GiocaSorridiMangia

Avventure di una mamma blogger


3 commenti

I miei brownie bites al Kahlùa e cioccolato per il Club del 27

Cioccolato e caffè penso che siano due alimenti senza i quali non potrei vivere e non vorrei essere costretta a sceglierne solo uno dei due, così, quando ci è stato proposto The chocolate addict’s baking book, non ho esitato a provare questa ricetta e proporla per il Club del 27 di Febbraio! Sono qui con qualche giorno di ritardo sulla tabella i marcia, ma non potevo perdere l’appuntamento. Ecco la mia versione gluten free di questi “morsi” di bontà, davvero speciali.

Per circa 20 pezzi

  • Spray antiaderente (se usate i pirottini di carta, non ne avrete bisogno)
  • 226 g di burro non salato, fuso
  • 200 g di zucchero di canna
  • 100 g di zucchero bianco semolato
  • 4 uova grandi
  • 120 ml di Kahlùa
  • 10 ml di estratto di vaniglia
  • 203 g di farina universale (per me un mix senza glutine)
  • 85 g di cioccolato amaro in polvere
  • 4 g di espresso in polvere
  • 1 cucchiaino di sale

Preriscaldate il vostro orno a 175°C. Preparate gli stampi per muffin ungendo con lo spray (oppure inserendo i pirottini di carta, come ho fatto io)

In una ciotola capiente, mescolate, burro zucchero, uova liquore e vaniglia per almeno 1 minuto

Successivamente, aggiungete la farina, il cioccolato amaro in polvere, la polvere di espresso ed il sale, mescolando per un altro minuto.

Riempite gli stampi per muffin per tre quarti ciascuno con l’impasto ottenuto. Fate cuocere per 15-17 minuti, non superare i tempi di cottura per evitare che rinsecchiscano. Devono rimanere morbidi.


2 commenti

CHOCOLATE AVOCADO PUDDING per il Club del 27

Cook’s Illustrated- America’s Test Kitchen è una fonte inesauribile non solo di ricette ma di idee che “funzionano” per tutti. Questo mese, insieme al Club del 27, abbiamo puntato sul cioccolato. Pensate sia stata una buona idea?

Chocolate Avocado Pudding

236 g di acqua

30 g di cacao in polvere

150 g di zucchero

1 cucchiaio di estratto di vaniglia

1 cucchiaino di caffè espresso in polvere

una presa di sale

2 avocado ben maturi

100 g ca di cioccolata al 70%

  • Preparate uno sciroppo di cioccolato mescolando acqua, zucchero, cacao, caffè e la presa di sale.
  • Portate a bollore e scaldare per altri 2 minuti. A parte riducete gli avocado, sbucciati e denocciolati, in polpa cremosa.
  • Unite la cioccolata allo smoothie di avocado freschi e mettere nel microonde il cioccolato fondente a metà della potenza. Unite tutto e fate rapprendere in frigo un paio d’ore.

Note

Usate avocado molto maturi, che hanno lo scopo di sostituire le uova e fare da legante per il pudding.


6 commenti

BULZ per il Redone di Ottobre

Con un po’ di ritardo sui miei standard, ma ci sono anche questo mese per il Redone dello Starbooks, con una ricetta abbastanza calzante con l’autunno e con la prima voglia di tepore. Dite la verità! Avete aggiunto la copertina pesante alle vostre lenzuola? Ma bando alle ciance e andiamo subito in cucina, con queste “polpette” di polenta al formaggio e yogurt. La ricetta è tratta da Carpathia di Irina Georgescu, un libro davvero accattivante e che potrebbe finire tra i regali di questo Natale 2021.

