Uso il Kiwi di rado, eppure non siamo allergici…perciò appena ne ho avuto la possibilità, l’ho fatto, ma ho usato quello giallo. Lo conoscete? E cos’altro sappiamo di questo frutto? Approfondiamo insieme. E’ originario della Cina, ma dal 1960 grazie alla Nuova Zelanda, iniziò ad essere esportato e studiato per una coltivazione mirata. Il nome “kiwi”, infatti, è recente e ricorda l’animale-simbolo di questo Paese. Nacque così una produzione commerciale di questo frutto nel sud della Francia, in Italia (!), Spagna e Russia.
Esistono numerose varietà di questa pianta rampicante, ma sono note con questo nome solo due tipi, Actinidia chinensis e deliciosa. Diverse sono poi le cultivar – Abbot,Allison, Bruno e Hayward, che è quella più diffusa.
La varietà chinensis però, a differenza della deliciosa, possiede una polpa di color giallo, buccia marrone e liscia. Consumato fresco apporta molta acqua, fibre solubili, potassio e vit C. E’ il frutto ideale in inverno, anche se dopo la raccolta può esser conservato per sei mesi.
Lo mangio poco, ma ho trovato il modo di consumarlo più spesso. Vi svelo come…
Bavarese di kiwi
Ingredienti
400 g di kiwi
250 ml di panna
75 g di zucchero
1 bicchierino di rum
100 g di latte
12 g di colla di pesce
1 kiwi per decorare
Sbucciare i kiwi, tagliarli a piccoli pezzi e metterli in un pentolino con lo zucchero e il rum. Cuocere per 10 minuti. Togliere dal fuoco e far intiepidire. Frullare e filtrare (così toglierete tutti i semini). A parte, ammollare la colla di pesce in acqua fredda per 5 minuti. Bollire il latte, spegnere e aggiungervi la colla di pesce, strizzata. Mescolare per farla sciogliere.Nel tegame del latte versare il composto di kiwi già filtrato, mescolare e lasciar raffreddare. Montare la panna, unirla delicatamente al composto freddo. Inumidire gli stampi (io ho usato quelli da pudding), riempirli e metterli in frigo per almeno tre ore o tutta la notte. Sformare al momento di servire, decorando con delle fette di kiwi.
Risalendo lo Stivale da Lecce, lungo l’autostrada Adriatica per mille e cento chilometri e undici ore, si raggiunge il cuore del Friuli Venezia Giulia. Ma diciamo che a scendere,secondo me, si fa prima…perché si torna a casa. A fine estate, questo viaggio lo ha fatto anche un fagottino di sette mesi, la mia nipotina, anche lei, come i suoi genitori, è nata “salentina” ma crescerà friulana. Così è la vita, talvolta. Si lasciano la propria terra e propri affetti, per una nuova terra, con nuovi affetti, ma non si dimenticano le proprie radici. Per tutti questi motivi, oggi mi cimento nella preparazione di un tipico dolce friulano, la gubana, cugina acquisita della putiza giuliana. Principalmente le differenze sono nel ripieno.
Ho letto per la prima volta la ricetta di questo dolce su un blog che adoro…“noci, uvetta, pinoli, fichi secchi, prugne secche, agrumi canditi, cioccolato, liquore, pangrattato, burro. Per la Gubana (friulana) la lista è questa. E per la Putiza (giuliana)? Soprattutto noci, uvetta, pinoli, rum e la scorza di un limone. In entrambi i casi l’involucro è una pasta soffice che ha bisogno di lievitazione.E la forma? Beh, la forma è la vera discriminante: l’impasto farcito è arrotolato su sè stesso, come una chiocciola, ma anche no. Per entrambi i dolci, naturalmente.” (A.M. Pellegrino, La cucina di Qb)
Trattandosi di un contest, è lasciata un po’ di libertà sul ripieno -nel mio caso, ho dovuto anche togliere il glutine, sperando di non deturpare quello che è un dolce tipico- perciò, ho mantenuto le noci e i pinoli, però ho eliminato l’uvetta, per gusto personale, e ho scelto dei fichi secchi mandorlati, come li preparava mia nonna qui nel Salento. Poi ho preferito le prugne secche e dei cubetti di pesca essiccata, bagnando nel liquore entrambe. Il liquore l’ho scelto guardandomi sempre qui intorno e mi sono ricordata che a due passi da casa alcuni Monaci Cistercensi producono le Gocce Imperiali, un forte liquore aromatico a base di piante officinali ed erbe aromatiche, dal caratteristico colore giallo paglierino ed un profumo aromatico adatto ai dolci. Insomma, volevo nascondere in una ricetta friulana un po’ di casa, come fa mia mamma ad ogni partenza di mio fratello…nella valigia c’è sempre spazio per qualche souvenir mangereccio 😉
La difficoltà principale è stata la lavorazione di un impasto privo di glutine, perciò poco elastico, tanto che già nel momento di arrotolarlo, si è aperto in alcuni punti. Impossibile fare a meno di un canovaccio, per aiutarsi nelle operazioni. Infatti, successivamente va arrotolato su se stesso e trasferito in teglia. Di una bontà unica, ottimo per accompagnare il caffè. La mancanza di glutine ha tolto certo molta della sofficità, ma non del sapore deciso e aromatico. La farcitura gustosissima si scioglieva in bocca. Insomma, questo dolce accoglie in se, come una valigia, tutto quello che di buono si trova tornando in famiglia e quanto di più buono si trova rientrando a casa.
