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Avventure di una mamma blogger


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Riso rosso con mafé di vitello rivisitato per MTChallenge Taste the world

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Questo nuovo progetto targato Mtchallenge Taste the world prevede che la Comunity si cimenti in due prove. Nella prima vi abbiamo raccontato il riso rosso della cucina Gullah come lo ha efficacemente descritto Toni Tipton-Martin in Jubilee e lo abbiamo fatto in maniera pedissequa, alla lettera.

In questa seconda prova, a partire da quel riso rosso, che è l’evidenza di una integrazione costruita pian piano nel tempo, dall’incontro di due culture profondamente diverse, abbiamo licenza di creatività e ciascuno di noi vi proporrà una ricetta nuova, o meglio dire rinnovata, rivisitata, ed innestata sull’unica radice del riso a grano lungo imbevuto di pomodoro americano, un matrimonio perfettamente riuscito.

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  • Come nasce questa ricetta? (che poi è un po’ come chiedere: come nasce un amore?)

Nasce dal desiderio di contaminare il riso rosso Afroamericano dei Gullah con un piatto Africano attuale e, possibilmente, anche “a prova di Italiano”…l’occasione mi si è offerta sfogliando una breve raccolta di 17 ricette africane provenienti da sette Paesi diversi, raccontate da chi da quei Paesi è venuto fino in Italia e le ha volute condividere con i nuovi ospiti, a cui sono state rese fattibili e affrontabili, con vero spirito di condivisione e generosità (L’Africa nel Piatto, ed. Dell’Arco).

La scelta è caduta sul Senegal, sulla costa d’Africa Occidentale, zona di probabile provenienza degli antenati dei Gullah, al confine col Gambia. Si tratta di un piatto molto speziato a base di carne di vitello, che solitamente si accompagna con riso thailandese cotto con tecnica pilaf e lasciato in bianco.

Nel nostro caso, però, il riso è rosso, proprio come ci insegna la cucina Gullah e fa da vero companatico a questo mafè, un po’ spezzatino, un po’ stufato, e vi accorgerete presto perché lo descriva così.

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Per me è stata una scelta di gusto, colore e profumi attraverso cui invito a tavola gli Italiani, i Senegalesi e i Gullah- GeeChee in una convivialità ritrovata grazie alla cucina, quella dell’Mtchallenge.

La storia purtroppo la scrive sempre chi vince, 

invece le ricette possiamo realizzarle 

dopo che ci sono cresciute nel cuore.
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Riso rosso con mafé di vitello rivisitato

Ingredienti (compresi gli ingredienti per il nokoss)

  • 400 g di vitello (taglio gallinella molto tenero)
  • un cucchiaio di farina di cocco (la versione originale prevede radice di tapioca)
  • un peperoncino
  • una cipolla bianca
  • 2 spicchi d’aglio
  • 2 patate
  • 1 prugna (la versione originale prevede patate dolci)
  • 2 carote
  • olio di girasole
  • pasta di arachidi
  • 4 cucchiai di conserva di pomodoro fatta in casa
  • dado granulare
  • pepe nero in grani
  • peperoncini secchi Cannamela
  • alloro
  • riso rosso
  • acqua

Preparazione circa due ore

  1. In una casseruola ampia versate una buona quantità di olio e fate friggere la carne, tagliata come per uno spezzatino, fino a he si sarà dorata. Eseguite questo passaggio col coperchio, come fosse una stufatura.

Come si prepara il nokoss (condimento tipico di molti piatti senegalesi)

  • Fate un battuto d’aglio e pepe in grani, del dado granulare, una presa di sale, peperoncini secchi (io ne ho messo solo uno perché devo evitare le spezie per un paio di mesi) e metà della cipolla bianca. Tenete da parte.

2. Mentre continua la doratura della carne (almeno trenta minuti), iniziate ad affettare mezza cipolla e aggiungetela alla casseruola.  Aggiungete anche metà del nokoss ed un dado.

3. Amalgamate bene e aggiungete la conserva di pomodoro con un po’ d’acqua (100 ml). Fate cuocere altri 10 minuti, poi aggiungete un buon litro d’acqua, l’alloro e regolate di sale, riportando a bollore. A questo punto si può aggiungere la pasta di arachidi*, fino a 300 g. (*tenete a mente che questo ingrediente è molto allergenico, assicuratevi che tra i commensali, possano mangiarlo tutti).

4. Aggiungete il resto del nokoss, le carote, la farina di cocco (oppure la radice di manioca) ed il peperoncino (che io ho dovuto omettere) interi.

5. Dopo altri 10 minuti, a fuoco medio e bollore, aggiungete le patate e la prugna, a pezzi. Chiudete col coperchio, lasciate bollire a fuoco medio per altri tre quarti d’ora, per ridurre ed addensare  il tutto. Bisogna ottenere una crema grossolana.

6. Quando il mafé è sul punto di giungere a cottura, preparate il riso; in questo caso è un riso rosso, per i motivi spiegati sopra che potete preparare come ho fatto io, ma in questo caso ho omesso la pancetta. Come varietà di riso è suggerita quella thailandese, ma va benissimo  anche il basmati, la cosa importante è che sia a grano lungo.

7.Sistemate il riso in un piatto da portata e distribuite sopra il mafé, posizionatelo poi al centro della tavola. É bello mangiare dallo stesso piatto.

English recipe version

Ingredients (including ingredients for nokoss)

400 g ofcalf meat (very tender cut)

1tbs of coconut flour (the original version includes tapioca root)

1 chilli pepper

1 white onion

2 garlic cloves

2 potatoes

1 plum (the original version includes sweet potatoes)

2 carrots

sunflower oil

peanut paste

4 tablespoons of homemade tomato sauce

granular nut “Maggi”

black peppercorns

Cannamela dried chillies

laurel

red rice

water

Preparation (time: about 2 hours)

1.In a large saucepan, pour a good quantity of oil and fry the meat, cut as for a stew, until it is golden brown. Cover with the lid, as if it were stewing.

