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Turkish coffee ice cream

Se con un deca non si può andar via, come cantavano gli 883 negli anni ’90, lo si potrà fare dopo un gelato al caffè turco, garantisco.

Adoro la genialità della signora Henry e di tutte le furbamente dotate di ricettari in cui il concept è e sarà sempre la carta vincente per chiudere un pranzo, una cena, o qualsiasi altro evento degno di esser ricordato. In questo caso il concept è preso in prestito dalle strade di Istanbul, impregnate di odore di caffè al cardamomo, avvolgente quanto un abbraccio. Trasportarlo dentro un gelato è un attimo! E per questo autunno dai toni caldi, non c’è niente di meglio, tanto che partecipo al Redone di Novembre, l’ultimo di questo 2021, convinta di aver scoperto una ricetta di un furbo e di un buono da vendere. Ringrazio la squadra per la mia recente vittoria e da qui è tutto.

TURKISH COFFEE ICE CREAM, Menu Take me back to Istanbul

da How to eat a peach, Diana Henry

(traduzione di Stefania Orlando)

per circa mezzo litro di gelato


2 cucchiai di caffè espresso solubile

semi pestati o macinati provenienti da 10 bacche di cardamomo

300 ml di doppia panna da montare

175 di latte condensato zuccherato

  • Mescolare il caffè con due cucchiai di acqua bollente ed i semi macinati di cardamomo. Lasciare raffreddare.
  • A parte, montare la panna ed il latte condensato insieme, finché si otterrà un composto piuttosto sodo, quindi unire il caffè aromatizzato.
  • Versare il tutto in un contenitore, chiudere con un coperchio o con della pellicola e mettere in freezer.
    Non c’è bisogno di sbatterlo ogni tot numero di ore. Unica accortezza, diventando molto duro congelando, necessita di essere tirato fuori circa 20 minuti prima di quando si intende servirlo.

La ricetta è assolutamente PROMOSSA.


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BULZ per il Redone di Ottobre

Con un po’ di ritardo sui miei standard, ma ci sono anche questo mese per il Redone dello Starbooks, con una ricetta abbastanza calzante con l’autunno e con la prima voglia di tepore. Dite la verità! Avete aggiunto la copertina pesante alle vostre lenzuola? Ma bando alle ciance e andiamo subito in cucina, con queste “polpette” di polenta al formaggio e yogurt. La ricetta è tratta da Carpathia di Irina Georgescu, un libro davvero accattivante e che potrebbe finire tra i regali di questo Natale 2021.

BULZ

(traduzione a cura di Stefania Orlando)


per 6 persone

500ml di acqua
250 g di farina di mais
25 g di burro
un cucchiaino di sale
100 g di formaggio tipo Cheddar grattugiato
250 g di yogurt bianco naturale
150 g di formaggio stagionato di pecora o di capra grattugiato
250 g di pomodorini ciliegia
olio di oliva, per la cottura dei pomodorini
100 g di altro yogurt bianco naturale per servire

  • Portare l’acqua a bollore su fuoco alto quindi aggiungere la farina di mais, il burro ed il sale girando vigorosamente in modo che non si formano grumi.Abbassare il fuoco fino ad una fiamma media e continuare a cuocere, sempre mescolando, per circa 5 minuti in modo che la polenta risulti ben soda.
  • Spegnere il fuoco ed aggiungere immediatamente lo yogurt ed il Cheddar, mescolando bene, quindi versare la polenta su un vassoio coperto con carta forno livellandola con il mestolo.Farla raffreddare per 20 minuti.
  • Intanto foderare una teglia con carta forno ed accendere il forno a 200 gradi. Con le mani inumidite prelevare piccole porzioni di polenta da 50 g, appiattirle tra i palmi ed aggiungere un po’ di formaggio grattugiato al centro. Arrotolare quindi il tutto in una pallina.
  • Continuare fino ad esaurimento degli ingredienti e posizionare tutte le palline sulla teglia preparata.
    Infornare per 25-30 minuti o finchè colorite, croccanti e dorate.
  • Nel frattempo arrostire i pomodorini dopo averli conditi con sale e olio, usando una teglia separata, per 15-20 minuti.
    Servire i bulz ben caldi, appena usciti dal forno, accompagnandoli con i pomodorini ed una cucchiaiata di yogurt.

