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Avventure di una mamma blogger


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La mia Torta bersaglio di Primavera per Il Club del 27. Una versione gluten free.

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Benarrivata primavera, ce ne hai messo di tempo, ti sei fatta attendere!!!

Oggi è venerdì, ma non è il 27. Anticipiamo di un giorno per darvi modo di organizzarvi e preparare delle torte salate d’autore! Notate un pizzico di campanilismo?

Ebbene si!

Il libro che ci ha ispirato questo mese di Aprile è Torte salate ed è targato MTC.

Tra le ricette selezionate dalla Redazione, ho scelto questa quiche di verdure che abbiamo letteralmente divorato e vi dirò che la fetta del giorno dopo (l’unica rimasta) era ancora più buona! Cosa aspettate? Vi lascio sotto la ricetta (tra le verdure, ho aggiunto anche le melanzane) e qui trovate invece il link per andare a vedere anche le altre.

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BERSAGLIO DI PRIMAVERA di Francesca Cordioli

375 g di pasta frolla salata o brisée italiana*

200 ml di panna fresca

2 uova

50 g di Parmigiano grattugiato

1 peperone

1 zucchina

1 carota

sale,pepe

*la mia versione è senza glutine e ho preparato la brisée come indicato a pag 15 del libro, lavorando gli ingredienti velocemente e mettendo l’impasto in freezer almeno mezzora prima della cottura, che va eseguita in bianco con dei legumi secchi prima di aggiungere l’appereil.

Ingredienti brisée senza glutine

75 g di farina di riso

60 g di fecola di patate

75 g di burro freddo a cubetti

1/2 cucchiaino di zucchero

1/4 di cucchiaino di sale

3-4 cucchiaini di acqua gelata

1 cucchiaino di aceto di mele o di vino bianco

Dopo la semicottura in bianco (per un quarto d’ora), svuotare del peso dei legumi e preparate il ripieno.

Mondate e lavate le verdure e asciugatele bene. Tagliatele a strisce sottili da essere arrotolate, riempite il guscio con l’appareil di uova e panna, Parmigiano, sale e pepe, e disponetevi le verdure in cerchi concentrici (siate più bravi di me)

Infornate a 180 °C per 20 minuti (io ho lasciato cuocere il doppio del tempo). Fate intiepidire e servite.

 

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Il profumo del grano! Un cestino di pane per l’Mtc S-cool.

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Suono di campanella anche per me quest’anno, torno in classe, non nel mio ruolo di supplente di Matematica e Scienze, bensì come allieva della scuola più ambita del web, MTC S-cool!!! E’ stato davvero un bel regalo, visto che le due prove per essere ammessa di diritto sono state non proprio sufficienti. Intervento divino? Senza dubbio! E allora me la voglio proprio godere fino in fondo questa avventura…certo iniziare con una lezione sulla panificazione mi ha un po’ atterrita, ma poi mi son detta: cambio cucina, mi trasferisco per qualche giorno da un’altra parte! Se il glutine non può venire in casa mia, vado io in una cucina glutinosa! Perciò, ad armi pari, mi presento col compito svolto. Cinque anni senza maneggiare farina di grano son tanti per far perdere la manualità, però le nostre prof, a colpi di dispense sull’argomento, ci hanno dato un bel aiuto. Ed il cestino del pane è fatto. Dire che sia stato facile, non sarebbe corretto. E’ stato faticoso realizzare quattro categorie di pane, ma anche molto bello, credetemi! E poi, non mi sento in colpa per aver cotto del pane di grano, nel senso che ho capito che se considero la celiachia di mio figlio un “limite” per me, sbaglio due volte.

Un cesto di pane va sempre abbinato al menù cui si accompagna. Greta ci ha fornito tre possibili chiavi di lettura in tal senso, che sono territorio, contrasto e/o armonia. A me piacevano tutte e tre … per questo motivo ho pensato al mio cestino di pane come prevalentemente formato da ingredienti del luogo, come la farina Senatore Cappelli, un grano antico tornato all’attenzione e prodotto anche a km zero per un consumo di nicchia. Questa scelta, a dir la verità, racconta del mio lavoro di ricerca universitaria sul genoma di grano duro, perciò parlava di me a me stessa e questo aspetto mi è piaciuto molto. L’ho utilizzata per le biove, i panini e i crackers. Conferisce al pane un profumo ed un gusto “rustici”, difficile forse da apprezzare, se non lo si conosce. L’olio evo ha fatto da file rouge, anche l’olio un prodotto locale, fatto di olive celline di casa nostra. Olive che ritroverete nei panini, tra le pieghe del “ventaglio” pull apart. Lo zafferano dei crackers è scelto per contrasto ma anche per “parentela”..è una produzione italiana di zafferano che mio cugino sta sperimentando ad Arnara, nel Lazio,con ottimi risultati. Unito all’origano essiccato come ci ha insegnato la nonna, è stato per me un riunire un legame, tra lei e il fratello emigrato in Lazio nel secondo dopoguerra. Il menù è di terra.