  • How to prepare the”nokoss” (a condiment typical of many Senegalese dishes)

Mix garlic and peppercorns, granular nut, a pinch of salt, dried chillies (I only put one because I have to avoid spices for a couple of months) and half of the white onion. Keep it aside.

  1. While the meat is still browning (at least thirty minutes), start dicing half an onion and add it to the saucepan. Also add half of the nokoss and some granular nut.
  1. Mix well and add the tomato preserve with a little water (100 ml). Cook for 10 minutes, then add a good liter of water, the bay leaf and season with salt, bringing to the boil again. Now you can add peanut paste *, up to 300 g. (* keep in mind that this ingredient is very allergenic, make sure that all the diners can eat it).
  1. Add the rest of the nokoss, the carrots, the coconut flour (or the cassava root) and the chilli pepper (which I had to omit) whole.
  1. 10 minutes late, over medium heat and boil, add the potatoes and plum, in pieces. Cover with the lid, let it boil over medium heat for another three quarters of an hour, to reduce and thicken everything. You need to get a coarse cream.
  1. When the mafé is about to cook, prepare the rice; in this case it is a red rice, for the reasons explained above that you can prepare as I did, but in this case I omitted the bacon. Thai rice is suggested as a variety of rice, but basmati is also very good, the important thing is that it is long-grain.

7. Place the rice on a serving plate and spread over the mafé, then place it in the center of the table. It’s nice to eat from the same plate.

Note a margine

É sempre difficile intervenire su un piatto tradizionale, c’è la paura di rovinare tutto.

Ma un progetto è un progetto, l’indagine va condotta. In questo piatto ho cercato solo di capire come potevo valorizzarlo.

La farina di cocco al posto della manioca e le prugne al posto delle patate dolci, non sono state scelte casuali. Le ho pensate, soppesate, e sono rimasta piacevolmente sorpresa del risultato.

Note acidule perfettamente bilanciate, un piccante come nota di fondo, che arriva sempre dopo, a sigillo, quasi, di un gusto ritrovato.

La crema grossolana che si forma, anche se in foto ho evitato di cospargerla sulla carne, in realtà è una goduria. L’ho usata anche il giorno dopo per condire la pasta.

Come accennavo più sopra, questo piatto nasce col riso pilaf in bianco, ma creatività per creatività, il nostro riso rosso non solo da colore, ma aggiunge gusto e si sposa benissimo con tutto il resto.

Ho mantenuto la conserva di pomodoro anche nella cottura della carne, ma vi dirò che avevo avuto l’idea di usare del ketchup. Forse la prossima volta lo farò.

Un’ultima osservazione è sull’uso del “dado”. I Senegalesi fanno un uso davvero abbondante di questo prodotto, in particolare c’è un’Azienda che è per loro sinonimo di dado, quella e solo quella, che realizza per questo Paese un prodotto specifico, commercializzato solo lì. L’azienda ha un nome Italiano, ma questo post non è un post pubblicizzato, perciò per conoscere il marchio, chiedetemelo in privato o, al limite, nei commenti.

Che dire? Se non che questa indagine è stata appagante e molto arricchente, almeno per me.

Parliamone pure, qui o altrove.

Vi lascio una poesia di Leopold Senghor, Presidente della Repubblica Senegalese…ma anche poeta.

MASCHERA NEGRA
A Pablo Picasso

Lei dorme, riposa sul candore della sabbia.
Koumba Tam dorme. Una palma verde vela la febbre dei capelli, color
di rame la fronte curva.
Le palpebre chiuse,coppa duplice e sorgenti sigillate.
Questa falce sottile di luna, questo labbro più nero e appena tumido,
dov’è il sorriso della donna complice?
Le patene delle gote, il disegno del mento, cantano l’accordo muto.
Viso di maschera chiuso all’effimero, senza occhi, senza materia.
Testa di bronzo perfetta con la patina del tempo
Che non imbrattano belletti né rossetti, né rughe, né tracce di lacrime
o di baci.
O viso tale come Dio t’ha creato prima della memoria stessa dell’età.
Viso dell’alba del mondo, non ti aprire come una gola tenera per
commuovere la mia carne.
Io ti adoro, o Bellezza, con il mio occhio monocorde!


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Il riso “rosso” per Mtchallenge Taste the World

 

riso rosso

Come by Here, my Lord è quasi un salmo che oggi si colora con le tinte forti di un popolo venuto da lontano, nel tempo e nella geografia, riaffiorando sulle labbra con una lingua che ha il sapore di casa e diventa Kumbaya, la lingua dei Gullah- Gee chee.

Con la ripresa del MTChallenge, parte un nuovo progetto, che porterà la Community a riscoprire le #minoranze etniche, andando a trovarle nella loro cucina, nella convinzione che la cultura passa da lì.

I Gullah- Gee Chee sono i diretti discenti dei primi schiavi Africani deportati in America oltre quattro secoli fa. Liberati dai Nordisti durante la Guerra di secessione, in quanto abbandonati dai padroni.

Il destino che attende i Gullah-Geechee è un destino già scritto, nel DNA di questa comunità. E’ un destino fondato sulla consapevolezza che i due secoli di schiavitù non hanno intaccato il loro senso di appartenenza, rinforzando semmai la loro cultura. (Alessandra Gennaro)

Ne parliamo perché sono stati i primi a intravedere la possibilità di coltivare il riso in America, in quella zona dal clima subtropicale del South Carolina dove erano stati “ripiantati”. La loro sapienza, la loro pazienza, hanno permesso a questo cereale di vivere una seconda volta in una terra nuova.