NOTE

La semplicità disarmante di questa ricetta è superata solo dalla sua bontà, ma la vera scoperta forse è data da quell’insalatina di pomodorini arrostiti che non deve assolutamente mancare per arricchire di gusto queste grosse polpette!

La ricetta è PROMOSSA


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Honey cake (gluten free version) per il Redone di Giugno

Lo so.

“Sglutinare” è ormai un’operazione che eseguo di default, con risultati sempre migliori. Quando poi la ricetta di partenza è di per sé candidata all’effetto scarpa, perché rischia di essere immangiabile a prescindere, un buon risultato come questo regala ancora più soddisfazioni. Non solo “l’effetto scarpa” è stato superato, ma lo è anche a lungo termine, ossia il giorno dopo, quando tutti i dolci gluten free si trasformano naturalmente in una suola, tutti tranne questo.

Per questo motivo vi propongo, per il Redone di Giugno, la versione ben riuscita e senza glutine di un Lekach, ovvero un dolce tradizionale ebraico, nella fattispecie un Honey cake, da una ricetta di Niki Segnit tratta dal libro Lateral cooking.

HONEY CAKE, Lateral Cooking

(Traduzione di Biagio D’Angelo)

INGREDIENTI 
200 g di farina (Per me senza glutine)

½ cucchiaino di bicarbonato di sodio

2 cucchiaini di cannella in polvere

2 cucchiaini di mix di spezie (per me cardamomo, pepe, zenzero e chiodi di garofano)

½ cucchiaino di noce moscata grattugiata al momento

qualche pizzico di sale

100 ml di olio vegetale

100 ml di miele

100 ml di caffè freddo

100 g di zucchero semolato

100 g di soft brown sugar (zucchero semolato con aggiunta di melassa)*

1 uovo

Setacciare tutti gli ingredienti secchi (cioè farina, bicarbonato, cannella, il mix di spezie, la noce moscata e il sale) e mescolare il tutto.

Creare una fontana al centro degli ingredienti secchi e aggiungere gli ingredienti umidi (olio, miele, caffè, zucchero, soft brown sugar, uovo). 

Mescolare bene. Versare l’impasto in uno stampo da plum-cake da 900 grammi (le misure variano ma potrebbero essere 23 x 13 x 7 cm) e infornare in forno preriscaldato a 160 gradi per circa 45-55 minuti. 

Controllare dopo mezz’ora perché, nel caso la parte superiore sia troppo scura, sarà necessario porre un foglio di alluminio perché non bruci.

Far raffreddare per 15 minuti e poi sformare. 

NOTE

-Come ho scritto nell’introduzione, la versione gluten free di questo Lekach si mantiene umida al pari dell’originale, contrariamente a quanto succede per altri Lekach che invece sortiscono solitamente l’effetto “scarpa”, tanto da risultare secchi e a rischio soffocamento. E’ quanto ci racconta l’autrice a proposito di molti suoi amici ebrei che non amano questa tipologia di dolce per paura di soffocare. Invece no, non con questa ricetta, neppure nella mia umile versione gluten free.

-Unico problema, reperire il soft brown sugar, cioè quello con aggiunta di melassa. Come ho risolto? La melassa l’ho aggiunta io (un cucchiaio). Forse, così facendo ho ottenuto un retrogusto più marcato, ma gradevole. La sorpresa, tra le spezie utilizzate, è la funzione del pepe, che esalta soprattutto la noce moscata. Anche per questo motivo, non ho aggiunto zenzero. L’ingrediente che mi ha convinta a prepararlo è però il caffè, di cui vado matta e infatti non capisco perchè non si chiami coffee cake, ma è un dettaglio di cui facciamo volentieri a meno.

-Temperature e tempi, formidabili.

La ricetta è PROMOSSA


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Ricotta, honey and thyme ice cream per il Redone di Maggio

Amo le case con giardino,

amo le rose di maggio,

amo chiacchierare,

amo il caffè,

amo le storie,

amo vedere come nasce una trama sull’ordito

e amo questa vita.

E dopo una breve parentesi,

in cui tutte le cose che amo,

non c’erano più,

sono tornata.

A vivere,

a chiacchierare,

alle rose,

a tessere e

ad ascoltare le storie

di chi vuol raccontarmele.