Avrei pensato, nello specifico, alcuni piatti che per noi fanno o hanno fatto famiglia e cioè:

lumache all’alloro  

tagliatelle ai funghi cardoncelli

secondo di carne o meglio frattaglie con crema speziata di mele

 torta “pasticciotto” leccese

Vino “negroamaro”!

Iniziamo con le biove di grano duro, ricetta di Maria Pia Bruscia.

500 g di farina 0 Sen. Cappelli
280 ml di acqua
20 g di olio extravergine di oliva
20 g di lievito di birra
1 cucchiaino di miele (meglio se il malto)
8 g di sale fino

Setacciate la farina e formate una fontana sulla spianatoia; fate una fossetta su un lato e mettetevi il sale, poi sbriciolate il lievito di birra nel centro.Versate l’acqua con delicatezza. Raccogliete un po’ di farina dall’interno della fontana e cominciate a impastare, aggiungendo via via altra farina; unite il sale, l’olio e il miele,
continuando a incorporare altra farina fino a quando non avrete ottenuto una pastella abbastanza consistente,quindi coprite tutto con la farina della fontana.
Aiutandovi con la raschia sollevate parte della pastella e premetela sulla cima della montagnetta; proseguite in questo modo lungo tutto il perimetro della fontana, in modo da fare assorbire l’acqua dalla farina.Cominciate a impastare con le mani e valutate se è il caso di aggiungere un altro po’ di acqua: dovrete ottenere un impasto morbido, ma non appiccicoso. Lavorate e battete la
pasta con forza sul piano di lavoro per 8-10 minuti, infine formate una palla con
l’impasto, copritela a campana con una ciotola e fate riposare per 20 minuti.Trascorso questo tempo dividete l’impasto in due, formate due filoni stretti e stendeteli in rettangoli molto lunghi (1,5-2 metri) e sottili (3-4 mm di spessore), larghi 6 o 7 cm. Amano a mano che stendete l’impasto, arrotolatelo come se fosse una garza: otterrete due grossi rotoli.Infarinate abbondantemente un canovaccio pulitissimo. Appoggiate sul piano di lavoro uno dei due supporti – può essere un pacco di zucchero. Copritelo con un lembo del canovaccio infarinato, che stenderete sul piano di lavoro dal lato lungo. Adagiate sul canovaccio un rotolo di impasto, tenendo la falda sotto e appoggiando la chiocciola contro il lato dove c’è il supporto. Sollevate un lembo di tessuto dall’altra parte della chiocciola creando un divisorio. Appoggiate la chiocciola del secondo rotolo di pasta contro il divisorio di tessuto infarinato, sollevate il canovaccio all’altezza della seconda chiocciola e appoggiateci contro il secondo supporto. Coprite gli impasti con l’altro canovaccio e fate lievitare, al riparo da correnti d’aria,per 30-40 minuti. Preriscaldate il forno a 200 °C in modalità statica.Prendete delicatamente i rotoli di impasto e tagliateli a metà per il lungo (la chiocciola dovrà risultare divisa a metà) aiutandovi con la raschia o con un coltello a lama liscia.Sistemate i pani su una teglia con il taglio rivolto verso l’alto e incidetelo ulteriormente con una lametta per 1 cm di profondità.Infornate il pane e fatelo cuocere per 25-30 minuti.
Estraetelo dal forno e bussate con le nocche sul fondo: se suona vuoto è cotto,
altrimenti rimettetelo in forno, abbassate la temperatura di 10 °C e rimettetelo in fornofino a cottura ultimata.Fatelo raffreddare su una gratella prima di servirlo.

Per la focaccia al rosmarino:

-Biografia:Sorelle Simili “Pane e Roba Dolce”
Corsi Panificazione di Adriano Cortinisio per procedimenti e tecnica

200 g di farina 0, 300 g di farina 00, 300 ml di acqua, 8 g di miele,5 cucchiai di olio extravergine,6 g lievito di birra fresco e aghi di rosmarino qb.