Le risaie, prima di essere la culla dell’alimento principale di oltre la metà della popolazione mondiale, sono una delle dimostrazioni più eloquenti del rapporto tra coltura e cultura: fare spazio a un cereale proveniente dall’estremo oriente, modellare la pianura anno dopo anno, progettare una rete di canali e di fossi e ripartire il terreno in “camere”, come se i campi fossero il disegno a cielo aperto della pianta di una casa in costruzione, con le paratie e le chiuse al posto degli usci… Tutto questo richiede l’assunzione di un preciso modo di pensare e di porsi in rapporto alla terra, all’acqua e agli altri, non fosse che per coordinare il momento cruciale in cui il terreno seminato viene ricoperto da un velo e diviene terra d’acqua. (Enzo Bianchi, L’uomo che nasce da un chicco di riso)

 

Il pomodoro indica l’integrazione, la volontà di incontrare l’America, l’apertura all’uomo bianco, antico padrone, oggi fratello.

Personalmente di questa ricetta ho amato prima il profumo, dato da un inconfondibile match aromatico tra cipolla, aglio e alloro.

Si tratta della versione di Toni Tipton- Martin  in Jubilee e la Community ha avuto l’onore di reinterpretarla pedissequamente e riproporvela, ognuno dalla propria cucina. Gli ingredienti sono davvero a portata, li avrete certamente in dispensa anche voi.

Unico problema può esser il bacon, ma andate pure di pancetta, come hanno fatto molte di noi. Questa prova anticipa di qualche giorno la ricetta creativa, con la quale spero di incuriosirvi, perciò vi aspetto qui o sul sito, rinnovato dell’MTChalenge.

Stay tuned!

 

riso rosso 2

Red rice da Jubilee

Ingredienti

  • 3 fette di bacon a cubetti o 3 cucchiai di burro (per me pancetta ma anche burro)
  • mezza cipolla tritata
  • 1 spicchio d’aglio tritato
  • 1 tazza di riso Basmati (225 g)
  • 180 g di passata di pomodoro (per me quella fatta in casa)
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • 1 cucchiaino di sale
  • ½ cucchiaino di pepe nero
  • 1 foglia di alloro
  • 470 ml di brodo di pollo o acqua (io ho utilizzato solo acqua)

Preparazione

  1. Fate andare il burro e la pancetta (o il bacon) fino a fondere l’uno e render croccante l’altra.
  2. Aggiungete la cipolla e fatela cuocere nel grasso, fino a quando sarà traslucida (2-3 minuti).
  3. Aggiungete l’aglio e proseguite la cottura per un minuto circa. Unite poi il riso e cuocetelo, mescolando, fino a quando i chicchi perderanno la loro trasparenza. Unite quindi tutti gli altri ingredienti e portate a bollore, a fiamma alta.
  4. Abbassate la fiamma, mettete il coperchio e proseguite la cottura per 20-25 minuti, mescolando di tanto in tanto. Quando il riso è cotto, spegnete il fuoco e fate riposare per 5 minuti, sempre coperto. Dopodiché, eliminate la foglia di alloro e sgranate il riso con una forchetta, prima di rovesciarlo nel piatto da portata. (n.b. se usate un coperchio di vetro, potrete controllare la cottura senza scoperchiare, anche se questa cottura pilaf non è proprio quella originale e non succederebbe nulla, anzi date una bella mescolata!)
  5. Regolate di sale e pepe e , se avete usato il bacon, guarnitelo con i cubetti tenuti da parte.

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Un po’ di me…

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Il mio pezzo d’Africa ce l’ho vicino casa, presso la Comunità Comboniana di Cavallino.

Innanzitutto è uno spazio che accoglie chiunque voglia riconciliarsi con la natura, essendo una vera e propria nicchia ecologica dove crescono rigogliose varie specie botaniche, come alloro e timo, agrumeti, querce vallonee, eucalipti.

La costruzione che vedete alle mie spalle è ad uso didattico dei Padri Comboniani. Non si può accedere senza un permesso al loro interno. Ho voluto fare uno scatto per darvi l’idea.

Voi avete il vostro pezzo d’Africa?

 

 

 


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Quasi un pudding fresco e piccante alle fragole sous vide

Chi ha inventato il “pudding“?

E chi ha inventato  MTChallenge?

E la cottura sottovuoto a bassa temperatura?

E perché?

E perché no, dico io!

E perché non le fragole! Ovviamente queste meravigliose fragole bio chilometro zero penso di averle solo io, con homedelivery, per giunta e finalmente, direi! Roba da salentini doc …

Cibo delle fate, frutto del Paradiso, and so on, le fragole sono davvero una materia prima da trattare con rispetto, dalla terra alla tavola. E volendole gustare cotte? Vi consiglio il sottovuoto a 65°C per 1/2 ora.

Ho approfittato della sfida Smart edition n.4 per provarle in questo quasi pudding un po’ orientaleggiante, ma non troppo e ringrazio Ale&Greta per questa ulteriore possibilità!

Se non avete l’equipaggiamento da manuale per la cottura sottovuoto, armatevi di sacchetti goffrati, dorsetti e mollette da bucato, un termometro da cucina che è lo strumento indispensabile, e poi un po’ di pazienza, quanto basta,per ottenere risultati sbalorditivi!

Vi lascio la mia ricettina, ispirata alla raccolta Black Sea:

Per 4 persone:

1 peperoncino essiccato

200 g di fragole biologiche a pezzi

50 g di zucchero semolato

succo di limone (facoltativo)

150 g di yogurt

150 g di formaggio spalmabile (anche il mascarpone)

mentuccia per decorare

 

Se il vostro peperoncino è intero, svuotatelo dei semini e tostatelo; poi pestatelo in un mortaio.