Sono tornata anche a fare il gelato,

non più quello degli scrittori,

ma il sia sempre lodato no-churn

di Georgina Hyden e del suo bel libro

“Taverna”.

La combinazione classica di ricotta e miele viene decisamente rinfrescata dalle note aromatiche e frizzanti del timo unito al limone. Venite a vedere come è andata a finire.

RICOTTA, HONEY AND THYME ICE CREAM

da Taverna di Georgina Hyden (traduzione di Stefania Orlando)

per 8 persone


500 g di ricotta

100 g di zucchero semolato tipo Zefiro

3 rametti di timo

400 ml di doppia panna da montare

mezzo limone

100 ml di miele


-Mettere nel robot da cucina la ricotta, lo zucchero e le foglie di timo e azionare a scatti fino a rendere il composto omogeneo.
-Montare a parte la panna fino a che sarà gonfia ma non secca ed unirla al composto di ricotta.
-Grattugiare finemente la buccia di limone ed incorporarla insieme al miele.
-Versare in un contenitore con coperchio e mettere in freezer per almeno sei ore prima di servirlo.

Note mie

Un gelato senza gelatiera, senza sbattimenti, fresco e accattivante, da servire anche come dessert per chiudere una cena in terrazzo: eccolo qua. Però alcune precisazioni voglio farle: la panna da montare che io ho utilizzato non era zuccherata, perciò la dolcezza è data dai 100 g di zucchero e dai 100 g di miele e direi che possa bastare così. Invece, sul timo, indubbiamente l’autrice si riferisce a quello fresco che tutti avete in vaso, tutti tranne me. Ma io ho avuto una piccola erboristeria per cinque anni e ho tanti di quelli infusi per casa che non avete idea. Il mio timo (serpillo) è quello da infuso, ne ho usato un cucchiaio circa e sono assolutamente soddisfatta del risultato. La buccia di limone è insostituibile, perché rende il gusto ancora più frizzante. Credo che questo gelato accontenterà tutti, per non parlare dell’aspetto tollerante, infatti non ha uova, non ha alcool o glutine, lo preparate velocemente e voilà, il gioco è fatto. Redone sia! La ricetta è

P R O M O S S A


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Chicken with anchovies, lemon and rosemary di Diana Henry per il Redone di Aprile vol.II

Alcune ricette ti si fissano in testa come le canzoni d’estate, che canti e ascolti all’infinito senza stancarti.

E’ successo più o meno così con questo pollo alle acciughe di Diana Henry, un nome una garanzia. Il libro in questione è A bird in the hand, recensito nello Starbooks di qualche anno fa. Al di là di questo titolo, per me la signora Henry sta alla cucina come Fellini al Cinema Italiano, cioè non ne sbaglia una! Per questo motivo ho testato questa ricetta, già convinta del risultato. Venite a vedere come è andata. Intanto io partecipo con questa seconda ricetta nuovamente al Redone di Aprile.

Pollo con acciughe, limone e rosmarino (trad. di Stefania Orlando)

da A bird in the hand di Diane Henry

Ingredienti per 4 persone


8 cosce di pollo o altri pezzi (io ho usato le sovracosce)
8 scalogni
1 cucchiaio di olio di oliva
4 spicchi di aglio
peperoncino
5 acciughe
3 rametti di rosmarino
75ml di vino bianco secco o vermouth
scorza di limone
il succo di mezzo limone

Procedimento

  • Accendere il forno a 180°C.
  • Rimuovere il grasso dai pezzi di pollo
  • Pulire gli scalogni e tagliarli in quattro parti.
  • Tritare finemente gli spicchi di aglio.
  • Prendere una pirofila/un tegame che possa andare sia sul fuoco sia in forno,mettere un cucchiaio di olio (se usate sovracosce senza pelle mettetene due di cucchiai di olio) e fate dorare a fiamma decisa i pezzi di pollo, da entrambe le parti.Non devono cuocere,solo dorare. Rimuovete i pezzi di pollo e metteteli in un piatto.
  • Togliete dalla pirofila il grasso a parte un cucchiaio,aggiungete gli scalogni e fateli cuocere per tre minuti,poi aggiungete tre quarti dell’aglio,il peperoncino e le acciughe scolate del loro olio e fatte in pezzi grossolani. Abbassate la fiamma e fate cuocere per altri quattro minuti pressando con un cucchiaio le acciughe in modo che si disfino completamente.
  • Aggiungete i rametti di rosmarino,il vino ed il succo di limone e portate a bollore. Togliete la pirofila dal fuoco e disponete i pezzi di pollo sopra l’intingolo di scalogni. Se avete pezzi con la pelle quest’ultima deve essere rivolta verso l’alto. Unite anche il liquido che è rimasto nel piatto dove era il pollo.
  • Mettete la pirofila in forno e cuocete per 35-40 minuti senza coperchio. Trascorso tale tempo, controllate la cottura: forate un pezzo di pollo, ne deve uscire un liquido chiaro e non rosa.
  • Guarnite con la scorza di limone e l’aglio rimanente.La ricetta non prevede l’utilizzo di sale, le acciughe danno sapidità, ma controllate che sia di vostro effettivo gradimento.