BULZ

(traduzione a cura di Stefania Orlando)


per 6 persone

500ml di acqua
250 g di farina di mais
25 g di burro
un cucchiaino di sale
100 g di formaggio tipo Cheddar grattugiato
250 g di yogurt bianco naturale
150 g di formaggio stagionato di pecora o di capra grattugiato
250 g di pomodorini ciliegia
olio di oliva, per la cottura dei pomodorini
100 g di altro yogurt bianco naturale per servire

  • Portare l’acqua a bollore su fuoco alto quindi aggiungere la farina di mais, il burro ed il sale girando vigorosamente in modo che non si formano grumi.Abbassare il fuoco fino ad una fiamma media e continuare a cuocere, sempre mescolando, per circa 5 minuti in modo che la polenta risulti ben soda.
  • Spegnere il fuoco ed aggiungere immediatamente lo yogurt ed il Cheddar, mescolando bene, quindi versare la polenta su un vassoio coperto con carta forno livellandola con il mestolo.Farla raffreddare per 20 minuti.
  • Intanto foderare una teglia con carta forno ed accendere il forno a 200 gradi. Con le mani inumidite prelevare piccole porzioni di polenta da 50 g, appiattirle tra i palmi ed aggiungere un po’ di formaggio grattugiato al centro. Arrotolare quindi il tutto in una pallina.
  • Continuare fino ad esaurimento degli ingredienti e posizionare tutte le palline sulla teglia preparata.
    Infornare per 25-30 minuti o finchè colorite, croccanti e dorate.
  • Nel frattempo arrostire i pomodorini dopo averli conditi con sale e olio, usando una teglia separata, per 15-20 minuti.
    Servire i bulz ben caldi, appena usciti dal forno, accompagnandoli con i pomodorini ed una cucchiaiata di yogurt.

NOTE

La semplicità disarmante di questa ricetta è superata solo dalla sua bontà, ma la vera scoperta forse è data da quell’insalatina di pomodorini arrostiti che non deve assolutamente mancare per arricchire di gusto queste grosse polpette!

La ricetta è PROMOSSA


9 commenti

Il mio “kabuli palaw” per il Club del 27

Settembre sta già per finire, ancora qualche bella giornata di sole per affrontare meglio l’autunno, che nel mio Salento tarda ad arrivare. Oggi vi propongo un piatto di riso pilaf con carote e uvetta, una ricetta speziata della cucina afghana.

Come ogni mese, per il Club del 27 ci è stato proposto un elenco di ricette da cui scegliere;questa volta sono tratte da “Parwana” di Durkhanai Ayubi, una giovane profuga che dopo aver lasciato il suo paese a causa della guerra del 1985, ha aperto il suo ristorante in Australia. Il libro è del 2019, gode di una buona critica e ha riscosso alcuni premi. A giudicare da questo piatto, mi sento di consigliarvelo, perché le ricette sono ben descritte e provengono dalla cucina della madre dell’autrice, Farida, perciò sono le ricette di casa, quelle che si tramandano ai propri figli e nipoti.

La scelta su questo libro non è stata casuale, visto il periodo storico che stiamo vivendo, in cui un’altra guerra vessa il popolo afghano, privandolo di ogni forma di libertà. Parwana vuol dire “farfalla”, un titolo ben augurante e oggi più che mai simbolico. Sono davvero contenta per la proposta del Club e soddisfatta della mia scelta.

Kabuli palaw – Pilaf di riso con carote e uvetta

Ingredienti

125 ml di olio di girasole

2 cipolle tritate

500 g di carne di agnello disossata grossolanamente (a molti non piace e consiglio una variante più delicata con tacchino)

