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Avventure di una mamma blogger


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Cuor di sorbetto alle more e ibisco, tra mito e parole

Anche le more stanno per finire, un po’ per gli incendii un po’ perché non sempre mi ricordo di andare a raccoglierle e c’è chi ci pensa al posto mio…queste di oggi me le ha regalate un’amica, Barbara, un tipo deciso, coi capelli scuri come il carbone, anzi, proprio come queste more.

Cosa sarebbe la vita senza gli amici? O senza le more? Poi c’è anche il detto secondo cui “agli uomini piacciono le bionde, ma sposano le more” ma questo è ancora tutto da dimostrare, esattamente come la ricetta di oggi: un sorbetto che toglie il fiato, un “cuor” di sorbetto, appunto.

Vi piace la parola “cuore”? Quante volte al giorno la pronunciate? E per quali motivi? Come ha scritto qualcuno, nella vita ordinaria alcune parole ci passano davanti come se fossero avvolte in un involucro*. Tranne, forse -secondo me- la parola “cuore”, proprio perché esso è l’involucro, è l’imballaggio di tutto noi stessi. La parola cuore, più che pronunciarla, bisogna viverla, bisogna ricordarsi ogni tanto di essere vivi, di sentir pulsare il nostro cuore e ascoltarne i battiti, o ascoltare i battiti del cuore di chi ci sta accanto.

Questo cuor di sorbetto alle more di rovo e ibisco ricorda davvero un cuore, me ne sono accorta stamattina, quando ancora un po’ addormentata, l’ho tirato fuori dal freezer per fotografarlo. Dopo aver organizzato un piccolo set con una ciotolina che soddisfaceva le mie poche pretese in fatto di palette di colori, il suo colore così vivo e la sua forma così tonda, con la sua consistenza così densa, mi hanno ricordato proprio un cuore…da lì, pensare al mito di Dioniso è stato un attimo, reduce qual ero da una lezione di scrittura creativa sugli specchi e sui miti greci.

Si narra da qualche parte che quando i Titani trovarono il piccolo Dioniso ancora in fasce, prima di smembrarlo, gli regalarono dei giochi, tra cui uno specchio (convesso), che catalizzò l’attenzione del bambino, ancora ignaro del destino cui era stato consegnato. Ecco, ho un compito da svolgere per la prossima lezione: guardare in quello specchio e, in qualche modo, descrivere cosa ci ha visto Dioniso.

Sinceramente, non so da dove iniziare, ma intanto ho fatto questo sorbetto, a pranzo lo mangerò.

Qui lo vedete fotografato davanti uno specchio, e ora capirete il perché di un “cuore” allo specchio…narra il mito che i Titani smembrarono il corpicino di Dioniso e ne fecero uno spezzatino, ma il cuore fu dimenticato..restò integro. Qualcuno lo colse, e da lì rinacque Dioniso, per la seconda volta.

Eccovi spiegato il cuore e lo specchio.

Con questa ricetta partecipo al simpatico contest di Aifb #ilviaggiodeisapori e vi ricordo che le more non ingrassano, hanno un elevato contenuto in Potassio e tanto fosforo.

Cuor di sorbetto alle more di rovo e ibisco

Ingredienti per 2

1 cucchiaio di infuso di ibisco e frutti rossi

125 ml di acqua

175 g di more di rovo

100 g di zucchero semolato

un colino

un frullino

Preparate un infuso di ibisco e frutti rossi, filtrate e lasciate raffreddare. Versate nuovamente nel pentolino l’infuso, dopo averlo filtrato e aggiungete lo zucchero. Mentre lo zucchero si dissolve sul fuoco, frullate le vostre more, dopo averle ben lavate.

Versate la purea di more nello sciroppo di ibisco e fate sobbollire per altri tre o quattro minuti. Togliete dal fuoco e filtrate di nuovo, per togliere tutti i semini. Potete usare il colino, o al limite una garza di nylon.

Prima di mettere in freezer, il composto deve esser lasciato raffreddare a temperatura ambiente.

Tenete in congelatore tutta la notte. Sporzionate e servite.

*Paolo Nori, I russi sono matti, pagg.40-41.


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Canederli di Pan Ner per il Contest di Aifb

La segale è un cereale antico, diffusosi a partire dall’Asia ed ancora oggi caratterizzante diverse regioni europee. E’ la Russia a detenere il primato della produzione mondiale, ma anche in Italia si afferma nella tradizione gastronomica di alcune regioni del Nord, come la Val d’Aosta – BREL, Assessorato al Turismo- che promuove annualmente iniziative come questa del prossimo 5 e 6 Ottobre, in collaborazione con Aifb – Associazione Italiana Foodblogger.

Nell’organizzazione è coinvolto il Comune di Gressan con le sue coltivazioni di mele, motivo per il quale il frutto avrà parte nelle ricette dei partecipanti insieme alla segale.

Dall’estremo Sud, ho voluto partecipare anch’io, con questi canederli.