NOTE

La ricetta è esattamente descritta, difficile sbagliare qualcosa. Ho solo acceso il forno con ritardo, perciò probabilmente non era a temperatura, quando ho infornato, eppure coi tempi ci siamo perfettamente.

Non avevo vino bianco, ho usato un rosato locale di buona qualità, il resto degli ingredienti è davvero alla portata. Ultimamente anche le acciughe le uso spesso, perciò le avevo già in frigo, da consumare.

E’ il tipo di preparazione che invade la casa già in cottura, con un profumo intenso ma non insistente. Sarà che io amo lo scalogno, ma non mi ha dato alcun tipo di fastidio.

Per quanto riguarda la sapidità, non è scontato che si trasferisca del tutto dalle acciughe alla carne.Nel mio caso, infatti, le acciughe non si erano sfaldate a sufficienza, perciò è probabile che dovrete regolare di sale. Io ho preferito non farlo, per gusto personale.

LA RICETTA E’ PROMOSSA


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Pralines per il Redone di Aprile

La cucina afro americana è tante cose.

Conoscerla e promuoverla non solo è un arricchimento personale, ma è uno stile di rapportarsi.

A chi? A cosa?

Ad un passato che per molto tempo la volontà di pochi ha voluto che fosse cancellato. Ad una cultura che invece, a dispetto di tutto e tutti, ha avuto la capacità di ricomporsi, dopo un’eradicazione coatta e cruenta, e sappiamo tutti di cosa si sta parlando. Queste “caramelle dei tempi di magra” sono un dolce emblematico, la ricetta è stata raccolta dopo uno studio appassionato di due secoli di eredità, dall’autrice Toni Tipton-Martin, probabilmente perché, senza queste candies sarebbe mancata la voce di qualcuno di prezioso, che oggi invece risuona per le strade di New Orleans come le note di una musica gioiosa, allegra, ricca di vita. Per tutti questi motivi partecipo al Redone di Aprile con questa chicca!

Di chiaro gusto francese, queste piccole pralines di noci pecan saranno la vostra rovina e la vostra salvezza, come lo sono state per me, che ho voluto e dovuto prepararle due volte, perché le prime non sono arrivate alla foto (e infatti queste in foto sono fatte con le più comuni noci, perché non avevo più pecan!)

Non è il primo appuntamento con questa cucina. Se volete approfondire il discorso, qui trovate un piatto tipico di un altro rivolo afro americano, ma oggi propongo praline per tutti!

PRALINES (traduzione di Stefania Orlando)

ricetta tratta da Jubilee di Toni Tipton-Martin

Ingredienti per circa due dozzine

300 g di brown sugar
300 g di zucchero semolato
3 cucchiai di melassa (o dark corn syrup)
250 ml di panna fresca da montare o latte intero
80 g di burro
250 g di noci pecan tostate e spezzettate grossolanamente
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un pizzico di sale

  • Foderare una teglia con carta forno e lasciare da parte.
  • In un pentolino a fondo spesso mettere i due tipi di zucchero, la melassa e la panna (per me latte) e porre su fuoco medio/alto, mescolando finché lo zucchero si scioglie.
  • Portare a bollore e far cuocere per circa 5 minuti finché il composto addensa un po’ ed una goccia fatta cadere da un cucchiaio in una ciotola di acqua fredda si addensa subito in una pallina morbida (io ho usato un termometro da cucina, il composto deve arrivare a 116 gradi Celsius).
  • Fare molta attenzione in questa fase perché lo zucchero a queste temperature può provocare ustioni molto serie.
  • Togliere da fuoco e immediatamente unire le noci pecan, il burro, il sale e la vaniglia.
  • Mescolare vigorosamente con un cucchiaio di legno per almeno due o tre minuti, finché il composto prende consistenza.
  • Lavorando con una certa velocità versare cucchiaiate colme di composto sulla teglia preparata.
  • Far riposare finché le praline saranno completamente fredde.
  • Conservare in un contenitore ermetico.