In un ciotola mettete l’acqua, il malto e il lievito e sciogliete bene, poi aggiungete l’olio d’oliva ed amalgamate con una frusta. Aggiungete la metà abbondante della farina e amalgamate ai liquidi velocemente con una forchetta. Aggiungete il sale ed incorporate.Versate la restante farina e aiutandovi con una spatola, con cui fate dei tagli idratate incorporando la farina.Appena la farina sarà incorporata rovesciate l’impasto su un piano non infarinato. Massaggiate l’impasto facendo pressione con il polso della mano,basta in tre punti in orizzontale, poi rovesciate l’impasto chiudendolo su se stesso aiutandovi con la spatola.Fate questo passaggio altre due volte. Dopo la terza volta vi accorgerete che l’impasto inizia ad avere un po’ di elasticità (premendo con un polpastrello non rimarrà la fossetta ma l’impasto tende a rialzarsi) vi dovete fermare. Adesso date all’impasto una forma leggermente ovale e con la mano iniziate ad arrotolarlo dall’alto in basso dando unaleggera pressione. Ruotate l’impasto appiattitelo leggermente, quel tanto da renderlo un
po’ ovale e ripiegatelo su se stesso fino a chiuderlo bene. Chiudete sotto anche i lati del rotolo con i palmi delle mani, creando un impasto a palla.Trasferite l’impasto in una ciotola leggermente infarinata e coprite con pellicola e mettete a lievitare per un ora. Dopo un ora rovesciate l’impasto lievitato sul piano di lavoro leggermente infarinato.Con delicatezza con i polpastrelli picchiettate tutto l’impasto, si formeranno tante fossette. Arrotolate l’impasto su se stesso partendo dall’alto e chiudendolo senza stringere.Trasferite l’impasto nella ciotola, con la chiusura in basso e fatelo lievitare coperto per un’ora. Ripetete questa ossigenazione della pasta per altre due volte a distanza di un ora.Prima della terza ossigenazione dividete l’impasto per le teglie che userete.
Trascorsa un’ora dalla terza ossigenazione l’impasto è pronto per essere messo nella teglia. Ungete bene con olio le teglie che vi serviranno.
Rovesciate con attenzione l’impasto nella teglia. Con i polpastrelli picchiettate tutto
l’impasto, partendo dal centro verso i quattro angoli della teglia, premendo solamente senza allargare. La pasta un po’ alla volta si allargherà. Quando si sarà già abbastanza allargata è il momento di girarla. Con attenzione appoggiare un lembo dell’impasto sull’avambraccio e alzandolo con l’impasto ruotate la pasta. Riprendete a picchiettare la pasta, se vi sembra che non si allarghi non tiratela e lasciatela riposare 10 minuti poi riuscirete a stenderla bene. Riposo di 30 minuti e poi lasciare al naturale irrorate la focaccia con un emulsione di 3 cucchiai d’olio e 3 cucchiai d’acqua con un po’ di sale e aghi di rosmarino. Coprite e mettete a lievitare per un’ora.Cuocete in forno a 250 °C per 13 minuti circa. Appena cotta spostatela dalla teglia e mettetela su una griglia.

 

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500 g di farina 0, 230 ml di acqua, 60 g di olio extra vergine d’oliva,15 g di sale,5 g di lievito di birra, 1 cucchiaino da caffè di zafferano di Arnara in polvere, origano qb.

Dopo aver ottenuto un impasto omogeneo, lasciare lievitare fino al raddoppio.Ribaltare l’impasto sul piano da lavoro, appiattirlo e poi stenderlo fino ad ottenere una sfoglia molto sottile. E’ possibile anche staccare un pezzo alla volta di 100 g circa e stenderlo con la macchina per la pasta.Formare i crackers con una rotella dentellata o con un coppapasta e bucherellare la superficie con i rebbi di una forchetta. Trasferire nella teglia rivestita di carta da forno.Fare un’emulsione con 50 g di olio e 50 ml di acqua e spennellare i crackers;spolverizzare con fiocchi di sale o sale grosso. Infornare a 200° e cuocere per 10 minuti,fino ad ottenere una doratura uniforme.Togliere dalla teglia e lasciar raffreddare completamente. Riporre in un contenitore a chiusura ermetica.

Panini PULL APART BREAD
Da: lamammapasticciona.blogspot.com
375 g farina 0
10 g lievito di birra
250 ml latte a temperatura ambiente
1 cucchiaino di miele
7 g sale
1 pizzico di zucchero
30 g burro per spennellare la superficie
Patè di olive nere 100 g
Sciogliete il lievito nel latte con lo zucchero e il miele,
mescolate e lasciate riposare qualche minuto. Nella planetaria con
il gancio mettete la farina, aggiungete poco alla volta il latte.
Quando l’impasto inizia a formarsi aggiungete il sale e continuate
ad impastare fino a quando incorda bene. Lavorare ancora un pò con
le mani, l’impasto deve essere morbido ed elastico, e lasciate
lievitare in una ciotola chiusa con la pellicola fino a quando non
raddoppia il suo volume. Lavorate la pasta su di un piano ben
infarinato e stendetela con un mattarello.
Una volta ottenuta una sfoglia di circa 5 mm di diametro spalmate
il patè di olive e tagliate a strisce uguali, che andranno poi
sovrapposte con la parte condita verso l’interno, quindi tagliate
a quadrati da porre nello stampo imburrato ed infarinato, in
verticale.
Spennellare con il burro fuso e lasciate raddoppiare all’interno
del forno chiuso.
Infornate a 180°C in forno statico per circa 30/40 minuti.