Allestite il vostro bagnetto termostatato casalingo con una pentola capiente e piena d’acqua, appoggiate sopra una griglia. Prendete un sacchetto da sottovuoto, inserite zucchero, fragole e peperoncino. Create ilvuoto con la macchinetta tipo wet oppure aiutandovi con ilbordo del vostro banco di lavoro,inserendo il dorsetto o chiudendo con la zip (dipenderà dal tipo di sacchetto utilizzato, li trovate al supermercato).

Verificate la temperatura dell’acqua, mantenete i 65°C (vi ricordo che può esservi utile tenere in frigo una caraffa con dell’acqua fredda per abbassare eventualmente la T in caso di aumento).

Il vostro sacchetto va adagiato nella pentola, del tutto immerso in acqua e con una molletta, potrete sostenerlo alla griglia.

Dopo mezz’ora,potete togliere dal fuoco e far raffreddare.

Nel frattempo, formate la vostra crema di yogurt e formaggio, tenendola in fresco fino al momento di servire.

Dividete la crema in quattro ciotoline e versate sopra le fragole e delle foglioline di menta.

Anche se non amo particolarmente il piccante, questo dessert è stata una bella esperienza sensoriale, e il sottovuoto è stata la scelta migliore per valorizzare queste fragole.

Una preparazione tradizionale può esser fatta con cottura direttamente in pentola per 15 minuti, ma rischierete di spappolare la frutta!

 

 

 


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Un Negroni per gli auguri al mio blog in sous vide per MTC con crocchette di champignon

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Il primo giorno in Laboratorio di Biologia Molecolare fu molto bello e insieme tremendo da un punto di vista emotivo. Indossavo il camice e avevo davanti una postazione tutta mia in cui allestire dal vivo tutto ciò che, fino a quel momento, avevo solo studiato sui libri.

In un laboratorio di ricerca avviene un piccolo miracolo ogni giorno: quello di aggiungere un pezzo di puzzle nel grande incastro della vita.

Maneggiare l’infinitamente piccolo, renderlo comprensibile e “visibile”, disponibile e ripetibile, è un mestiere non facile, dove spesso è anche richiesto il sapersela cavare, al di là dell’ultima tecnologia a disposizione. Bisogna avere ingegno.

Lo stesso ingegno che bisogna trovare quando vuoi cogliere l’ennesima sfida targata MTC ma ti manca lo strumento. –Hai scoperto sequenze codificanti di uno dei DNA più complessi, e vorresti tirarti indietro perché non hai l’equipaggiamento necessario per la cottura sottovuoto? – sussurrava la vocina della mia autostima, in un momento di distrazione di quella della malesciàna salentina che al primo sole vorrebbe farmi abbronzare in terrazza. Ebbene, ci vuole un Negroni, ma non uno qualunque, ci vuole quello sous vide. -E poi, due crocchette ai funghi non le vuoi fare? Ti basta un uovo rassodato sottovuoto, cosa vuoi che sia?- sempre la vocina dell’autostima…E poi oggi il mio Blog compie sette anni, what else?

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Il grande vantaggio della cottura sotto vuoto, da un punto di vista nutrizionale ed organolettico consiste nel mantenimento di tutti i costituenti, le sostanze aromatiche e le vitamine, preservate dall’assenza di ossigeno, mentre l’acqua conserva il prodotto più tenero, rendendo non necessario l’accompagnamento con salse, il che sicuramente alleggerirà l’introito di grassi durante il pasto. ¹

Occorrente per allestire un bagnetto termostatico in casa:

sacchetti da sottovuoto goffrati

dorsetti (da rilegatura)per sigillare

griglia e mollette per sorreggerli

una pentola capiente

un termometro da cucina

Per il Negroni sous vide – ricetta da SMARTViDE by Sammic:

bucce d’arancia non trattata

250 ml di Campari

1 bacca di vaniglia

pepe in grani

fava di Tonka

250 ml di gin

ghiaccio e shaker

Riempite per metà una pentola capiente con acqua e adagiate sopra una griglia. In un sacchettoda sottovuoto versate il Campari e tutti gli ingredienti, tranne il gin, create il vuoto e sigillate con un dorsetto (vanno bene quelli per rilegare). Immergete il sacchetto nel bagnetto termostatico allestito quando la T sarà di 65 °C. Fate in modo che il sacchetto sia ben disteso, per quanto possibile e totalmente immerso nell’acqua. Per evitare troppi sbalzi di temperatura nel corso del tempo necessario (di un’ora) ricoprite il tutto con carta d’alluminio. Con un termometro da cucina monitorate la temperatura. Siccome in queste condizioni “artigianali” dovrete spesso abbassarla, vi consiglio di tenere in frigo dell’acqua fresca da versare nel bagnetto all’occorrenza. Un altro escamotage può esser quello di spegnere il fornello di tanto in tanto,sempre dopo verifica della temperatura. A fine cottura, filtrate con un colino il contenuto del sacchetto e mettete a raffreddare. Successivamente con uno shaker, ultimate il vostro cocktail con l’aggiunta del gin e servite freddo. Decorata con altra buccia d’arancia. Le prime note che percepirete saranno quelle vanigliate, e poi l’amarognolo tipico delle arance. Un gusto molto più caratterizzato e deciso di un Negroni sorseggiato al bar.

 

Per 20 crocchette di champignon con uovo sous vide:

150 g di champignon a fette

trito di prezzemolo

trito di scalogno

olio d’oliva

150 ml di latte

1 cucchiaio di farina di riso

1 cucchiaio di Parmiggiano

pepe

sale qb

50 g pangrattato senza glutine

1 uovo rassodato sous vide (71 °C per 45’)

olio di semi per friggere

Per fare queste crocchette, dove era richiesto di rassodare un uovo per circa sette otto minuti, ho voluto provare a farlo in sous vide, sfruttando il bagnetto del Negroni a 65°C e prolungando il tempo richiesto per l’uovo di 15’. Ho ottenuto un uovo con un albume rassodato ma ancora tenero ed un tuorlo del tutto separato dall’albume e quasi del tutto rassodato, proprio come speravo in quanto a consistenza, cioè ben cotto ma non indurito.