600 g di riso basmati in ammollo (questa quantità potrebbe essere eccessiva)

cumino in polvere

cardamomo in polvere

Per il topping

500 ml di olio di girasole

2 carote grattugiate

170 g di uvetta sultanina

una manciata di mandorle tritate

una manciata di granella di pistacchi

2 cucchiai di zucchero

1 cucchiaino di cardamomo

  • Per preparare il riso, in una pentola a pressione versa l’olio e aggiungi la cipolla tritata, lasciando andare 5 minuti a fiamma alta. Aggiungi la carne, lasciandola rosolare altri 5 minuti, mescolando di tanto in tanto. Aggiungi 1 litro di acqua bollente e del sale, chiudi col coperchio e aumenta la pressione. Cuoci per circa 15 minuti, poi togli il coperchio lentamente, togli la carne dal tegame e mettila da parte. Usa il brodo successivamente per insaporire il riso.
  • Metti a bollire 2,5 litri d’acqua; nel frattempo cola il riso dall’ammollo e versalo nell’acqua che bolle, insieme a del sale. Fai cuocere per 6-8 minuti (o fino al raddoppio del volume del riso). A cottura ultimata, cola il riso e rimettilo in padella col brodo. Aggiungi il cumino, il cardamomo e del sale.
  • Usando il mestolo afgano (kafgeer) o un altro cucchiaio, mescola con delicatezza. Aggiungi la carne, rimetti il coperchio e continua la cottura a pressione fino al fischio; abbassa, poi, la temperatura e continua a cuocere per altri 20 minuti.
Topping
  • Scalda l’olio in una padella. Aggiungi le carote e friggi 4-5 minuti, poi toglile e mettile da parte; nello stesso olio aggiungi l’uvetta e friggi per circa 3 minuti. Togli l’uvetta e aggiungila nella ciotola delle carote, insieme alla frutta secca tritata, lo zucchero ed il cardamomo, mescolando con delicatezza.
  • Usando un piatto da portata, unisci il riso con il topping e servi subito.


12 commenti

Cacao nibs cookies per il club del 27

THE NEW COOKIE – NO BAKE RECIPES di MOLLY MILLS è dedicato al cibo raw, senza cottura. Lo abbiamo sfogliato questo mese insieme al Club del 27, alla ricerca di ricette sfiziose che non impegnassero nella cottura, di nessun tipo. Gli ingredienti si assemblano a crudo, legandosi attraverso olii vegetali e senza intervento di uova o latte animale.

Un regime molto peculiare, quello crudista, ma non per questo motivo poco percorribile.

Ho scelto questi biscottini a base di scaglie di cacao crudo, nibs per gli addicted, legate insieme dai datteri e la farina di mandorle e adatti sia a vegani che a non-vegani, celiaci ed intolleranti il lattosio. Inoltre hanno un buon apporto in proteine, fibre e sali minerali.

Al di là degli aspetti nutrizionali, il risultato è stato irresistibile, per grandi e piccini.

Se siete curiosi e volete provare il gusto raw, non dovete che seguire queste semplici operazioni.

Ingredienti

115 g di farina di mandorle

40 g di pasta di sesamo

115 g di datteri denocciolati

30 g di nibs di cacao crudo

1 pizzico di sale

  1. Frullate le mandorle finemente
  2. Aggiungete i datteri e continuate a frullare fino ad amalgamarli, poi aggiungete il sale e la pasta di sesamo, continuando a frullare fino ad ottenere un composto omogeneo.
  3. Trasferite il composto in una ciotola e versateci dentro le nibs di cacao. Foderate una teglia per biscotti con carta da forno.
  4. Formate 16 palline e pressatele ( io ne ho ottenute il doppio).
  5. Servite subito o tenete un po’ in fresco



3 commenti

Honey cake (gluten free version) per il Redone di Giugno

Lo so.

“Sglutinare” è ormai un’operazione che eseguo di default, con risultati sempre migliori. Quando poi la ricetta di partenza è di per sé candidata all’effetto scarpa, perché rischia di essere immangiabile a prescindere, un buon risultato come questo regala ancora più soddisfazioni. Non solo “l’effetto scarpa” è stato superato, ma lo è anche a lungo termine, ossia il giorno dopo, quando tutti i dolci gluten free si trasformano naturalmente in una suola, tutti tranne questo.