Sfornare e lasciar raffreddare prima di togliere dalla terrina.

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Con questo cesto di pane svolgo il mio primo test 😉

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Datteri ripieni e la nuova rubrica del MAG About FOOD

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E’ lunedì e siete tutti a dieta, ma mai essere a dieta di entusiasmo e di novità!!

Lo sa bene Alessandra, che di recente, insieme alla sua redazione, ha partorito la geniale idea della prima non- rivista del web, ovvero MAG About Food, che trovate sul sito del MTChallenge e che, oltre a tutte le novità, ne presenta una molto cara a tutti noi, membri di questa bellissima community, l’intervista vis a vis, un’intervista doppia, che ogni volta vede protagoniste due Blogger autentiche, come Francesca Geloso e Chiara Picoco. Ed è proprio dalla loro intervista che ho tratto questa goduriosa ricetta di datteri ripieni e poi ricoperti di cioccolato fondente.

DATTERI RIPIENI

ricetta di Chiara Picoco

Ingredienti per 10/12 persone:

1 confezione di datteri

Per il ripieno:

120 g di mandorle tritate

1 cucchiaio di scorza d’arancia grattugiata

2 cucchiai di zucchero

2 cucchiai di Grand Marnier

succo d’arancia q.b.

Per la copertura:

150 g di cioccolato fondente

 

Tagliate i datteri nel senso della lunghezza ed eliminate il nocciolo.

In una ciotola mescolare le mandorle, lo zucchero, la scorza d’arancia, il liquore e il succo di arancia fino a che tutti gli ingredienti non saranno bene amalgamati e il composto non risulterà morbido.

Prendere parte dell’impasto, creare un rotolino e metterlo su mezzo dattero, ricoprire con l’altra metà senza premere troppo. Fare la stessa operazione, finché il ripieno non sarà finito.

 

Sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria, immergervi i datteri  e poi porli a raffreddare su un foglio di carta da forno.

 

Guarnire a piacere con filetti di scorza d’arancia o granella di mandorle o cioccolato al latte fuso.


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Il pandoro tostato, la nostra prima colazione del nuovo anno.

Whatever comes, let it come.

Whatever stays, let it stay.

Whatever goes, let it go.

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Il pandoro è il file rouge dell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle, è il vecchio ed il nuovo, insomma. E non ditemi che non è avanzato anche dalle vostre parti. Da noi, per giunta, è senza glutine, ma buonissimo. Stamattina lo era particolarmente, l’ho preparato come un toast alla francese, ispirata, ancora una volta, da Laurel.

Se avete del Panettone, va bene uguale.

Ecco la ricetta:

1 bicchiere di latte

2 fette di pandoro o panettone

1 uovo

1 cucchiaio di Amaretto di Saronno

1 cucchiaio di succo d’arancia

zucchero ql

noce moscata qb

1 noce di burro per la cottura

zucchero a velo e fette d’arancia per guarnire.

 

Dimenticavo, Buon Anno Nuovo! Se volete, rimaniamo connessi anche quest’anno.

Baci :-*

 


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Biscotti di tahina gluten free e la seconda opportunità.

A volte una ricetta è una scusa. Una scusa per parlare di altro. Oppure è una metafora, metafora della vita di tutti i giorni. Questi biscotti, ad esempio, parlano di legami, infranti, recisi e ricongiunti. Lo racconta bene Ele, dovete andare da lei per la ricetta originale, di Micol. E’ una storia lunga, quella di Ele, di Micol e …del Doc. Una storia finita per sempre in un ospedale di Tel Aviv, ma rinata in qualche modo con la tahina.

E non è detto che la mia versione gluten free non nasconda dentro questo impasto capriccioso, un’altra storia, di legami ormai sciolti, e chi vuol leggere tra le righe legga pure. Il fatto è, che a mio modesto modo di vedere le cose, ho sempre creduto nella seconda possibilità come se questa fosse un diritto inalienabile di ogni persona.

Non esistono casi irrecuperabili perché forte come la morte è (solo) l’Amore. L’Amore ha il potere di cambiare le cose, di aggiustarle, di ricomporle. Per quanta che sia la sofferenza che ti provoca un gesto sbagliato, una parola di troppo, un carattere ostinato, tutti hanno diritto ad una seconda opportunità.

Il vasetto di tahina di Ele era “separato” tra olio e pasta, magicamente mentre preparava questi biscotti, un piccolo miracolo accadeva sulla sua porta di casa.

Il mio impasto senza glutine, invece, ha fatto tanti di quei capricci, che la normale dose di pazienza non è bastata, ho dovuto eccedere. Per preparare la tahina, ho rischiato di bruciare i semi di sesamo durante la tostatura, ho messo a raffreddare in freezer la lama sbagliata, ho usato una farina poco adatta a fare dolci, ho dovuto aggiungere maizena su un impasto già lievitato per ottenere la giusta consistenza, ho usato delle mandorle già pelate, ma avrei preferito usare quelle ancora con la pellicina.