In una padella antiaderente fate andare il trito di scalogno e aggiungete subito i funghi, infarinateli e versate il latte caldo. Aggiungete il formaggio, il prezzemolo, il pepe e regolate di sale. Fate rapprendere e poi togliete dal fuoco.

Per cuocere l’uovo sottovuoto, riempite d’acqua un sacchetto da sottovuoto e immergetevi l’uovo senza romperlo. Create il vuoto, sigillate il sacchetto e immergete nel bagnetto (io ho sfruttato un unico bagnetto e ho fatto cuocere il sacchetto dell’uovo insieme al sacchetto del Negroni, per un’ora a 65°C.

Una volta che il composto di funghi si è raffreddato ho aggiunto l’uovo e ho frullato grossolanamente il tutto. Ho formato le crocchette con le mani infarinate e le ho fritte in olio di semi. Servite calde, erano croccanti fuori e “cremose” dentro, si distinguevano bene i sapori e nessun ingrediente prevaleva sugli altri. L’uovo sotto vuoto ha legato gli ingredienti avvolgendoli alla perfezione.

 

 

¹COMPLEMENTI di Scienza dell’Alimentazione, di P.Cappelli-V.Vannucchi, Ed. Zanichelli

 

 

 

 


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Circassian Chicken fintissime pies!

Ve la faccio breve!

L’MTC è contagioso, anche nella versione smart. Infatti, quella di oggi è la seconda ricetta con cui gioco, ed uso il verbo giocare, perché questo è un gioco meraviglioso!

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Ho immaginato delle finte pies di sfoglia gluten free “pronta” perché è bello, ogni tanto, vincere facile e ci ho messo dentro un ripieno di Circassian Chicken, con leggera modifica della salsa alle noci e poi ridotto in omogenizzato, o quasi, per farcire le piccole finte pies.  Tutto questo po po di procedimento perchè le tre signore hanno voluto che scegliessimo una ricetta straniera a base di pollo a cui infondere il nostro personale twist.

Le ricette da cui sono partita sono due:

-Circassian Chicken preso dalla raccolta Black Sea di Caroline Eden;

-Lamb pies visto su Salt is essential di Shaun Hill (solo l’estetica, perché poi ho usato la sfoglia pronta, ma ovviamente il vero impasto delle pies è diverso).

Vi riporto solo la ricetta del pollo, che costituisce il ripieno.

Per 4 persone

400 ml di brodo di pollo

2 petti di pollo

2 fette di pane raffermo (per me un rotolo di sfoglia pronta)

80 ml di latte (per me del formaggio primo sale)

una manciata di gherigli di noci tostati

1 spicchio d’aglio schiacciato con del sale

1/2 cucchiaino di pepe nero

1/2 cucchiaino di allspice in polvere

Fate cuocere i petti di pollo nel brodo, portate a bollore e continuate la cottura per almeno altri 10 minuti. Rimuovete i petti dal brodo e, dopo averli fatti raffreddare bene, con le mani spezzettateli dentro una ciotola, riducendoli i pezzettini di circa 2 cm. Tenete da parte solo 100 ml di quel brodo ed il restante, usatelo in altro modo.

 

A questo punto, bisognerebbe ammollare il pane raffermo nel latte, io invece con delle formine ho ritagliato dei dischetti di pasta sfoglia e li ho adagiati negli stampi. Al posto del latte, ho messo nel ripieno dei pezzi di primo sale, il formaggio di pochi giorni, che viene consumato prima della stagionatura.

In un frullatore, inserite le noci tostate con la pasta d’aglio. Aggiungete il formaggio (nell’originale il pane raffermo ammollato nel latte) , il brodo tenuto da parte, insieme alle spezie in polvere, e frullate fino ad ottenere una salsa dalla consistenza cremosa, a cui io ho aggiunto i pezzi di petto di pollo, frullandolo assieme alla salsa.

Con il ripieno così ottenuto, ho composto le piccole pies, richiudendole altri dischetti  di sfoglia pronta, su cui ho inciso delle piccole croci, come in quelle di agnello di Shaun Hill.

Infornate per 15 minuti a 175°C. Servite tiepide, se riusciranno ad arrivare a cena.

 

 

 


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Korma di pollo alle mandorle per l’MTC del twist

Da quando le due signore, che ora son diventate tre, hanno riattivato l’MTC in modalità smart, ci abbiamo preso ancora più gusto e ha aggiunto allo stare in casa forzato, fatto di cicli continui di didattica a distanza-spesa settimanale- skype conference –didattica a distanza, quell’adrenalina di fondo che ti fa pensare per giorni ad una ricetta, sempre la stessa probabilmente da secoli, e poi, il giorno che piove di più in tutto l’anno,  tuo marito -nuovo supereroe- si sveglia all’alba perché è il giorno della spesa settimanale e, prima di uscire da casa, imbacuccato di tutto punto, ti chiede:

-Hai messo sulla lista quelle cose strane che volevi per te? –

e tu ti spatafasci in pantofole lungo il corridoio al grido del siiii più contento della giornata ed è lì che torni seria!

Ti dirigi verso la libreria e tiri fuori quel libro che ti frullava in testa da giorni, da quando Alessandra, insieme a Greta e Katia, vincitrice della prima smart edition ,ti avevano svelato in tre parole la prossima sfida:

pollo-mondo-twist.

Il libro: INDIA IN CUCINA, Le ricette fondamentali gesto per gesto. Alessandra Avallone, Mondadori.