Per questo motivo vi propongo, per il Redone di Giugno, la versione ben riuscita e senza glutine di un Lekach, ovvero un dolce tradizionale ebraico, nella fattispecie un Honey cake, da una ricetta di Niki Segnit tratta dal libro Lateral cooking.

HONEY CAKE, Lateral Cooking

(Traduzione di Biagio D’Angelo)

INGREDIENTI 
200 g di farina (Per me senza glutine)

½ cucchiaino di bicarbonato di sodio

2 cucchiaini di cannella in polvere

2 cucchiaini di mix di spezie (per me cardamomo, pepe, zenzero e chiodi di garofano)

½ cucchiaino di noce moscata grattugiata al momento

qualche pizzico di sale

100 ml di olio vegetale

100 ml di miele

100 ml di caffè freddo

100 g di zucchero semolato

100 g di soft brown sugar (zucchero semolato con aggiunta di melassa)*

1 uovo

Setacciare tutti gli ingredienti secchi (cioè farina, bicarbonato, cannella, il mix di spezie, la noce moscata e il sale) e mescolare il tutto.

Creare una fontana al centro degli ingredienti secchi e aggiungere gli ingredienti umidi (olio, miele, caffè, zucchero, soft brown sugar, uovo). 

Mescolare bene. Versare l’impasto in uno stampo da plum-cake da 900 grammi (le misure variano ma potrebbero essere 23 x 13 x 7 cm) e infornare in forno preriscaldato a 160 gradi per circa 45-55 minuti. 

Controllare dopo mezz’ora perché, nel caso la parte superiore sia troppo scura, sarà necessario porre un foglio di alluminio perché non bruci.

Far raffreddare per 15 minuti e poi sformare. 

NOTE

-Come ho scritto nell’introduzione, la versione gluten free di questo Lekach si mantiene umida al pari dell’originale, contrariamente a quanto succede per altri Lekach che invece sortiscono solitamente l’effetto “scarpa”, tanto da risultare secchi e a rischio soffocamento. E’ quanto ci racconta l’autrice a proposito di molti suoi amici ebrei che non amano questa tipologia di dolce per paura di soffocare. Invece no, non con questa ricetta, neppure nella mia umile versione gluten free.

-Unico problema, reperire il soft brown sugar, cioè quello con aggiunta di melassa. Come ho risolto? La melassa l’ho aggiunta io (un cucchiaio). Forse, così facendo ho ottenuto un retrogusto più marcato, ma gradevole. La sorpresa, tra le spezie utilizzate, è la funzione del pepe, che esalta soprattutto la noce moscata. Anche per questo motivo, non ho aggiunto zenzero. L’ingrediente che mi ha convinta a prepararlo è però il caffè, di cui vado matta e infatti non capisco perchè non si chiami coffee cake, ma è un dettaglio di cui facciamo volentieri a meno.

-Temperature e tempi, formidabili.

La ricetta è PROMOSSA


6 commenti

Pralines per il Redone di Aprile

La cucina afro americana è tante cose.

Conoscerla e promuoverla non solo è un arricchimento personale, ma è uno stile di rapportarsi.

A chi? A cosa?

Ad un passato che per molto tempo la volontà di pochi ha voluto che fosse cancellato. Ad una cultura che invece, a dispetto di tutto e tutti, ha avuto la capacità di ricomporsi, dopo un’eradicazione coatta e cruenta, e sappiamo tutti di cosa si sta parlando. Queste “caramelle dei tempi di magra” sono un dolce emblematico, la ricetta è stata raccolta dopo uno studio appassionato di due secoli di eredità, dall’autrice Toni Tipton-Martin, probabilmente perché, senza queste candies sarebbe mancata la voce di qualcuno di prezioso, che oggi invece risuona per le strade di New Orleans come le note di una musica gioiosa, allegra, ricca di vita. Per tutti questi motivi partecipo al Redone di Aprile con questa chicca!