Insomma, ho sbagliato un sacco di cose, ma ho provato a rimediare con pazienza, perché sapevo a chi erano destinati questi biscotti così speciali e sapevo chi li aveva preparati prima di me.

Per quanto vorrei anche io sperare nei loro superpoteri, so già che le cose tra due persone difficilmente si rimetteranno a posto, perché la fiducia è stata compromessa.

La fiducia è l’altro nome dell’Amore. So che non posso fare null’altro che preparare dei banali biscotti buonissimi, pubblicare questo post e sperare che venga letto da chi ha il potere di cambiare le cose: una seconda opportunità la meritano tutti.

Buona Vita!

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Per la tahina

100 g di semi di sesamo (i miei dall’India)

3 cucchiai di olio di semi

sale q.b.

Per i biscotti senza glutine

150 g di farina senza glutine al grano saraceno

100 ml di olio evo

100 ml di tahina

100 g di zucchero semolato

½ cucchiaino di lievito in polvere

essenza di Vaniglia

50 g di mandorle

farina di maizena (setacciata) qb

 

Se, come me, non avete la tahina già pronta, procuratevi dei semi di sesamo e fateli tostare qualche minuto in forno a 180°C senza bruciarli, per non conferire sapore amarognolo.

  • Mettete la lama del robot da cucina (quella giusta!) in freezer e lasciate raffreddare.
  • Ricomponete il robot e frullate i semi con l’olio e un pizzico di sale fino, evitando di surriscaldare troppo la pasta..
  • Mettete la tahina da parte e in una ciotola capiente, unite gli altri ingredienti secchi.
  • Aggiungete l’olio evo e la tahina. Tenete da parte le mandorle, perché le userete alla fine, prima di infornare. A questo punto, l’impasto, probabilmente non avrà ancora la giusta consistenza. Potete usare del maizena, setacciato al momento con un colino a maglie strette, in quantità piccole aggiunte poco alla volta. Se invece non vi occorre evitare il glutine, usate direttamente la ricetta originale di Micol che trovate nel link sopra.
  • Ad ogni modo, dovete ottenere delle palline di misura uniforme e su ciascuna inserirete una mandola, facendo un po’ di pressione. I miei biscotti erano piuttosto grandi, perciò
  • il tempo di cottura è stato quasi di 25’ a 180°C.
  • Ricordate di foderare con carta forno la placca.

 

 


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Metti lo spezzatino nel cestino (di pasta phyllo). I durelli di pollo ti sorprenderanno. GN della cucina dell’aia.

Per la Giornata della cucina dell’aia vi propongo questa ricetta a base di durelli di pollo, che sul mio blog, inspiegabilmente ha riscosso il maggior successo. In aggiunta, trovate anche come realizzare dei cestini di pasta phyllo gluten free, un modo forse insolito, ma di sicuro effetto, se volete fare un figurone e risparmiare sulle stoviglie.

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Ingredienti:

300 g di durelli di pollo ruspante

150 g di patate pasta gialla

1 spicchio d’aglio

sale grosso q.b.

olio evo

farina di riso

50 g di vino bianco secco

un mazzetto di salvia

½ l d’acqua

½ limone

In abbondante acqua fresca e limone lavare bene i durelli, tagliuzzarli e lavarli nuovamente, con altra acqua e limone. Asciugarli bene, infarinarli e cuocerli con olio e aglio in un tegame di terracotta oppure di acciaio. Quando si saranno rosolati un po’, aggiungere il vino e sfumare. Coprire con circa 200 g di acqua profumata alla salvia preparata in precedenza e tenuta in caldo. A metà cottura aggiungere le patate tagliate a cubetti piccoli quanto i durelli e continuare a cuocere. Se necessario aggiungere altra acqua profumata.

A fiamma bassa, saranno sufficienti 60 minuti.

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Ho voluto realizzare, per l’occasione, dei mini cestini di pasta phyllo. Per non far freddare lo spezzatino, ho giocato d’anticipo, preparando l’impasto prima ancora di dedicarmi al pollo, visto che la pasta phyllo ha bisogno di riposare due ore prima di essere lavorata.

Non è facile realizzarla in casa, soprattutto nella versione senza glutine.

Ingredienti per la pasta phyllo gluten free:

250 g di farina senza glutine

125 g di acqua molto calda

1 cucchiaino di sale

1 cucchiaino di lievito istantaneo

1 cucchiaio di olio di oliva

½ cucchiaio di aceto di mele

(burro fuso solo per i cestini)

A partire dalla farina, aggiungere gli altri ingredienti, per ultimi quelli liquidi. Il burro fuso servirà invece successivamente.