NOTE MIE

La ricetta è perfetta, ma bisogna aver manovrato lo zucchero almeno una volta nella vita, prima di accingersi a sperimentare. Occorre più del tempo indicato, in effetti e se non avessi avuto il termometro da cucina, forse avrei rischiato di bruciare la melassa, fondamentale secondo me.

Per motivi tecnici (la foto) ho rifatto due volte la ricetta, usando le comuni noci, ma non danno quello stesso aroma delle pecan tostate! La differenza c’è e qualcuno doveva pure verificarlo, o no?

Voi potreste comprare il doppio di noci pecan, così, volendo ripetere, sarete in vantaggio, mentre il resto degli ingredienti è più reperibile, anche se la melassa (venduta in vasetti da almeno 300 g) l’ho trovata in un negozio ad hoc e non al super.

Non ultimo, queste praline sono gluten free. Vi occorre sapere altro per scatenarvi?

LA RICETTA E’ PROMOSSA


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Molotov pudding per il Redone di Marzo e dintorni

E’ domenica mattina, si parla del Festival di San Remo appena concluso. Un’edizione storica, senza il pubblico in sala, che probabilmente ha restituito alla musica il ruolo di Protagonista che merita. Lungi dal voler fare di questo post una replica delle repliche del Festival, vi dico subito che anche oggi, su questi “schermi”, si parla di ricette, in particolare quelle già testate negli scorsi Starbooks, e più precisamente quella che vi propongo oggi per il REDONE di Marzo, il MOLOTOV PUDDING tratto da Lisbon di Rebecca Seal.

Domani sarà la Festa della Donna, una ricorrenza irrinunciabile per ciò che storicamente rappresenta, ma di cui personalmente farei volentieri a meno, convinta del fatto che non abbiamo bisogno, in quanto donne, di una festa che lo ricordi.

Questo pudding, nato per ricordare una battaglia (Malakoff) durante la Guerra di Crimea, cambiò nome durante un’altra guerra, in Molotov, probabilmente dal nome di un politico. A me questo nome,invece, ricorda l’ordigno incendiario usato nelle guerriglie di piazza…

Ma in realtà l’unica nota esplosiva in questo pudding è la dolcezza, quella che dovrebbe straripare da tutte le donne, insieme ad una buona dose di determinazione e ironia. Retrogusto vaniglia e caramello completano la bontà e la consistenza, resa anche croccante dalle mandorle in lamelle, tostate.

Così è la donna che vorrei essere, o che sono già, leggera al punto giusto, ma anche determinata, auto ironica e dolce.

Il resto è …contorno.

MOLOTOV PUDDING

per 6 porzioni

(traduzione di Stefania Orlando)

  • olio neutro, per ungere gli stampini
  • 4 uova fresche a temperatura ambiente
  • un pizzico di sale
  • 4 cucchiai di zucchero superfino (tipo Zefiro)
  • mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 3 cucchiai di mandorle a lamelle per servire
  • 100 g di zucchero superfino per il caramello

