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Avventure di una mamma blogger


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Zaalouk ovvero melanzane in vacanza

In principio non serviva a molto

La melanzana non godeva di una buona reputazione, lo dice la parola stessa. Ma anche per questo ortaggio può valere la teoria dell’anguria, teoria che, peraltro andrebbe applicata in molti campi, non solo quelli verdi.

Superato il test, la melanzana è entrata a buon diritto nelle cucine europee, anche nella mia, più locale. Oggi l’ho usata per questa “insalata”, lo Zaalouk di spezie, quasi una crema di melanzane insaporita da erbette e polveri che regalano un tocco orientale, che sembra di stare a Marrakech. Per caso ho detto vacanza? Non mi pare, ho scritto Marrakech, però, ora che ci penso, per una vacanza sempre a portata di mano si potrebbe applicare tutto l’anno la “Pomodoro Technique“, no tranquilli, non c’entra l’ortaggio, c’entra il genio italico con cui la tecnica è stata messa a punto ed il pomodoro è solo la forma del timer del suo inventore, che negli anni 80 proponeva un break intermittente di 5 minuti ogni 25 di lavoro, insomma

una vacanza diluita per ogni giorno della settimana, che poi potrebbe essere adattata alle proprie esigenze.

Da provare, vero?

Non prima di aver messo le melanzane ad arrostire, perché lo zaalouk non si prepara da solo, non ancora. Per tutto il resto c’è tutto il tempo del mondo.

Zaalouk di spezie

1 melanzana da 500 g

15 g di polpa di limone

10 olive nere denocciolate

paprika dolce qb

semi di cumino ql

1/2 spicchio d’aglio

foglie di menta

sale e pepe

  1. Arrostite le vostre melanzane (sulla brace sarebbe il modo migliore). Nel frattempo pelate il limone, prelevate due cubetti di polpa, tritate la menta e l’aglio, dopo averlo sbucciato, e sminuzzate le olive.

2. Quando le melanzane saranno pronte (e nel frattempo avrete fatto la vostra mezz’ora di vacanza) tagliatele per il lato lungo, sbucciatele e schiacciatele con una forchetta.

3. Aggiungete le spezie ed il resto degli ingredienti, mescolate e formate le porzioni con un coppapasta. Regolate di sale, condite con del buon olio extravergine di oliva e servite con del pane casereccio.

Non c’è nulla di più forte di quei due combattenti là: tempo e pazienza (L. Tolstoj)


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SPICY CHOCOLATE FRIANDS per il Redone di marzo

Come si sceglie una ricetta per il Redone?

Ho vinto tre volte e ancora non lo so.

Ma è un po’ come innamorarsi …

Ti prende di pancia,

ti fa girar la testa,

vai in fissa e alla fine ti butti!

E’ successo così con questi financier all’uvetta,

che chiameremo friands.

Lo stampo originale li faceva rassomigliare un po’ ai lingotti d’oro,

rettangolari come erano, da cui il nome,

a significare -forse- che si può esser ricchi

con molto meno di un lingotto!

Aggiungete questa canzone di Edith Piaf

mon manège a moi

e buon appetito!

SPICY CHOCOLATE FRIANDS da Lateral Cooking di Niki Segnit

 

Dosi per circa 10/12 tortini 

Traduzione a cura di Patrizia Malomo

Ingredienti
100 g di mandorle tritate
50 g di farina 00*
150 g di zucchero a velo setacciato
120 g di burro fuso
4 albumi a temperatura ambiente
75 g di cioccolato fondente al 70% grattugiato grossolanamente
25 g di uva passa
2,5 g di cannella in polvere (1 cucchiaino)
2,5 g di cacao amaro
2,5 g di pimento
2,5 g di zenzero
2,5 g di noce moscata appena grattugiata
1 g di sale
Scorze finemente grattugiate di 1 limone ed 1 arancia non trattati
2,5 ml di estratto di vaniglia (1 cucchiaino)
Brandy q.b.

Coprite l’uvetta con il brandy o rum (io ho usato Vecchia Romagna) e fatela ammollare per qualche ora o tutta la notte.

In una ciotola capiente mescolate le mandorle tritate, la farina, lo zucchero a velo, tutte le spezie ed il sale, le scorze grattugiate e l’estratto di vaniglia

In un’altra ciotola montate a neve gli albumi ed incorporateli nel mix di mandorle. Aggiungete il burro fuso e raffreddato, il cioccolato fondente e l’uva passa strizzata. Mescolate con cura.

Versate il composto in 10/12 stampini imburrati e fate cuocere a 180° per c.ca 15/20 minuti.

Quando i dolcetti si saranno raffreddati ricopriteli con una glassa fatta con 75 g di zucchero a velo e 10 ml di succo di limone. Decorate con scorzette miste.

 

*Per la mia versione gluten free ho utilizzato farina senza glutine!

Note mie

– Può sembrare un lavoro certosino, ma avendo cura di predisporre gli ingredienti necessari, basterà solo assemblarli e riempire gli stampi;

– Attenzione alle quantità! Ci sono molti ingredienti ma in piccole dosi. Pensate cosa potrebbe succedere spostando una virgola? Lo so, perché stavo per versare 25 g di cacao, ma, occhio, ne bastano 2,5!!!!

-Il resto, va da sè! Questo libro sarà mio!!Appena le finanze lo permetteranno 😉

La ricetta è PROMOSSA a pieni voti!