La ricetta: Korma di pollo alle mandorle

Questa ricetta Moghul risale alle antiche tradizioni gastronomiche influenzate

dalla dominazione islamica a dai continui scambi commerciali

con la Turchia e l’Afghanistan.

La cucina Moghul è considerata estremamente raffinata,

ricca di spezie sottilmente equilibrate

e priva di sapori molto forti e pungenti come aglio e cipolla. Cit.

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Gli ingredienti originali (agli * corrisponderanno mie variazioni)

per 6 persone

70 g di mandorle sgusciate e spellate

5 cm di zenzero fresco

1 cucchiaino di pepe bianco

200 g di yogurt greco

4,5 dl di latte di cocco in scatola

10 cardamomo verdi

1 cucchiaino di garam masala*

1 kg di cosce di pollo

4 cucchiai di panna

1 lime (per me limone)

1-2 cucchiaini di acqua di rose**

sale

Per il garam masala è riportata a pag 19 -dello stesso libro- questa lista di ingredienti:

Macinare insieme nel macinino elettrico

2 cucchiaini di semi di cumino

1 cucchiaino di chiodi di garofano* (da me sostituito con piccoli pezzi di anice stellato)

leggermente tostati, 1 cucchiaino di grani di pepe nero, 5 cm di cannella in stecca, 5 cardamomo neri* (da me sostituito con la polvere di cardamomo nero)

i semi di 20 cardamomo verdi, 2 foglie di alloro secco, ½ cucciaino di noce moscata grattugiata, ¼ di cucchiaino di macis in polvere, ¾ di cucchiaino di zenzero in polvere. Conservare il garam masala in un barattolo a chiusura ermetica.

 

Procedimento

  • Macinare assieme nel tritatutto elettrico le mandorle, lo zenzero grattugiato, il pepe e 1 cucchiaino scarso di sale.
  • In una casseruola, mescolare la pasta ottenuta con lo yogurt, il latte di cocco (non pervenuto con la spesa!) e 2dl di acqua. Riunire i semi contenuti nel cardamomo e il garam masala in una garza (ho usato garza sterile), e legarla con filo da cucina.
  • Togliere la pelle alle cosce di pollo e tagliare ognuna in 4 pezzi (per me più di 4).
  • Portare a ebollizione lo yogurt assieme alle spezie nella garza, quindi immergervi i pezzi di pollo.
  • Abbassare la fiamma e cuocere per 45 minuti. Eliminare la garza, togliere il pollo dalla casseruola e tenerlo da parte in caldo
  • Ridurre la salsa a fuoco vivace, incorporare la panna (io non l’ho fatto), il succo di lime (per me limone) e l’acqua di rose (per me sciroppo di rose), rimettere il pollo nella pentola e cuocere ancora pochi minuti.

 

Infine, nel piatto ho decorato con dello zafferano anche se non era richiesto, ma si è trattato più che altro di un twist … estetico. Per il resto, oltre a togliere il latte di cocco e utilizzare anice stellato al posto dei chiodi di garofano, diminuire la concentrazione di cardamomo verde, usare sciroppo di rose al posto di acqua di rose e succo di limone invece di quello di lime, il mio twist ha intaccato passaggi a mio avviso non fondamentali nella preparazione, senza togliere l’anima al piatto, ma piuttosto adattandolo ad un gusto più vicino e riconoscibile …  è stata un’esperienza divertente e appagante.

 

 

 

 

 

 


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Cavatelli senza glutine con baccelli di fave e code di porro, gli scarti in cucina per l’MTChallenge.

Grazie ad Alessandra e Greta abbiamo l’occasione di rivivere tutta la gioia di cucinare per l’MTC in un’edizione straordinaria e senza pubblicazione sul sito, insomma tutta per noi e per chi ci vuole bene.

Il tema della “sfida” è la cucina degli scarti, o meglio un condimento per pasta secca ottenuto con ciò che normalmente finirebbe a fermentare nel compost, che sia di origine animale o vegetale.  Nel mio caso ho colto l’occasione di aver ricevuto in regalo delle fave fresche, di stagione e coltivate senza trattamenti chimici in proprio, per cui ho voluto provare per la prima volta a realizzare un condimento a base di baccelli, dopo la sgranatura. Avendo anche degli scarti di coda di porro, li ho utilizzati insieme ai baccelli, ottenendo qualcosa di davvero gustoso. Che sorpresa è stata! Ho considerato scarto anche qualche cucchiaiata di acqua di cottura dei ceci che stavo preparando, l’acquafaba che ho utilizzato in mantecatura.

I cavatelli sono di riso e mais, prodotti da Farabella, un’azienda che ormai spesso abita i nostri piatti, avendo un piccolo buongustaio celiaco a tavola con noi.

I baccelli di fava sono molto più ricchi di proteine e fibre rispetto alle fave stesse, il nome faba sembra derivare dall’arabo habba o da un’antica voce indo-europea bhabha, che significa “qualcosa che si gonfia”.¹

Aneddoto. Nel 1500 era consuetudine del Capitolo metropolitano nominare gli “ufficiali” e i nuovi componenti, adoperando per la votazione dei bussolotti, uno di fave nere e l’altro di fave bianche. Da qui nel barese il modo di dire, ancora utilizzato, <<Com-a le fave du Capìddue>> per indicare l’esattezza del conteggio.

¹Presi in Ortaggio di M.Renna e P. Santamaria

 

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Cavatelli ai baccelli di fava

Per due persone:

160 g di cavatelli Farabella senza glutine

3 baccelli di fava già sgranati

coda di porri qb

1,5 litri d’acqua da aromatizzare con alloro

15 g di olio d’oliva

2 cucchiaiate di acquafaba di ceci (se non ne avete utilizzate l’acqua di cottura della pasta)

caciottina mista qb  e crostini per servire

semi di papavero (facoltativi)

Portare a bollore l’acqua insieme ad una foglia di alloro e poco sale. Raggiunto il primo bollore, aggiungere i baccelli di fava, già sgranati, ben lavati e fatti a piccoli pezzi. Sbollentare per 5 minuti.