Usando l’olio scelto ed un pezzo di carta da cucina ungere sei stampini da circa 150 ml di capacità.
Preriscaldare il forno a 180 gradi e mettere dell’acqua a bollire.
Montare gli albumi con il sale fino allo stadio soft peaks, ovvero formeranno delle onde morbide. Unire quindi i 4 cucchiai di zucchero a poco a poco, sempre montando, ed infine la vaniglia.
Gli albumi dovranno risultare lucidi e ben montati.
Usando un cucchiaino dividere la meringa tra gli stampini preparati, usandolo per pressare il composto con delicatezza in modo che raggiunga ogni angolo.
Livellare la superficie e battere gentilmente gli stampini sul piano da cucina per eliminare eventuali bolle d’aria.
Mettere gli stampini in una teglia e versare nella teglia dell’acqua bollente in modo che raggiunga circa metà altezza degli stampini stessi.
Infornare e cuocere 12 minuti, tempo durante il quale i dolci si gonfieranno e coloriranno un poco ma si sgonfieranno appena li toglierete dal forno.
Togliere gli stampini dal bagnomaria e far raffreddare i dolci completamente prima di sformarli invertendoli sui piatti da portata.
Tostare le mandorle su fuoco basso e lasciare da parte.
Per il caramello, mettere i 100 g di zucchero in un pentolino con 100 ml di acqua e farli bollire a  fuoco alto. Dopo un po’ lo sciroppo comincerà a cambiare colore, e qui va guardato a vista (watch it like a hawk, come un falco!) e tolto dal fuoco quando ancora dorato e non troppo scuro, altrimenti risulterà amaro.
Dopo un paio di minuti controllare la consistenza, se sarà troppo sodo per poter essere versato sui dolci basta aggiungere dell’acqua, un cucchiaio alla volta, fino alla giusta consistenza.
Fare attenzione perchè il caramello schizzerà un poco all’aggiunta dell’acqua.

P R O M O S S A CON L O D E

NOTE MIE

Mi sono innamorata di questi pudding, di una semplicità imbarazzante, ma di sicuro effetto!

La cosa più difficile è sicuramente il caramello. L’ho rifatto due volte. Il segreto è non perdere la pazienza!

Il sale nella meringa in effetti chi lo usa più? Però, però, però…fate come fa Rebecca, mettetelo pure voi.

Se la vostra unica preoccupazione è come tirarli fuori dagli stampini, state calmi: vengono fuori da soli.

Io ne ho ottenuto uno in meno, cinque. Eppure ho usato esattamente le quantità indicate, riempendo gli stampini fino all’orlo.

Consigliati a fine cena, serviti freddi e accompagnati anche, semplicemente, con una mousse al cioccolato.


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Chocolate, olive oil and rosemary cookies with almonds per il Redone di Febbraio

Ve lo ricordate “Criminali da strapazzo”? Quel film di Woody Allen in cui il protagonista, Ray, uscito dalla galera, ebbe l’idea del colpo della sua vita?

Bene.

Non è di lui che ci interessa parlare, ma della simpaticissima Frenchy, la moglie estetista che, coinvolta nella realizzazione del colpo, si rende utile facendo ciò che le riusciva meglio: sfornare biscotti. Aprire un negozio di biscotti casalinghi fu, infatti, l’attività di copertura che avrebbe dovuto permettere a Ray e ai suoi soci di costruire un tunnel sotterraneo per raggiungere il caveau della Banca adiacente al locale (vi ricorda qualcosa?)…ma furono i biscotti a spopolare e far diventare ricca la simpatica coppia.

Sembrerebbe quasi voler dire: quando tutto nella vita andrà storto, fate come Frenchy, mettetevi a sfornare biscotti!

L’avrò presa troppo alla lettera? Però oggi ne è valsa la pena visto l’appuntamento imperdibile con il Redone!!Perciò la scelta è caduta su dei cookies piuttosto originali, senza burro e green..ma non troppo.

Ecco a voi la ricetta che ho voluto replicare. Che li abbia preparati anche Frenchy nel suo negozio??!Non lo sapremo mai!

Post dedicato al mio amico alleniano.

Che siano questi di Sue Quinn oppure no, provate la ricetta: non ve ne pentirete.

Chocolate, olive oil and rosemary cookies with almonds (in versione gluten free).

da “Cocoa”, di Sue Quinn

Tradotto da Alessandra Corona

Ingredienti

per circa 16 biscotti senza glutine.

  • 140 g di farina 00 (per me farina di riso + mix pane Schar)
  • 20 g di cacao in polvere
  • 1 cucchiaino di rosmarino tritato molto finemente (quasi polvere per me)
  • 1/4 di cucchiaino di bicarbonato
  • 1/4 di cucchiaino di sale
  • 60 ml di olio extravergine di oliva
  • 120 g di zucchero di canna chiaro
  • 1 uovo grande
  • 120 g di cioccolato fondente (al 60-70%) tritato grossolanamente
  • 20 g di mandorle pelate e tritate grossolanamente  

Preriscaldate il forno a 180 gradi e rivestite di carta forno una o due teglie.

Mescolate in una ciotola la farina, il cacao, il rosmarino, il bicarbonato e il sale.