Di chiaro gusto francese, queste piccole pralines di noci pecan saranno la vostra rovina e la vostra salvezza, come lo sono state per me, che ho voluto e dovuto prepararle due volte, perché le prime non sono arrivate alla foto (e infatti queste in foto sono fatte con le più comuni noci, perché non avevo più pecan!)

Non è il primo appuntamento con questa cucina. Se volete approfondire il discorso, qui trovate un piatto tipico di un altro rivolo afro americano, ma oggi propongo praline per tutti!

PRALINES (traduzione di Stefania Orlando)

ricetta tratta da Jubilee di Toni Tipton-Martin

Ingredienti per circa due dozzine

300 g di brown sugar
300 g di zucchero semolato
3 cucchiai di melassa (o dark corn syrup)
250 ml di panna fresca da montare o latte intero
80 g di burro
250 g di noci pecan tostate e spezzettate grossolanamente
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un pizzico di sale

  • Foderare una teglia con carta forno e lasciare da parte.
  • In un pentolino a fondo spesso mettere i due tipi di zucchero, la melassa e la panna (per me latte) e porre su fuoco medio/alto, mescolando finché lo zucchero si scioglie.
  • Portare a bollore e far cuocere per circa 5 minuti finché il composto addensa un po’ ed una goccia fatta cadere da un cucchiaio in una ciotola di acqua fredda si addensa subito in una pallina morbida (io ho usato un termometro da cucina, il composto deve arrivare a 116 gradi Celsius).
  • Fare molta attenzione in questa fase perché lo zucchero a queste temperature può provocare ustioni molto serie.
  • Togliere da fuoco e immediatamente unire le noci pecan, il burro, il sale e la vaniglia.
  • Mescolare vigorosamente con un cucchiaio di legno per almeno due o tre minuti, finché il composto prende consistenza.
  • Lavorando con una certa velocità versare cucchiaiate colme di composto sulla teglia preparata.
  • Far riposare finché le praline saranno completamente fredde.
  • Conservare in un contenitore ermetico.

NOTE MIE

La ricetta è perfetta, ma bisogna aver manovrato lo zucchero almeno una volta nella vita, prima di accingersi a sperimentare. Occorre più del tempo indicato, in effetti e se non avessi avuto il termometro da cucina, forse avrei rischiato di bruciare la melassa, fondamentale secondo me.

Per motivi tecnici (la foto) ho rifatto due volte la ricetta, usando le comuni noci, ma non danno quello stesso aroma delle pecan tostate! La differenza c’è e qualcuno doveva pure verificarlo, o no?

Voi potreste comprare il doppio di noci pecan, così, volendo ripetere, sarete in vantaggio, mentre il resto degli ingredienti è più reperibile, anche se la melassa (venduta in vasetti da almeno 300 g) l’ho trovata in un negozio ad hoc e non al super.

Non ultimo, queste praline sono gluten free. Vi occorre sapere altro per scatenarvi?

LA RICETTA E’ PROMOSSA


19 commenti

Hopper eggs per il club del 27 giunto al suo quarto anno

Come tutte le cose che vengono a mancare quando le circostanze sono sfavorevoli, così viaggiare è senza dubbio una delle cose che, in questo periodo di forzata reclusione domestica, ci manca di più. E chissà quando questa piacevole esperienza sarà nuovamente possibile. Al momento sono giustificati solo alcuni rari spostamenti, nell’ottica di salvaguardare la salute di ciascuno, soprattutto dei più fragili tra noi. Allora, come possiamo, in qualche modo, sopperire a questa “mancanza”? Un modo c’è, e ci aiuta, in questo, la proposta del Club del 27, giunto oggi al suo 4° compleanno.

Ciascuno di noi vi porterà idealmente in un luogo molto lontano da casa, a gustare una tipica ricetta a base di uova, l’alimento che oggi vogliamo celebrare.

Io ho scelto per voi le Hopper Eggs, una caratteristica pietanza preparata nello Sri Lanka.