Lavorare l’impasto in una terrina e riporlo in un canovaccio (possibilmente umido) per farlo riposare.

Dopo due ore si può procedere a stendere i fogli più sottili che potete, aiutandovi con un po’ di farina o maizena.

Come realizzare i cestini

Formate dei quadrati di pasta(12×12) e spennellate la superficie con il burro; poi sovrapponeteli a stella a due a due, per creare i cestini a forma di stella a otto punte.

Sistemate con cura le stelle nelle cavità dello stampo per muffins, spingendo bene la base in modo da farla aderire. Io li volevo più piccoli e ho utilizzato delle tazzine da caffè.Infornate per 10 minuti circa a 220 °C, o sino a che i bordi saranno leggermente dorati e croccanti (a seconda del forno e della pasta phyllo che si usa, ci vogliono da 7 a  13 minuti).Sfornate i cestini e metteteli a raffreddare su una griglia fino a quando lo spezzatino non sarà pronto.

 


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Pan cassetta senza glutine alle olive pugliesi, biodiversità incluse, per il Calendario del Cibo Italiano.

 

Oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra con una Giornata Nazionale le Olive, diffuse su tutto il territorio nazionale, apparentemente tutte uguali, ma molto diverse  o meglio, diversificate. In Puglia, ad esempio, un Progetto della Regione permette di identificarne e, soprattutto, custodirne la biodiversità. Se avete tempo e voglia, vi invito a sfogliare questa preziosa raccolta, targata Biodiverso, da pag 106 a pag 109, giusto per avere un’idea.

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Scendendo in Salento, poi, il sapore si fa più amaro per vicende nefaste legate a Xylella f. ed alle eradicazioni di ulivi secolari, che lasceranno il posto al gasdotto che porterà dalla Russia il combustibile, passando attraverso -deturpandone il volto- una delle zone più suggestive della costa adriatica mediorientale, ad altissima vocazione turistica (forse la sola risorsa di quei posti)…ma noi andiamo avanti, con la ricetta del giorno -e perdonate la digressione.

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Olive “nardò” raccolto 2013

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[E’ la prima prova di pan cassetta gluten free, ma non è colpa della ricetta, più che altro qualche mia distrazione di cui mi scuso]. Buonissimo anche se a vederlo non invita più di tanto, credetemi (o uccidetemi 😉

Occorrente

1 stampo da plumcake piccolo (13x8x7) in alluminio

200 g preparato per pane senza glutine

30 g burro fuso

100 ml latte p.s.

10 g lievito di birra in polvere

1 tuorlo

1 cucchiaino di sale fino

burro e farina per lo stampo

un filo d’olio al bisogno

30-35 olive da de-nocciolare (per me celline)

Unire burro e latte, dopo aver fatto sciogliere il lievito. Versare la farina unita al sale e lavorare l’impasto; aggiungere il tuorlo e continuare a lavorare fino ad ottenere un panetto elastico. A questo punto bisognerebbe aggiungere le olive frullate e sistemare l’impasto nello stampo prima che raddoppi in volume.  Nel pane che vedete in foto, ho fatto raddoppiare il volume in una ciotola (tre ore) e solo successivamente ho aggiunto le olive (non frullate ma solo denocciolate). Probabilmente questo step ha determinato la rottura della crosta !! Infornate a 180°C per almeno 30 minuti. Se l’estetica non è un problema, seguite il mio procedimento. “Mal comune, mezzo gaudio.”


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Prove d’autunno. Una torta senza glutine al cacao.

2016-10-29

Oggi vi lascio la mia ricetta per una torta senza glutine al cacao e pere.L’ideaoriginale è di Giulia Scarpaleggia del blog Jul’sKitchen.

Ingredienti

3 uova

120 g di zucchero di canna

110 ml di olio evo

45 g di cacao amaro in polvere

120g di mix di farine senza glutine

un pizzico di bicarbonato

cannella

2 pere

Pulire e tagliare le pere, una a cubetti e una a listarelle, tenerle da parte. lavorare le uova con lo zucchero e aggiungere l’olio, continuando a lavorare con una frusta. In una seconda terrina, unire la farina, il cacao, il bicarbonato e la cannella. Versare la seconda terrina nella prima e amalgamare bene. Aggiungere all’impasto le pere a cubetti.

Imburrare uno stampo (diametro 20 cm) e versare l’impasto ottenuto. Disporre le pere a listarelle sopra l’impasto cercando di formare una geometria circolare. Infornare a 190°C per almeno 45 minuti. Far raffreddare del tutto prima di affettarla.