Montate le uova con l’olio e lo zucchero utilizzando le fruste .

Cercate di incorporare più aria possibile lavorando l’impasto per almeno cinque minuti.

Incorporate anche la farina e metà del cioccolato.

Mettete l’impasto in frigo e fate riposare per un’ora.

Prelevate dei pezzi di impasto della grandezza di una grossa noce e formate delle palline lavorando con le mani umide, poiché l’impasto sarà leggermente appiccicoso (io ho dosato con un cucchiaio).

Disponetele sulle teglie distanziandole circa 5 cm l’una dall’altra, quindi appiattitele fino a ottenere dei dischetti di circa 6 cm di diametro.

Completate aggiungendo sulla superficie dei biscotti il cioccolato rimasto e le mandorle.

Cuocete i biscotti in forno caldo per 12 minuti.

Sfornate i biscotti e fateli raffreddare in teglia prima di trasferirli su una gratella per dolci.

Note:

-Consiglio di utilizzare un cucchiaio per modellare le palline, perché è davvero un impasto ingestibile, specialmente nella versione senza glutine qui sopra.

-Tempistica eccellente, ma non accenderete sul serio il forno come prima operazione, eh?! Non c’è fretta!!

-Il mio rosmarino era polvere e consiglio vivamente questa forma, in quanto ritrovarsi rametti tra i denti non è una cosa simpatica.

-Avevo meno cioccolata fondente di quanta richiesta e, di domenica, non mi andava di uscire a comprarla, viste anche le limitazioni da DPCM in zona arancione, per questo motivo ne ho impiegato di meno e ho ottenuto un cookie senza dubbio un po’ più asciutto, ma non meno buono, ve lo garantisco.

La ricetta per me è semplicemente

P R O M O S S A!


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Za’atar bread, una versione gluten free per il primo Redone dell’anno.

Credo che il 2021 sia stato l’anno nuovo più atteso di sempre per scoprire che, probabilmente, le cose non cambiano con l’inizio di un nuovo decennio, ma lo faranno solo a partire dalle nostre scelte, i nostri comportamenti e le nostre stesse esistenze.

Poi ci sono le certezze e, per quanto mi riguarda, una fra queste è la ripresa del REDONE!!!

Perciò eccomi qui con questa ricetta davvero gustosa, in versione necessariamente gluten free.

ZA’ATAR BREAD da FALASTIN di Sami Tamimi

(trad. a cura di Stefania Orlando)

per 12 pezzi

un cucchiaino e mezzo di levito di birra disidratato
un cucchiaino di zucchero semolato
170ml di acqua tiepida
320 g di farina, più dell’altra per spolverizzare (per me gluten free)
un cucchiaio di latte in polvere
un cucchiaino e una punta di curcuma in polvere
un cucchiaino e 1/4 di sale
3 cucchiai di olio di semi di girasole
3 cucchiai di olio d’oliva, più un altro per ungere
2 cucchiai di semi di sesamo più un cucchiaino e mezzo per la superficie
un cucchiaio di semi di nigella, più mezzo cucchiaino per la superficie
15 g di foglie di origano
120 g di feta sbriciolata
2 cucchiai di yogurt greco
un cucchiaio di za’atar (per me Zest&Zing)