Spero di aver scelto una destinazione di vostro gradimento, ma se questo non dovesse bastare, oggi potete fare il giro del mondo con noi, mangiando uova preparate davvero in tutti i modi e in tutti i luoghi.

Qualcuno potrebbe obiettare che quello in foto sembrerebbe un semplice pancake, ma si sbaglia. Innanzi tutto, è preparato con una pastella a base di farina di riso e latte di cocco e richiede un briciolo di impegno in più.

In secondo luogo, bisognerebbe cuocerlo dentro un hopper, appunto, cioè il tipico pentolino a spondine alte che regala a questo dischetto di pane di riso una concavità, rendendolo un vero e proprio cestello dentro cui cuocere l’uovo.

Se, come me, ne siete sprovvisti, non demoralizzatevi, andrà bene la nostra classica padella.

C’è un motivo ulteriore che mi ha guidata nella scelta, questa colazione è gluten free, perciò ha il suo lasciapassare per la mia cucina. Se vi ho convinti a sufficienza, non vi resta che indossare il grembiule e mettervi all’opera.

Le indicazioni di viaggio, pardon di esecuzione, le trovate a seguire.

HOPPER EGGS tratto da “All about eggs” di R. Khong

Ingredienti

1/2 cucchiaino di lievito di birra secco

118 g di acqua calda e altri due cucchiai in aggiunta

136 g di farina di riso

2 g di sale

2 g di zucchero

(dopo circa tre ore di riposo)

57 g di latte di cocco

un pizzico di bicarbonato di sodio

1 cucchiaio d’olio di semi

6 uova

Salsa piccante per servire.

Procedimento
  1. Sciogliete il lievito in acqua calda, lasciando che si attivi per qualche minuto.
  2. Mescolate farina, sale e zucchero insieme. Aggiungete la soluzione di lievito e formate una pastella morbida.
  3. Coprite e lasciate riposare l’impasto per almeno 2-3 ore al caldo (pensate alle temperature ambiente nello Sri Lanka).
  4. Aggiungete il latte di cocco, coprite nuovamente e mettete ancora a riposo per un’altra oretta. Trascorso questo tempo, aggiungete il bicarbonato.
  5. Scaldate su fuoco medio un pentolino Hopper, oppure un piccolo wok, o, in mancanza di altro, una padella da omelette. In quest’ultimo caso, roteando il tegame sul fuoco, assicuratevi che si scaldi bene dappertutto, lati e fondo. Oleate pochissimo il suo interno, con l’aiuto di un pennello da cucina, per un risultato che non sappia troppo di unto.
  6. Dosate circa 30 g per volta, roteando la padella in modo che l’impasto ne ricopra i lati e tutto il fondo; continuate finche non avrete esaurito tutto l’impasto. Rompete un nuovo in ciascun cestino di riso e cuocete qualche minuto, con il coperchio chiuso.
  7. Sollevando il coperchio, dovreste osservare i bordi ben cotti e croccanti, che si staccano dai lati del pentolino, sollevandosi e l’albume visivamente cotto. In quel caso, con una spatola provate a toglierlo dalla pentola. Se risulta appiccicoso, necessiterà di un altro po’ di cottura.
  8. Ripetete l’operazione fino a consumare l’impasto.


3 commenti

Chocolate, olive oil and rosemary cookies with almonds per il Redone di Febbraio

Ve lo ricordate “Criminali da strapazzo”? Quel film di Woody Allen in cui il protagonista, Ray, uscito dalla galera, ebbe l’idea del colpo della sua vita?

Bene.

Non è di lui che ci interessa parlare, ma della simpaticissima Frenchy, la moglie estetista che, coinvolta nella realizzazione del colpo, si rende utile facendo ciò che le riusciva meglio: sfornare biscotti. Aprire un negozio di biscotti casalinghi fu, infatti, l’attività di copertura che avrebbe dovuto permettere a Ray e ai suoi soci di costruire un tunnel sotterraneo per raggiungere il caveau della Banca adiacente al locale (vi ricorda qualcosa?)…ma furono i biscotti a spopolare e far diventare ricca la simpatica coppia.