Togliere i baccelli dall’acqua aromatizzata (che sarà diventata verde) e riutilizzarla per la cottura dei cavatelli.

Intanto, far andare in una padella antiaderente unta di olio d’oliva – almeno 10-15 grammi- i baccelli cotti insieme alle code di porro.

Mentre i cavatelli sono in cottura, al massimo 9 minuti, frullare il condimento e riportarlo nella padella antiaderente per la mantecatura.

Dopo aver scolato la pasta, mantecate lontano dal fuoco accompagnando con due cucchiaiate di acqua di cottura dei ceci, che io avevo già disponibile, ma si può sostituire con acqua di cottura della pasta, che è ben aromatizzata.

Completare il piatto con scaglie di caciottina mista grattugiata al momento. Si può servire con dei crostini sbriciolati e spolverare con dei semi. Io ho utilizzato quelli di papavero.

 


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Buon compleanno Club del 27. Il mio pane dolce del sabato.

Il Signore benedisse il settimo giorno e lo dichiarò sacro perché in esso Egli si era astenuto da ogni Sua opera che aveva fatto (Gen 2,3)

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Le versioni senza glutine non sono mai belle come le sorelle maggiori originali, ma hanno sempre il loro perché.

Oggi il Club festeggia il secondo compleanno e ciascun tesserato ha potuto scegliere come festeggiarlo, ecco spiegato il motivo di cotanti dolci e ricette proposte in questi primi due anni. La mia personale scelta è caduta su una vecchia sfida del Mtc, poco prima che entrassi a farne parte: il pane dolce del sabato di Ele, che il Club ha riproposto in una circostanza particolare, e non proprio felice. Volevo riprodurlo senza glutine per un sacco di motivi, e per ricordarvi che se invitate un celiaco al vostro compleanno, abbiate la delicatezza di fargli trovare qualcosa di buono da mangiare insieme…

CREDIT MAI ESTEVE

Qui trovate il resto delle ricette scelte dagli altri membri del Club. Non dimenticate di andare a curiosare anche da loro!!

Eccovi la ricetta originale di Ele:

per due trecce ripiene:
500 gr di farina 0*
2 uova grandi medie (circa 60-62 gr con il guscio)

100 gr di zucchero
20 gr di lievito di birra

125 ml di acqua tiepida
125 ml di olio extra vergine d’oliva
10 gr di sale
100 gr di uva passa
un tuorlo d’uovo
un cucchiaio di acqua
semi di sesamo e papavero
Prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell’acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l’olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione. Lavorare fino a che l’impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l’impasto e tagliarlo in due parti uguali. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
Stendere** su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15. Spargere l’uva passa sulle tre parti.
Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lungi “salsicciotti”.
Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
Ripetere l’operazione per la seconda treccia. Adagiare le trecce su una placca da forno unta di olio. Lasciare lievitare ancora due ore. 
Sbattere il tuorlo d’uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie; spolverare di semi di sesamo o papavero.
Infornare in forno già caldo e STATICO a 200°C
per circa 15-20 minuti.
*il mio è senza glutine, ho utilizzato un mix di farine per dolci gluten free; purtroppo il mio lievito non si è attivato del tutto e la lievitazione è andata peggio del previsto.
**Gli impasti gluten free sono molto appiccicosi, si lavorano male:vi consiglio di inumidirvi le mani con dell’acqua e aiutarvi con della carta da forno e delle spatole di silicone. Oppure limitate i liquidi anche se questo andrà a scapito della sofficità 😉
BUON COMPLEANNO CLUB!!!!

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Il mio pollo fritto all’infinito per Il Club del 27

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Febbraio quest’anno è interamente dedicato al Carnevale e perciò si potrebbe friggere ogni giorno…io però col fritto ho una relazione complicata, perciò potendo scegliere quando farlo, ho preferito aspettare l’appuntamento con il Club! Abbiamo potuto scegliere tra alcune ricette della sfida n.63-e forse non friggo da allora;-)

Perché ho scelto di eseguire la ricetta di Mai? Per il numero 8…sarà l’età del prossimo compleanno di mio figlio, a breve, e poi mi ha sempre affascinato il simbolo matematico di Infinito che è un 8 addormentato, non vi pare?

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Credit Mai Esteve #quelgrangeniodellaMai

Per completare il concetto matematico vi dirò di più: un insieme infinito e numerabile è indicato da una lettera ebraica Aleph  (\aleph ) e questo è un rimando alla persona che ci ha regalato la ricetta del coleslaw …che sicuramente conosceva l’alfabeto ebraico ❤

Michael.

E ora non posso che lasciarvi la ricetta di Mai, che io ho dovuto realizzare senza glutine. 

Trovate le altre bellissime ricette qui.

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LATTICELLO homemade allo zenzero

300 g latte parzialmente scremato

300 g yogurt magro

15 ml succo di limone filtrato

5 cm di zenzero

 

In una ciotola versate lo yogurt e il latte e stemperateli, infine aggiungete il limone. Lasciate a temperatura ambiente per 15 minuti circa.

Dividete il latticello in due recipienti, in uno adagiate 4 pezzi di pollo, devono essere il più coperti possibili. Versate il resto del latticello nell’altro recipiente, grattugiate lo zenzero e massaggiateci il pollo, poi versare il tutto dentro. Coprite con la pellicola e mettete in frigo per almeno 4 ore, ancora meglio se tutta la notte come ho fatto io.