 


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Gnocchi al pomodoro di patate rosse cotte al sale

L’Estate è fuggita in un battito di ciglia, lo sa bene anche il mio blog, rimasto a secco di nuovi post sino ad oggi. Lo sa bene anche lo scaffale dei libri delle vacanze, che quest’anno non è stato arricchito nella sezione adulti (ma quella bimbi, sì)… Le cose possono essere andate solo in due modi. Uno, non sono andata “in ferie”, perciò non ho comprato libri da leggere in vacanza. Due, sono andata in ferie leggendo solo i libri di fiabe e racconti del mio bimbetto, che ha iniziato l’ultimo anno delle materne proprio oggi …

La risposta esatta è la seconda. Ho preferito scegliere l’opzione numero due e vi dirò che è stata una bella sorpresa scoprire come siano cambiate, oggi, le storie per i bambini under sei, per lo meno quelle provenienti da inchiostro di oltre Manica …

Per carità, la letteratura non è il mio pane quotidiano e la formazione scientifica potrebbe suggerire tutt’altro, ma fortunatamente sono passati i tempi in cui bibliotecari distratti lascerebbero leggere Alla ricerca del tempo perduto (All’ombra delle fanciulle in fiore, credo) di M. Proust ad una bimbetta che non ha terminato neppure le Elementari, non dite? Altri tempi. La ricetta di oggi, invece, è adatta un po’ a tutti i palati e fa da contrappunto a qualsiasi zibaldone, racchiudendo nella sua apparente semplicità, tanta sostanza. Ma non ringraziate me, bensì la vincitrice dell’ultima edizione del Mtc,Annarita del blog Il bosco di alici, che ha proposto una supergalattica sfida sugli gnocchi. Andate a leggere tutti i suoi consigli su come fare i vostri gnocchi a regola d’arte. Di seguito troverete solo la mia interpretazione con variazioni sul tema, come sempre.

* *  *

Dopo essere state introdotte in Europa da Cristoforo Colombo, ed essere state coltivate in tantissimi Paesi del Vecchio Continente, le patate giunsero anche nell’orto incantato di mia zia, che quest’anno ne ha regalate di tutti i colori.. Gli gnocchi di oggi sono stati preparati con patate dalla buccia rossa cotte al sale. Un esperimento, forse, ma riuscito nel senso che, il mio problema con gli gnocchi, (oltre al fatto che quelli di carne ed ossa non mi hanno mai degnata di uno sguardo), è sempre stato la consistenza. Bollire le patate, infatti, è un’arma a doppio taglio, per quanto mi riguarda. Non azzecco mai i tempi di cottura, e l’acqua, come mezzo, ne cambia la “friabilità”. La cottura al sale, invece, ne ha rafforzato la tenuta, perciò l’effetto “gomma” ce lo siamo finalmente risparmiato. Il condimento, sinceramente, si presenta da solo. Conserva di pomodoro d’annata.

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Per 4 porzioni di gnocchi senza glutine:

  • 600 g di patate rosse cotte al sale
  • 150-200 g di amido di mais
  • sale fino ql

sale grosso per la cottura al forno >1kg

Procedimento

Dopo aver lavato le patate, asciugatele e scegliete una pirofila dai bordi piuttosto alti. Versate del sale grosso, creando un letto non troppo spesso. Adagiate le patate sul sale e ricopritele di altro sale.  Le patate dovranno riconoscersi appena. Infornate  in forno preriscaldato a 150°C per almeno 40 minuti. Appena cotte, noterete che del sale è rimasto attaccato alla buccia formando un guscio. Sarà molto facile sbucciarle. Schiacciatele bene e lavoratele su una spianatoia con della farina, che aggiungerete a poco a poco. Non dimenticate di aggiungere un po’ di sale fino. (io uso la farina senza glutine, ma queste lo saprete già). Formate un “panetto” e allungatene una estremità, come se fosse l’impasto dei maccheroni. Con un coltello, spezzate piccoli tratti di maccherone tutti uguali e create delle palline. Nella forma tradizionale gli gnocchi vengono rigati, io ho optato per una forma più “infantile” perché li preparo per il mio bimbo.

Nel frattempo fate bollire dell’acqua salata e iniziate a far cuocere gli gnocchi. Occorreranno pochi minuti, ve ne accorgerete perché saliranno a galla. Conditeli a piacere. Sono molto buoni al pesto di basilico, ai formaggi, al burro e salvia.

Io li ho conditi con della conserva di pomodoro fresca, fatta in casa quest’estate. Basterebbe scaldarla un po’, oppure cuocerla in un po’ di olio e cipolla.

Buon appetito.

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Con questa ricetta partecipo al MTC n 59

“Gli Gnocchi”

 

 

 


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Sablés roses a colazione per uno speciale benvenuto

Des yeux qui font baiser les miens,
Un rire qui se perd sur sa bouche,
Voila le portrait sans retouche
De l’homme auquel j’appartiens

Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose.

Il me dit des mots d’amour,
Des mots de tous les jours,
Et ca me fait quelque chose.

Il est entre dans mon coeur
Une part de bonheur
Dont je connais la cause.