  1. Mettete lievito, zucchero e acqua in una ciotola e mescolate brevemente. Lasciate da parte per 5 minuti finché la superficie si coprirà di bolle.
  2. Versate la farina, il latte in polvere, la curcuma ed il sale nella ciotola della planetaria a cui sarà stato montato il gancio da impasti e fate girare un poco solo per amalgamare.
  3. Aggiungete quindi il composto di lievito, l’olio di semi di girasole e quello di oliva.
  4. Lavorate per circa due minuti a bassa velocità quindi appena il tutto sta insieme aumentatela un po’ e lavorare per altri 3 minuti.
  5. Unite i semi di sesamo, quelli di nigella (cumino) e l’origano e fate andare la macchina per altri 4 minuti.
    L’impasto dovrà risultare molto morbido.
  6. Rovesciate l’impasto sul piano di lavoro e formate una palla, quindi ungete la ciotola della planetaria con l’ulteriore cucchiaio di olio, ungete anche tutto l’impasto e mettetelo a riposare, coperto con un telo, per circa un’ora in un luogo tiepido (o comunque fino al raddoppio).
  7. Riprendete l’impasto, lavoratelo dandogli la forma di un salsicciotto lungo 30 cm e tagliarlo in 12 pezzi uguali da circa 50 g ciascuno.
  8. Lavorate ogni pezzo in modo da formare delle palline quindi mettetele su un piatto, copritele con un telo pulito e lasciatele riposare per 20 minuti.
  9. Preriscaldate il forno a 200 gradi.
  10. Ora schiacciate ogni pallina sul piano di lavoro fino a formare un disco da circa 10 cm di diametro e 2-3 mm di spessore.
  11. Mettete al centro circa 10g di feta sbriciolata e piegate i lati verso l’interno in modo da richiudere il ripieno e formare una pallina.
  12. Mettete i panini sulla teglia con il lato della chiusura rivolto verso il basso e distanziateli bene.
  13. Spennellateli con lo yogurt, spolverizzateli con za’atar, semi di sesamo e semi di nigella.
  14. Fate riposare 5 minuti e fate cuocere per circa 20 minuti, finché saranno coloriti e la base dorata.
  15. Serviteli subito caldi oppure a temperatura ambiente.

NOTE

Le tempistiche sono perfette anche per la mia versione “Intollerante”, perciò ritengo la ricetta davvero rigorosa. Avevo paura di eccedere in sapidità, ma ho ottenuto un gusto bilanciato senza dover apportare modifiche di pesi. Per questi motivi e per le impressioni degli assaggiatori ufficiali, la ricetta è:

PROMOSSA!!!


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Heartbreak Potato Soup per il Redone di Novembre

Questa ricetta è tratta dal libro “Strudel, Noodles & Dumpling” di Anja Dunk e si chiama La zuppa di patate del Cuore Spezzato, ma non lasciatevi prendere dalla tristezza, anche perché se avrete cura nel raccogliere tutti i cocci, questo cuore possiamo ricomporlo, pian piano, pezzo dopo pezzo, ma non subito.

Prima occorre lasciar passare un po’ di tempo, il tempo di preparare questa zuppa e, dopo, mi ringrazierete!!! Io, invece, ringrazio le ragazze dello Starbooks e con questa ricetta partecipo nuovamente al Redone di Novembre.

Ingredienti per 4 persone (Trad. a cura di Patrizia Malomo)


1 cucchiaio di olio d’oliva
200 g di speck (pancetta di maiale affumicata o lardo affumicato)
2 porri grandi affettati finemente
1 carota pelata e tagliata a dadini
1 litro 1/2 di brodo vegetale o acqua, freddi
1 foglia di alloro (2 se seccato)
1 cucchiaino di maggiorana secca
 80 g di prugne denocciolate tritate
500 g di patate farinose, pelate e tagliate a dadini
1 cucchiaio di burro non salato
2 scalogni affettati finemente
sale fino e pepe nero qb
2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato

1.Scalda l’olio in una larga casseruola e fai soffriggere lo speck,  il porro, la cipolla per 5 minuti o fino a quando il porro non sarà traslucido.

2. Aggiungi il brodo o l’acqua, l’alloro, la maggiorana, le prugne e le patate nella casseruola e copri per portare a ebollizione.


3.Raggiunto il bollore, togli il coperchio e fai sobbollire per 15 /20 minuti fino a che le patate non saranno perfettamente cotte.

4.Mentre la zuppa sobbolle, fai sciogliere il burro in un padellino e soffriggete a fiamma dolce per c.ca 5/8 minuti, lo scalogno, fino a completa doratura.

5.Assaggia la zuppa e aggiusta di sale e pepe se necessario, quindi cospargi con il prezzemolo, rifinisci con gli scalogni fritti e servi immediatamente.
Si può surgelare e riscaldare a fiamma dolce.

NOTE MIE

Questo è il genere di ricetta che, una volta scoperta, non mollerete più (altro che cuori spezzati!!!)!

Diventa quasi quotidiana, soprattutto se amate gli ingredienti che la compongono, uno fra tutti non sostituitelo, le PRUGNE, la vera scoperta di questo piatto, che regala note acidule e, al contempo, zuccherine che bilanciano la sapidità dello speck.

Per la facilità di preparazione, non penserete mai di ottenere tanta soddisfazione, provate per credere e poi fatemi sapere.

Ovviamente, la ricetta è

PROMOSSA