Cook’s Illustrated- America’s Test Kitchen è una fonte inesauribile non solo di ricette ma di idee che “funzionano” per tutti. Questo mese, insieme al Club del 27, abbiamo puntato sul cioccolato. Pensate sia stata una buona idea?
Chocolate Avocado Pudding
236 g di acqua
30 g di cacao in polvere
150 g di zucchero
1 cucchiaio di estratto di vaniglia
1 cucchiaino di caffè espresso in polvere
una presa di sale
2 avocado ben maturi
100 g ca di cioccolata al 70%
Preparate uno sciroppo di cioccolato mescolando acqua, zucchero, cacao, caffè e la presa di sale.
Portate a bollore e scaldare per altri 2 minuti. A parte riducete gli avocado, sbucciati e denocciolati, in polpa cremosa.
Unite la cioccolata allo smoothie di avocado freschi e mettere nel microonde il cioccolato fondente a metà della potenza. Unite tutto e fate rapprendere in frigo un paio d’ore.
Note
Usate avocado molto maturi, che hanno lo scopo di sostituire le uova e fare da legante per il pudding.
E’ domenica mattina, si parla del Festival di San Remo appena concluso. Un’edizione storica, senza il pubblico in sala, che probabilmente ha restituito alla musica il ruolo di Protagonista che merita. Lungi dal voler fare di questo post una replica delle repliche del Festival, vi dico subito che anche oggi, su questi “schermi”, si parla di ricette, in particolare quelle già testate negli scorsi Starbooks, e più precisamente quella che vi propongo oggi per il REDONE di Marzo, il MOLOTOV PUDDING tratto da Lisbon di Rebecca Seal.
Domani sarà la Festa della Donna, una ricorrenza irrinunciabile per ciò che storicamente rappresenta, ma di cui personalmente farei volentieri a meno, convinta del fatto che non abbiamo bisogno, in quanto donne, di una festa che lo ricordi.
Questo pudding, nato per ricordare una battaglia (Malakoff) durante la Guerra di Crimea, cambiò nome durante un’altra guerra, in Molotov, probabilmente dal nome di un politico. A me questo nome,invece, ricorda l’ordigno incendiario usato nelle guerriglie di piazza…
Ma in realtà l’unica nota esplosiva in questo pudding è la dolcezza, quella che dovrebbe straripare da tutte le donne, insieme ad una buona dose di determinazione e ironia. Retrogusto vaniglia e caramello completano la bontà e la consistenza, resa anche croccante dalle mandorle in lamelle, tostate.
Così è la donna che vorrei essere, o che sono già, leggera al punto giusto, ma anche determinata, auto ironica e dolce.
Il resto è …contorno.
MOLOTOV PUDDING
per 6 porzioni
(traduzione di Stefania Orlando)
olio neutro, per ungere gli stampini
4 uova fresche a temperatura ambiente
un pizzico di sale
4 cucchiai di zucchero superfino (tipo Zefiro)
mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
3 cucchiai di mandorle a lamelle per servire
100 g di zucchero superfino per il caramello
Usando l’olio scelto ed un pezzo di carta da cucina ungere sei stampini da circa 150 ml di capacità. Preriscaldare il forno a 180 gradi e mettere dell’acqua a bollire. Montare gli albumi con il sale fino allo stadio soft peaks, ovvero formeranno delle onde morbide. Unire quindi i 4 cucchiai di zucchero a poco a poco, sempre montando, ed infine la vaniglia. Gli albumi dovranno risultare lucidi e ben montati. Usando un cucchiaino dividere la meringa tra gli stampini preparati, usandolo per pressare il composto con delicatezza in modo che raggiunga ogni angolo. Livellare la superficie e battere gentilmente gli stampini sul piano da cucina per eliminare eventuali bolle d’aria. Mettere gli stampini in una teglia e versare nella teglia dell’acqua bollente in modo che raggiunga circa metà altezza degli stampini stessi. Infornare e cuocere 12 minuti, tempo durante il quale i dolci si gonfieranno e coloriranno un poco ma si sgonfieranno appena li toglierete dal forno. Togliere gli stampini dal bagnomaria e far raffreddare i dolci completamente prima di sformarli invertendoli sui piatti da portata. Tostare le mandorle su fuoco basso e lasciare da parte. Per il caramello, mettere i 100 g di zucchero in un pentolino con 100 ml di acqua e farli bollire a fuoco alto. Dopo un po’ lo sciroppo comincerà a cambiare colore, e qui va guardato a vista (watch it like a hawk, come un falco!) e tolto dal fuoco quando ancora dorato e non troppo scuro, altrimenti risulterà amaro. Dopo un paio di minuti controllare la consistenza, se sarà troppo sodo per poter essere versato sui dolci basta aggiungere dell’acqua, un cucchiaio alla volta, fino alla giusta consistenza. Fare attenzione perchè il caramello schizzerà un poco all’aggiunta dell’acqua.