C’est lui pour moi. Moi pour lui
Dans la vie,
Il me l’a dit, l’a jure pour la vie.

Et des que je l’apercois
Alors je sens en moi
Mon coeur qui bat

Des nuits d’amour a ne plus en finir
Un grand bonheur qui prend sa place
Les ennuis, les chagrins s’affacent,
heureux, heureux à en mourir.

Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose.

Il me dit des mots d’amour,
Des mots de tous les jours,
Et ca me fait quelque chose.

Il est entre dans mon coeur
Une part de bonheur
Dont je connais la cause.

C’est toi pour moi. Moi pour toi
Dans la vie,
Il me l’a dit, l’a jure pour la vie.

Et des que je l’apercois
Alors je sens en moi
Mon coeur qui bat

V A N E S S A, la mia nipotina, è arrivata, finalmente. Dopo tanta, tanta, attesa. Benvenuta, cuore della zia. Benvenuta, piccola quota rosa di questa famiglia di maschietti. Era ora 😉

 

La vie en rose, inimitabile canzone di Edith Piaff, è la musica che mi risuona dentro in questi giorni … lo so, lo so. Triste ma autentica … tutto sommato “vedere rosa” è un atto positivo, un invito a godere a piene mani di tutto ciò che la vita porta con sé.

 

Ma vediamo subito questa colazione di benvenuto, preparata in occasione della nascita della mia nipotina.

 

Sablés  profumati ai frutti di bosco con lemon curd

Marzo 2016 2di2 014

Lemon curd al ghee

125 ml di succo di limoni appena spremuti

65 g di zucchero di canna

2 tuorli

2 uova intere

75 g di ghee (oppure 85 g di burro non salato a cubetti)

 

Per il procedimento vi rimando qui

 

Infuso frutti di bosco (uva passita, sambuco, ribes nero, Karkadè)

 

1 cucchiaio di Infuso Frutti di bosco Erbamea*

1 l acqua

zucchero facoltativo

 

Portare a ebollizione l’acqua, aggiungere la miscela di frutti essiccati e mescolare bene. Coprire il contenitore per trattenere le componenti volatili. Far bollire a fuoco lento per 5 minuti e poi spegnere il fornello. Lasciare in infusione per altri 10 minuti e quindi filtrare. Raccogliere in bottiglia, far raffreddare e conservare in frigo. Nei mesi freddi si gusta caldo, ma ormai è gradito come bevanda dissetante, oltre che protettiva dei nostri capillari. Perciò è consigliata anche per la pesantezza delle gambe.

 

*Nei sablés senza glutine ne ho usato appena 45 ml, perciò ho preparato un infuso molto più concentrato, per ottenere, oltre ad un buon sapore, anche un leggero colore rosa, visto che l’uso del colorante sintetico non era previsto.

 

Impasto sablés senza glutine

200 g mix per frolla senza glutine a base di tapioca

80 g di burro freddo a cubetti (82% di grassi)

1 tuorlo

45 ml di infuso concentrato di Frutti di Bosco

un pizzico di sale

50 g di zucchero semolato

 

Lavorare velocemente farina, zucchero, sale e burro ottenendo la sabbiatura, aggiungere l’infuso e il tuorlo, lavorando l’impasto fino ad ottenere una massa omogenea. Stendere con l’aiuto della carta forno fino a 5 mm e far riposare in frigo per almeno 1 ora. In questo caso, l’impasto ha riposato una notte intera. Prima di ottenere le formine, lasciare la frolla a T ambiente per alcuni minuti, preriscaldare il forno a 175 °C. Ottenere le formine e mettere in forno per 11-12’, non oltre e facendo attenzione allo spessore dei biscotti (se troppo basso, si abbrustolirà sui bordi). Consigliabile cuocere a valvola aperta. Lasciare raffreddare prima di servire per rafforzarne la consistenza. Farcire con lemon curd e servire accompagnando con l’infuso fresco.

Ai fini della gara n. 56 del MTChallenge

Questa ricetta partecipa al gioco più bello del web, ma anche più avvincente … e facile dire “facciamo i biscotti” ma se bisogna far le cose fatte bene, bisogna impegnarsi. Questo mese sono al terzo tentativo, e solo ora riesco a pubblicare una ricetta con dei biscotti diciamo “decenti” … Sarà la testardaggine, ma volevo a tutti i costi preparare dei sablés, senza glutine, ma sablés! e dovevano avere qualcosa di rosa.. E dovevano essere saporiti, senza retrogusti chimici, né acidi.

Cari Dani&Juri, spero di aver fatto le cose per bene e vi ringrazio, perché questa sfida è stata speciale per me. Non solo ci avete regalato tre ricette con tre metodi differenti, ma avete saputo anche stuzzicare le nostre creatività, che, con tutti i limiti possibili e immaginabili, sono venute alla luce.

Prosit!

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