DALLA TERRA ALLA TAVOLA

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Il pane di segale utilizzato per questi canederli è stato acquistato, ma chi ne avesse la possibilità può farlo in casa come da disciplinare, messo a disposizione nel regolamento e riportato di seguito:

550 g farina di segale

250 g farina di grano tipo 0

200 g farina di grano tenero integrale

650-600 g acqua

20 g sale

10 g lievito di birra secco

Canederli di pan ner (per 2 persone)

3 grandi fette di pane raffermo di segale confezionato

1 uovo

1 tazzina di latte

50 g di formaggio grattugiato

sale qb

pepe qb

prezzemolo fresco tritato per servire

Brodo profumato alla buccia di mele

1 carota

1 cipolla bianca

1 mela rossa (solo la buccia)

750 ml di acqua ca

5 g di semi di coriandolo

noce moscata

  • occorrente un colino a maglie strette per filtrare il brodo

Procedimento

Raccogliete il pane raffermo in una terrina. Lavorate l’uovo ed il latte a temperatura ambiente e  versatelo sul pane, mescolate bene e lasciate riposare, mescolando ogni tanto, per almeno 20 minuti.
Aggiungete il formaggio,  il sale, il pepe e la noce moscata. Mescolate velocemente, impastando a fondo con le mani.

Il composto sarà leggermente colloso, perché le molecole di glutine di questo cereale si dispongono in maniera differente da quelle omologhe del grano o del frumento.
Scaldate il brodo. Inumidite le mani e formate una sfera, prima roteando e poi pressando a fondo con le mani, che abbia un diametro di 3,5-4 cm.
Fate subito la prova di cottura, con il brodo che bolle, per 5 minuti. Il canederlo deve rimanere compatto.

Cuocete il resto dei canederli in due tornate, non ammassateli nella pentola e lasciateli venire a galla senza stressare troppo la temperatura del brodo.
Servite dopo i 5 minuti di cottura con il brodo che li copra per circa la metà e spolverate di prezzemolo.

 

 

 

 

 

 


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Di caroselli pugliesi e altre considerazioni (da foodblogger) attorno ad un raita, con Aifb e Fbai.


“Ecco signora, compro anche questo … Sa, per il mio blog..lo userò per una nuova ricetta…”

La commessa, basita non rispose subito, incartò e fece il conto…

Poi si fece coraggio “Quindi lei cosa fa?” …

“Ho un blog,dove spesso parlo di cibo.Questi piattini mi piacciono tanto. Li userò per le prossime ricette.”

“Scusi, ma ha un ritorno? O lo fa per passione”

***

Non credo che si possa vivere di blog, perciò presumo che i blogger certamente abbiano anche dei mestieri più o meno convenzionali da cui trarre un qualche guadagno…ma non per questo motivo tenere un blog deve esser considerato una perdita di tempo e danaro, altrimenti sarebbe un riempitivo di cui nessuno, soprattutto una mamma che lavora, potrebbe al giorno di oggi permettersi il lusso.

Il fatto è, cara signora, che ognuno sceglie come vivere, liberamente, il proprio tempo, lasciando esprimere creatività e pensieri come meglio crede, fino a quando sarà possibile farlo.

Anzi, per non perdere di vista certi punti fermi ho anche aderito, liberamente e di tasca mia, ad una Associazione, Aifb, che, nata recentemente e rappresentata da  una persona che stimo tantissimo, Annamaria del blog La cucina di QB, si prefigge di riunire in un comune sentire e operare i foodbloggers italiani.

Gemellata con la corrispondente Associazione Indiana, Fbai, questa “famiglia” muove i primi passi procedendo spedita, e allargando sempre più i propri orizzonti.

Contenta di farne parte con la tessera n.84, spero di poter partecipare ai prossimi eventi in programma, bimbo permettendo, e conoscere dal vivo tante persone, che attraverso i loro racconti dai blog hanno saputo stuzzicare e trasmettere attraverso il buon cibo, anche la voglia di raccontarlo.

 ***

Per unire questi pensieri, sparsi qua e la, dentro un sol piatto, vi propongo un raita, tipico piatto indiano, ma rivisitato con un ortaggio locale, ovvero pugliese, il carosello. La preparazione pur veloce e semplice, sarà di sicuro effetto a cena per gli amici vegetariani, tanto più visto che mi sono ispirata ad un libro che raccoglie gli insegnamenti di A.B. Bhaktivedanta Swami Prabhupada (1896-1977), maestro di spiritualità indiana che ha lasciato Un gusto superiore (titolo del libro) nelle sue ricette sacre a Krishna.

Ingredienti per 4 persone

1 tazza di yogurt

Mezza tazza di acqua

1 grosso cetriolo, pelato e tagliato a fettine*

1 cucchiaino di sale

1/4 di cucchiaino di cumino in polvere

1/4 di tazza di foglie di coriandolo fresco

NB=Per un buon raita bisogna tostare i semi di cumino in forno e poi macinarli al momento.

Mettere in una insalatiera yogurt (io ho utilizzato un vasetto da 125 g di yogurt magro dolce 0,1% di grassi),acqua, sale e pepe, aggiungere il cetriolo (io ho utilizzato una varietà locale* pugliese più dolce e digeribile) e spolverare infine con polvere di cumino. Guarnire con foglie di coriandolo.

  • Suggerimento per gli intolleranti il lattosio: preparare il raita con del kefir, sapore più acidulo ma privo di lattosio.