Sembrerebbe quasi voler dire: quando tutto nella vita andrà storto, fate come Frenchy, mettetevi a sfornare biscotti!

L’avrò presa troppo alla lettera? Però oggi ne è valsa la pena visto l’appuntamento imperdibile con il Redone!!Perciò la scelta è caduta su dei cookies piuttosto originali, senza burro e green..ma non troppo.

Ecco a voi la ricetta che ho voluto replicare. Che li abbia preparati anche Frenchy nel suo negozio??!Non lo sapremo mai!

Post dedicato al mio amico alleniano.

Che siano questi di Sue Quinn oppure no, provate la ricetta: non ve ne pentirete.

Chocolate, olive oil and rosemary cookies with almonds (in versione gluten free).

da “Cocoa”, di Sue Quinn

Tradotto da Alessandra Corona

Ingredienti

per circa 16 biscotti senza glutine.

  • 140 g di farina 00 (per me farina di riso + mix pane Schar)
  • 20 g di cacao in polvere
  • 1 cucchiaino di rosmarino tritato molto finemente (quasi polvere per me)
  • 1/4 di cucchiaino di bicarbonato
  • 1/4 di cucchiaino di sale
  • 60 ml di olio extravergine di oliva
  • 120 g di zucchero di canna chiaro
  • 1 uovo grande
  • 120 g di cioccolato fondente (al 60-70%) tritato grossolanamente
  • 20 g di mandorle pelate e tritate grossolanamente  

Preriscaldate il forno a 180 gradi e rivestite di carta forno una o due teglie.

Mescolate in una ciotola la farina, il cacao, il rosmarino, il bicarbonato e il sale.

Montate le uova con l’olio e lo zucchero utilizzando le fruste .

Cercate di incorporare più aria possibile lavorando l’impasto per almeno cinque minuti.

Incorporate anche la farina e metà del cioccolato.

Mettete l’impasto in frigo e fate riposare per un’ora.

Prelevate dei pezzi di impasto della grandezza di una grossa noce e formate delle palline lavorando con le mani umide, poiché l’impasto sarà leggermente appiccicoso (io ho dosato con un cucchiaio).

Disponetele sulle teglie distanziandole circa 5 cm l’una dall’altra, quindi appiattitele fino a ottenere dei dischetti di circa 6 cm di diametro.

Completate aggiungendo sulla superficie dei biscotti il cioccolato rimasto e le mandorle.

Cuocete i biscotti in forno caldo per 12 minuti.

Sfornate i biscotti e fateli raffreddare in teglia prima di trasferirli su una gratella per dolci.

Note:

-Consiglio di utilizzare un cucchiaio per modellare le palline, perché è davvero un impasto ingestibile, specialmente nella versione senza glutine qui sopra.

-Tempistica eccellente, ma non accenderete sul serio il forno come prima operazione, eh?! Non c’è fretta!!

-Il mio rosmarino era polvere e consiglio vivamente questa forma, in quanto ritrovarsi rametti tra i denti non è una cosa simpatica.

-Avevo meno cioccolata fondente di quanta richiesta e, di domenica, non mi andava di uscire a comprarla, viste anche le limitazioni da DPCM in zona arancione, per questo motivo ne ho impiegato di meno e ho ottenuto un cookie senza dubbio un po’ più asciutto, ma non meno buono, ve lo garantisco.

La ricetta per me è semplicemente

P R O M O S S A!


3 commenti

Za’atar bread, una versione gluten free per il primo Redone dell’anno.