 

POLLO FRITTO

Ingredienti per 4 pezzi di pollo con ossa e pelle

3 uova medie

100 g farina + mix di 8 spezie

100 g  Formenton otto file** + 25 g farina di mais + 1 cucchiaio di farina

sale

1,5 l olio evo per friggere

**per me Senza Glutine

 

mix di 8 spezie

1 cucchiaino abbondante di curcuma

5 grani di pepe nero

5 foglioline di curry

i semi di 5 bacche di cardamomo

mezzo cucchiaino di fieno greco

mezzo cucchiaino semi di senape

mezzo cucchiaino semi di coriandolo

mezzo cucchiaino semi di finocchio

 

In un padellino scaldare i semi di 5 bacche di cardamomo, il fieno greco, i semi di coriandolo e quello di finocchio. Scaldandoli lasciano andare gli olii essenziali e il sapore e profumo ci guadagna così come le loro proprietà benefiche. Trasferirle in un mortaio e pestarle aggiungendo il resto di spezie e un cucchiaino scarso di sale grosso. 

 

Sempre in un sacchetto alimentare, capiente, mescolateci la farina e il mix di spezie 

mettete due pezzi per volta di pollo, quello marinato allo zenzero, (lasciati sempre a scolare sopra una gratella per almeno mezz’ora) e infarinateli agitando sempre il sacchetto finche la farina speziata si sia impregnata bene attorno a tutti i pezzi di pollo, se è necessario pressate bene. Poi scuoteteli eliminando così la farina in eccesso. 

Trasferite i pezzi di carne nell’uovo battuto e regolato di sale, se serve aiutatevi con una forchetta, dopodiché trasferiteli in un altro piatto, capiente, dove avrete mescolate le farine di mais più un cucchiaio di farina bianca. Passateli nella farina pressando nuovamente le carni coprendo così tutto il pezzo per bene. Una volta tutto panato procedete con la frittura.

Immergete 2 pezzi di pollo alla volta. Osservate sempre l’olio sia sempre a una temperatura adeguata. Quando il pollo avrà una colorazione dorata ed omogenea, a me mi ci sono voluti 11/12 minuti di cottura, dovuto alla panatura robusta, scolatelo dall’olio ed appoggiatelo sul piatto con la carta assorbente.

 

maionese alla curcuma pepe nero e senape:

1 uovo intero

300 ml d’olio di girasole

2 cucchiai di succi di limone

1 cucchiaino di senape
1 cucchiaino di curcuma
sale e pepe qb

Versare tutti gli ingredienti nel frullatore tranne metà dell’olio. Cominciare a frullare a basa potenza e quando gli ingredienti si sono amalgamati cominciate a versarci il resto dell’olio a filo.

Insalata di patate:

3 patate medie bollite.

mezza cipolla rossa (che ho dimenticato di comprare e messo del porro)

un gambo di sedano

3 cetriolini sotto aceto + 2 cucchiai del loro liquido di conserva

2 cucchiai di maionese (fatta in casa)

1 cucchiaio di gin

un pizzico di sale e uno di zucchero

 

Tagliate le patate a dadi grossi irregolari, aggiungeteci il sedano tagliato a fette sottile una volta lavato e privo delle filamenta. Sbucciate la cipolla, ne serve la metta, ma anche un pò meno a secondo i gusti. tagliatella a fette sottile e aggiungete al resto assieme ai cetriolini anche questi fatti a rondelle sottili.

A parte mescolate i liquidi con la maionese e condite il tutto. Conservare nel frigo coperto. L’indomani è ancora più gustosa!

Coleslaw da qui

 

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Zucca ripiena alla Persiana per il Club del 27

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La cucina Orientale ha sempre esercitato su di me un grande fascino al punto che appena sono state proposte le ricette di Gennaio, nel nostro Club del 27,non ho avuto dubbi e ho scelto questa ad occhi chiusi!Vi basterà avere a disposizione delle zucche adatte ad essere ripiene, la varietà migliore è quella “acorn” ma tutto sommato servirà solo da contenitore per cuocere la carne, di agnello o vitello, secondo il vostro gusto.

Qui trovate tutte le proposte del mese!

Banner Credit Mai Esteve

Ingredienti per 4 persone

2 zucche tagliate a metà per la lunghezza e svuotate

3 cucchiai d’olio d’oliva

sale Kosher

pepe macinato al momento

655 g di carne macinata di agnello o vitello

1 limone e mezzo (zeste)

1/2 cipolla gialla

3 spicchi d’aglio grattugiati

3 cucchiai di prezzemolo tritato

3 cucchiai di menta fresca e altre foglioline per guarnire

1 cucchiaio di cumino in polvere

1 cucchiaio di coriandolo in polvere

una punta di cucchiaino di cannella in polvere

185 g di yogurt bianco da latte intero

1 cucchiaio e mezzo di succo di limone spremuto al momento

30 g di chicchi di melagrana (per me melassa di melagrana)

 

Preriscaldate il forno a 200°C. Foderate il vostro vassoio con carta da forno.

Posizionate le vostre mezze zucche con la concavità rivolta verso l’alto, nel vassoio foderato. Ungetele sia all’interno che all’esterno con 2 cucchiai di olio e condite le cavità con sale e pepe. Cuocetele per mezz’ora fino ad ottenere un colore dorato ed una tenera consistenza.

In una ciotola, mescolate la carne trita, le zeste di limone, cipolla, aglio, prezzemolo, menta e le altre spezie in polvere (cumino, coriandolo e cannella), con l’olio avanzato.

A parte, in un’altra ciotolina, unite il succo di limone e parte della menta avanzata. Regolate di sale e pepe. Aggiungete la salsa allo yogurt sul ripieno,insieme a dei chicchi o melassa di melagrana, qualche fogliolina di menta fresca e servite.