P R O M O S S A CON L O D E
NOTE MIE
Mi sono innamorata di questi pudding, di una semplicità imbarazzante, ma di sicuro effetto!
La cosa più difficile è sicuramente il caramello. L’ho rifatto due volte. Il segreto è non perdere la pazienza!
Il sale nella meringa in effetti chi lo usa più? Però, però, però…fate come fa Rebecca, mettetelo pure voi.
Se la vostra unica preoccupazione è come tirarli fuori dagli stampini, state calmi: vengono fuori da soli.
Io ne ho ottenuto uno in meno, cinque. Eppure ho usato esattamente le quantità indicate, riempendo gli stampini fino all’orlo.
Consigliati a fine cena, serviti freddi e accompagnati anche, semplicemente, con una mousse al cioccolato.
Da Baklava to Tarte Tatin di B. Laurence proviene questo Dolcino veloce veloce che ho realizzato con dei croissant senza glutine confezionati, alla ricerca di una ricetta che parlasse di Medio Oriente, e, come ultimamente mi succede, l’ho trovata nel repertorio dello Starbooks, precisamente qui. L’ho realizzata per il Redonedi Ottobre.
Nel nome, un piccolo mistero. Anzi due. La mamma di Ali (oum Ali) chi è?…
Sul pudding “egiziano” possiamo anche parlare, o almeno supporre. Ignoro la posizione dell’autore sull’argomento, però è assolutamente plausibile l’accostamento della parola pudding con l’aggettivo egiziano. O almeno così pare…nel senso che il britannico pudding pare sia stato importato dagli antichi Romani ai tempi delle grandi conquiste, tanto che il famoso butellum di cui parla Apicio altro non è che un pudding in versione salata.
Da Giulio Cesare a Cleopatra è un attimo, vero? Insomma, questa è una mia supposizione, ma ad ogni modo questa ricetta ha il suo perché😉!
Per 6-8 persone:
4 croissants vuoti, vecchi di 2 giorni (per me senza glutine)
50 g di pistacchi
50 g di uva sultanina
50 g di mandorle a lamelle + altre per guarnire
50 g di gherigli di noci
50 g di noce di cocco grattugiata
150 g di zucchero semolato
1/2 cucchiaino di cannella
50 g di latte in polvere
750 ml di latte
250 ml di panna 1 cucchiaio di acqua di rose (oppure di estratto di vaniglia)Sciroppo di rose
6-8 stampi da ramequin
Preriscaldare il forno a 200 °C in modalità statica.
Rompere i croissants con le mani in grossi pezzi e distribuirli tra gli stampi da ramequin.
In una ciotola mettere tutta la frutta secca e mescolarla con le mani; distribuirla uniformemente tra glii stampi da ramequin e mescolare ognuno di essi, perché si distribuisca uniformemente.
Mettere zucchero, cannella e latte in polvere in una pentola e scaldarli su fiamma media. Aggiungere il latte, la panna e l’acqua di rose (o l’estratto di vaniglia) mescolando. Portare a bollore mescolando continuamente, poi versare negli stampi da ramequin.
Far riposare 10 minuti per permettere ai croissant di assorbire bene il composto, poi infornare per 15-20 minuti, finché la superficie non abbia assunto un bel colore dorato.
Servire tiepidi.
NOTE
Non ho il libro di Laurence perciò ho seguito il lavoro come ha fatto Mapi. I lievitati senza glutine, però, hanno bisogno di più liquidi, ma a sorpresa il risultato è stato eccellente. Ho usato lo sciroppo di rose, perché non avevo l’acqua di rose e credo che sia stato quello a legare meglio, essendo anche più denso.
La farina di cocco in alcuni stampi è rimasta tale, non è stata “assorbita”.
E’ un dolce veloce e sorprendente, allo stesso tempo.
Avevo degli stampi da pudding in alluminio molto piccoli e ne ho provato uno, oltre ai ramequin in ceramica. Sono riuscita a sformarlo comodamente per un impiattamento più elegante (foto sotto).
Ho servito con dei ciuffi di panna montata.
Piaciuto tantissimo a tutti.
PROMOSSO
nota 2
Per l’origine del “pudding” leggete l’articolo di Alessandra Gennaro pubblicato su “A Tavola” n. 8 Agosto 2016. E’ illuminante.