Il termine Gubana ha natali sloveni: deriva infatti da “guba” (increspare, far pieghe) e sta ad indicare quindi una preparazione piegata ed arrotolata. Esiste anche un documento ufficiale che fa risalire alla metà del ‘500 la presenza di questi dolci sulle tavole friulane, o giuliane.
[da La cucina di Qb, blog di A.M. Pellegrino]
La mia Gubana senza glutine
250 g di mix senza glutine per panificazione Conad
50 g di farina di riso
100 g di farina senza glutine per dolci e Torte AmoEssere
8 g di lievito di birra fresco
2 uova intere
65 g di zucchero semolato
70 ml di latte
60 g di burro fuso
per farcire
100 g di fichi secchi mandorlati
125 g di prugne secche denocciolate
35 g di pinoli
100 g di noci
60 g di pesche essiccate a cubetti
30 ml di liquore Gocce Imperiali
1 albume
1 tuorlo per spennellare il dolce prima di infornare
Procedimento
Sciogliere il lievito in un po’ di latte tiepido ed unirlo nella planetaria con il resto degli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio e sodo. Coprire e far raddoppiare. [In questo caso, dopo aver lievitato 10 ore, l’assenza di glutine non ha favorito il raddoppio, ma la lievitazione è comunque partita.]
Mettere in ammollo le prugne e i cubetti di pesca nel liquore, tritare con il coltello tutti gli ingredienti della farcia, unirli in una ciotola con l’albume montato a neve.
Accendere il forno a 180°.
Rompere la lievitazione, stendere l’impasto sopra un canovaccio, farcire con il composto lasciando appena un po’ libero il bordo, arrotolare su se stesso e poi a chiocciola ma non troppo stretta. Spennellare la superficie con il tuorlo d’uovo sbattuto e spolverizzare con lo zucchero semolato.
Ungere una teglia o una tortiera da 24 cm di diametro e cucinare per circa 45′ circa nel forno statico già caldo a 180°. Sfornare, far raffreddare sopra una gratella e servire.
Non esiste critica migliore e più autentica in fatto di ricette che quella dei nostri bimbi … e desiderando per loro il meglio, ci preoccupiamo che abbiano gli alimenti migliori e che imparino a scegliere la genuinità sin da piccoli, almeno così la penso io da mamma e da nutrizionista.
Per farlo contento ho inventato dei minicakes per evitargli le merendine confezionate del supermercato … e devo dire che l’ho conquistato in un baleno.
Ecco gli ingredienti per 15 (circa) di queste simpatiche tortine:
Il procedimento è semplice e veloce: unire gli ingredienti secchi e lavorarli con l’olio e l’uovo. Dopo aver aggiunto anche il lievito, unire le mele a cubetti. Versare negli stampi in silicone riempiendoli meno della metà e prima di infornare, aggiungere in ogni pirottino un cucchiaino di Nocciolata Rigoni di Asiago.
Infornare a 175°C per 15 minuti. Rispettare i tempi di cottura per non avere brutte sorprese.
Ed ecco un breve reportage fotografico:
Appena sfornati, sono andati via…
Con questa ricetta partecipo al Contest:
Bimbi a tavola! Le ricette più gradite ai bambini
E per chiudere in bellezza ecco il set che ho creato giocando su Polivore…idee utili per realizzare al meglio questa ricetta facile ma non semplice.