Credo che il 2021 sia stato l’anno nuovo più atteso di sempre per scoprire che, probabilmente, le cose non cambiano con l’inizio di un nuovo decennio, ma lo faranno solo a partire dalle nostre scelte, i nostri comportamenti e le nostre stesse esistenze.

Poi ci sono le certezze e, per quanto mi riguarda, una fra queste è la ripresa del REDONE!!!

Perciò eccomi qui con questa ricetta davvero gustosa, in versione necessariamente gluten free.

ZA’ATAR BREAD da FALASTIN di Sami Tamimi

(trad. a cura di Stefania Orlando)

per 12 pezzi

un cucchiaino e mezzo di levito di birra disidratato
un cucchiaino di zucchero semolato
170ml di acqua tiepida
320 g di farina, più dell’altra per spolverizzare (per me gluten free)
un cucchiaio di latte in polvere
un cucchiaino e una punta di curcuma in polvere
un cucchiaino e 1/4 di sale
3 cucchiai di olio di semi di girasole
3 cucchiai di olio d’oliva, più un altro per ungere
2 cucchiai di semi di sesamo più un cucchiaino e mezzo per la superficie
un cucchiaio di semi di nigella, più mezzo cucchiaino per la superficie
15 g di foglie di origano
120 g di feta sbriciolata
2 cucchiai di yogurt greco
un cucchiaio di za’atar (per me Zest&Zing)

  1. Mettete lievito, zucchero e acqua in una ciotola e mescolate brevemente. Lasciate da parte per 5 minuti finché la superficie si coprirà di bolle.
  2. Versate la farina, il latte in polvere, la curcuma ed il sale nella ciotola della planetaria a cui sarà stato montato il gancio da impasti e fate girare un poco solo per amalgamare.
  3. Aggiungete quindi il composto di lievito, l’olio di semi di girasole e quello di oliva.
  4. Lavorate per circa due minuti a bassa velocità quindi appena il tutto sta insieme aumentatela un po’ e lavorare per altri 3 minuti.
  5. Unite i semi di sesamo, quelli di nigella (cumino) e l’origano e fate andare la macchina per altri 4 minuti.
    L’impasto dovrà risultare molto morbido.
  6. Rovesciate l’impasto sul piano di lavoro e formate una palla, quindi ungete la ciotola della planetaria con l’ulteriore cucchiaio di olio, ungete anche tutto l’impasto e mettetelo a riposare, coperto con un telo, per circa un’ora in un luogo tiepido (o comunque fino al raddoppio).
  7. Riprendete l’impasto, lavoratelo dandogli la forma di un salsicciotto lungo 30 cm e tagliarlo in 12 pezzi uguali da circa 50 g ciascuno.
  8. Lavorate ogni pezzo in modo da formare delle palline quindi mettetele su un piatto, copritele con un telo pulito e lasciatele riposare per 20 minuti.
  9. Preriscaldate il forno a 200 gradi.
  10. Ora schiacciate ogni pallina sul piano di lavoro fino a formare un disco da circa 10 cm di diametro e 2-3 mm di spessore.
  11. Mettete al centro circa 10g di feta sbriciolata e piegate i lati verso l’interno in modo da richiudere il ripieno e formare una pallina.
  12. Mettete i panini sulla teglia con il lato della chiusura rivolto verso il basso e distanziateli bene.
  13. Spennellateli con lo yogurt, spolverizzateli con za’atar, semi di sesamo e semi di nigella.
  14. Fate riposare 5 minuti e fate cuocere per circa 20 minuti, finché saranno coloriti e la base dorata.
  15. Serviteli subito caldi oppure a temperatura ambiente.

NOTE

Le tempistiche sono perfette anche per la mia versione “Intollerante”, perciò ritengo la ricetta davvero rigorosa. Avevo paura di eccedere in sapidità, ma ho ottenuto un gusto bilanciato senza dover apportare modifiche di pesi. Per questi motivi e per le impressioni degli assaggiatori ufficiali, la ricetta è:

PROMOSSA!!!