Con questa ricetta partecipo al Redone di Marzo 2020


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Di viaggi, dipinti e souvenir… Lampedusa on my mind.

Il mondo visto dai blogs appare come un grande mosaico in cui, a volte, i tasselli non si incastrano perfettamente…

Sono giorni e giorni e giorni che mi pongo la domanda: perchè pubblicare un post che mi ha dato tanto di quel filo da torcere, se poi non incontrerà il gusto del lettore “malcapitato” che dovrà sorbirselo?

Perciò tenete bene il mouse puntato sulla X pronti a chiudere la finestra di  questa realtà, che così virtuale non è.

A voi, buona lettura.

Se volete solo la ricetta, non dovrete che scorrere fino in fondo, guardando immagini di cui non apprezzerete il significato. Sarete in pochi.

A voi, buon appetito.

La prima notizia (non buona) è che l’edizione di O’SCIA’ 2013 non si farà. Mancano i fondi.
Neppure l’incontro a Lampedusa tra il  Papa e Claudio Baglioni, ideatore della manifestazione, è servito a sottolineare l’importanza di un evento  che si basa sulla consapevolezza che niente più dell’arte è in grado di avvicinare l’uomo all’uomo e aiutarlo a cogliere il senso, le ragioni, le istanze e il valore dell’esperienza e della presenza dell’altro.

La seconda notizia, invece, è raccapricciante: ancora migranti morti nella traversata del Mediterraneo a  Lampedusa…e questo genere di episodi è destinato a ripetersi…nell’indifferenza dei più.

Per questa umanità disperata a poco varrà i saluto degli isolani o’scià, che vuol dire letteralmente “mio respiro” come a poco è valso finora il buon fine di un progetto (musicale) che nasce per promuovere l’integrazione tra etnie, culture e fedi, attraverso l’incontro, lo scambio  e il dono reciproco di un inestimabile patrimonio di pensieri, parole, suoni, forme…

Quest’anno Lampedusa non ospiterà l’evento, ma continuerà ad essere terra di sbarchi. Probabilmente con la sospensione di O’SCIA’ si spegnerà un altro riflettore e ciò alimenterà altra indifferenza.

Questo post vuol essere una piccolissima fiaccola che rimarrà accesa sull’argomento, nell’attesa che si realizzi un senso di fratellanza e convivialità tra tutti gli uomini

Scriveva M.L. King:

<<Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli

e il mare come i pesci, ma dobbiamo imparare di nuovo

il semplice gesto di camminare sulla terra come fratelli>>

Ora vorrei proporvi l’immagine di un dipinto che mi ha affascinata a tal punto che ho voluto contattare l’artista, una pittrice ebrea, che lo ha realizzato, per chiederle una personale interpretazione, dopo che a me è parso opportuno associarlo a questo post.

Il titolo del dipinto è Il viaggio, ma la mostra che lo contiene si chiama Eretz, cioè Terra (dall’ebraico èrets).

Il viaggio, N. Blau

A me, appassionata di Ebraismo, trasmette l’adempimento di  una promessa

ogni viaggio –inteso anche come percorso interiore- dovrebbe portarci a destinazione.

Vi lascio gustare e interpretare l’immagine in santa pace e mi avvio verso la conclusione gastronomico-nutrizionale.

Una sottolineatura è d’obbligo: niente più del cibo parla meglio del viaggiare…un viaggio attraverso i secoli e i luoghi. Ci avete mai pensato? Non mi riferisco ai trasporti import/export ma alla reale storia del cibo, tramandata attraverso gli scambi culturali e gli incontri di etnie diverse…pensate alle spezie.

Oggi vi dirò come preparare le Falafel, antipasto arabo di tradizione ebraica a base di ceci e spezie, appunto. Questo piatto ha viaggiato per il mondo, al seguito del popolo ebraico. Potrete gustarlo anche a Milano o Torino, Londra e New York. Oppure prepararlo da voi.

FALAFEL

Questa  ricetta è il “souvenir” che una mia cara amica mi ha regalato di ritorno dal Medio Oriente…

Ingredienti:
– 400 grammi di ceci secchi
– 1 cipolla bianca
– 2 spicchi d’aglio
– 1 cucchiaino di cumino in polvere
– 1 cucchiaino di coriandolo in polvere
– 1 mazzo di prezzemolo
– 2 cucchiai di farina
– olio di semi per friggere

Procedimento:

Lasciate i ceci in ammollo per una notte, quindi sbucciateli e metteteli in un mixer. Aggiungete cipolla, aglio e prezzemolo finemente tritati, il cumino e il coriandolo. Frullate fino a quando otterrete un composto morbido ed omogeneo.

A questo punto aggiungete anche la farina.
Mentre l’olio arriva a temperatura, formate delle piccole polpettine, che friggerete fino alla doratura oppure in forno. Potreste anche schiacciarle, come queste nella foto.
Sgocciolate su carta gialla e servite subito calde.

falafel

Buon Appetito.

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Rileggo questo post scritto appena due mesi fa, oggi è il 6 ottobre 2013 e son due giorni che di nuovo non si parla d’altro…ma questa volta i morti a Lampedusa sono tanti, troppi.

Ho appena firmato questa petizione  su invito di David Sassoli che l’ha tweettata. Vi invito a fare lo stesso. E incrociamo le dita.

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Quindici Ottobre 2013 …ancora sbarchi….

Baci