprecato!!!

Gretaaa, eccotene un’altra,

mi sono divertita tantissimo così partecipo di nuovo al MTC 70

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